"Il cinghiale è uno dei principali serbatoi di sopravvivenza del virus della peste suina africana e la presenza di un elevato numero di cinghiali in Italia non può lasciarci tranquilli. Per di più non è vano ricordare che tutte le grandi "pestilenze" del passato sono giunte da est".

E' quanto scriveva oltre un anno fa AgroNotizie.
E qualche mese dopo un lungo articolo descriveva come questa malattia si manifesta e come si diffonde, concludendo che "sconfiggere la peste suina africana richiede una stretta collaborazione fra servizi veterinari e allevatori".
 

Minacce da est

Collaborazione che ha dato buoni frutti nella eradicazione del virus dalla Sardegna, dove la patologia è presente da tanti, troppi anni.

Ma ora le minacce arrivano da Est e ancora una volta Agronotizie ha lanciato l'allarme, nel maggio di questo anno.
Intanto la peste suina africana ha continuato la sua avanzata, arrivando in Bulgaria, Romania, Ucraina, Lituania, Repubblica Ceca, Moldavia e anche in Belgio, tutti episodi segnalati a inizio settembre da AgroNotizie, e ora il virus minaccia seriamente i nostri allevamenti.


Danni incalcolabili

Se il virus dovesse varcare i confini nazionali le conseguenze per la filiera suina sarebbero incalcolabili, coinvolgendo allevamenti e industrie di trasformazione, e metterebbe fuori gioco per mesi un settore che vale miliardi di euro e che dà lavoro a migliaia di persone.

Per questo sarebbe necessario un controllo della diffusione dei cinghiali selvatici, almeno nelle aree a maggior densità suinicola.


Allarme raccolto (finalmente)

C'è voluto oltre un anno dal primo allarme lanciato da Agronotizie, ma ora, finalmente, qualcosa si sta muovendo.
E' di questi giorni la presa di coscienza del problema da parte del dicastero Agricolo, con una dichiarazione del ministro Gian Marco Centinaio che rispondendo al "Question Time" in Parlamento ha fra l'altro affermato: "In ragione della rilevanza del comparto produttivo interessato e delle disgraziate incidenze che una malaugurata evoluzione di una siffatta patologia potrebbe comportare a danno della Nazione e dei produttori, ho innalzato con il mio Ministero il livello di attenzione su questa emergenza".

"La diffusione della malattia è favorita dal contatto tra popolazioni domestiche e selvatiche o da trasmissioni indirette, dovute al cosiddetto "fattore umano", che si realizzano mediante spostamenti di materiale infetto. A fronte di tale situazione - peraltro in costante evoluzione - il ministero della Salute ha immediatamente allertato le autorità sanitarie territoriali e ha disposto il rafforzamento della sorveglianza passiva, raccomandando di sottoporre a controllo per Peste suina africana ogni carcassa di cinghiale rinvenuta in natura e di aumentare le misure di biosicurezza negli allevamenti".

"Ritengo che particolare importanza e attenzione debba essere profusa nei controlli transfrontalieri di eventuali carni e prodotti a base di carne di suino e cinghiale non autorizzate (cioè fuori dai circuiti della filiera) e, per quanto possibile, al monitoraggio circa lo spostamento di gruppi di animali selvatici attraverso le frontiere nazionali".


Controllo dei selvatici

Il ministro Centinaio ha poi concluso affermando che "eventuali 'abbattimenti programmati' potrebbero rappresentare, in effetti, un contenimento più efficace del cinghiale e un'ulteriore prevenzione contro la peste suina africana, tenendo conto che i danni causati da cinghiali al settore agricolo rappresentano comunque un'emergenza da tempo e, sicuramente, da molto prima della scoperta di focolai di Peste suina africana in Belgio".

Insomma, meglio tardi che mai.