Nelle scorse settimane in Lombardia è stato siglato fra le industrie del latte e gli allevatori l'accordo per fissare il prezzo del latte sino alla fine del 2018.
Come approfondito da AgroNotizie, agli allevatori è stato accordato un piccolo aumento, con incrementi progressivi sino a 38,5 centesimi al litro.

Un aumento che prende le mosse dall'andamento del latte spot, il cui prezzo segna ancora una volta spunti al rialzo.
Nella seduta del 12 novembre la Camera di Commercio di Lodi, punto di riferimento per il latte acquistato fuori contratto, segnava un aumento del 2,7% rispetto alla settimana precedente, raggiungendo il valore medio di 450 euro per tonnellata.

Aumenti sono segnalati da Assolatte (associazione che riunisce le industrie del settore) anche per il latte spot francese (415 euro/tonnellata) e per quello tedesco (440 euro/tonnellata).
Rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente il latte spot tedesco è cresciuto dell'8%, mentre quello italiano si è fermato ad un più 5%.

Si accorciano così le distanze (lo "spread", si potrebbe dire parafrasando il gergo finanziario) fra il latte italiano e quello tedesco, il che rende meno convenienti le importazioni.

Come anticipato da AgroNotizie nel commentare lo scorso mese l'andamento del settore lattiero, il mercato del latte spot è solo uno degli indicatori da prendere in esame.
Come per tutte le commodity agricole sono molti altri gli elementi da prendere in considerazione, allargando lo sguardo ai mercati mondiali.
 

I prezzi europei

Utile a questo scopo è la finestra sul mondo lattiero caseario che la Commissione europea mette a disposizione sul web.
L'ultima in ordine di tempo è dell'8 novembre. Vediamone gli aspetti più significativi.

Iniziamo dal prezzo medio del latte alla stalla nei paesi Ue, che si colloca in settembre a 34,8 euro per 100 kg, con un aumento del 3,7%.
In flessione, come si vede dalla tabella seguente, sono però il burro e il cheddar, formaggio preso a riferimento per valutare l'andamento di mercato. Aumentano invece il latte in polvere scremato e intero.

 
 

Burro e cheddar nel mondo

Gli altri mercati da prendere in esame sono poi quelli di Usa e Oceania, fra i principali protagonisti di questo settore, sia come produttori, sia come flussi di import/export.

La tabella dei prezzi dei prodotti lattieri (burro, polvere e cheddar) offre alcuni spunti di riflessione.
Si nota anche in questa occasione la distanza fra l'andamento delle quotazioni in Europa e negli altri paesi.

In particolare per il burro l'aumento dei prezzi in Oceania e la contemporanea riduzione nella Ue e negli Usa, accelera l'allineamento dei prezzi che già si era presentato nel mese precedente. La Ue continua tuttavia a spuntare prezzi più alti.

Altro elemento da prendere in considerazione riguarda la flessione del prezzo del latte in polvere scremato (Smp) in Oceania.
Resta alto il divario con il mercato europeo, ma al contempo si si sono assottigliate le differenze con il mercato statunitense.
 

 

I prezzi nel mondo

La tendenza all'allineamento dei prezzi sui più importanti mercati non si ferma ai prodotti trasformati, ma coinvolge anche la materia prima.
Lo mette ben in evidenza il grafico che segue che raffronta il prezzo nella Ue, negli Usa e in Nuova Zelanda.

Da notare come l'ampia forbice iniziale si sia replicata dopo il 2014, per poi riallinearsi dopo il 2015, periodo che coincide con la chiusura del regime delle quote latte in Europa. Evidente la discesa dello "spread" nella parte finale del grafico.
 

 

Energia e costi

Nell'esaminare l'andamento del mercato lattiero caseario non ci si può dimenticare del rapporto fra prezzi del petrolio e quelli del latte.

Il prezzo dell'energia ha infatti importanti riflessi sul costo delle materie prime e sul rapporto fra euro e dollaro.
Anche in questo caso le tabelle della Commissione europea ci vengono in aiuto per monitorare questo aspetto.
 


La produzione di latte

Infine l'esame sull'andamento della produzione di latte nella Ue, fondamentale per capire le tendenze del mercato.

Si conferma la tendenza all'aumento, che segna un più 1,5%.
Una lieve flessione rispetto alla rilevazione del mese scorso, quando segnava 1,7%.
Ma va tenuto conto che il periodo preso in esame comprende questa volta il mese di agosto.
Il calo sembra dunque in linea con la normale flessione produttiva del periodo più caldo dell'anno.
 

Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri del latte" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.
Le fonti non mancano e AgroNotizie le raccoglie per dare ai lettori gli strumenti per orientarsi.