L'efficienza alimentare può essere definita come la quantità di latte prodotto da un chilo di sostanza secca. In passato il focus era incentrato sull'aumento dell'ingestione, visto che una bovina che mangia di più tende a produrre più latte. Oggigiorno, in uno scenario in cui il prezzo del latte tende localmente a diminuire risentendo delle oscillazioni del mercato globale, mentre i costi alimentari rimangono spesso elevati, diventa importante ottimizzare la quantità di latte prodotto per ogni "boccata" di alimento.
Insomma gli sprechi o detta in modo diverso, la scarsa efficienza, non sono più tollerati se si vuole fare reddito in stalla. Va inoltre considerato che alla fine non è importante quanto latte si produca in senso assoluto, ma quanto rimanga nel portafogli a fine anno.

Scarica la rivista Allevatori Top

L'efficienza alimentare è pertanto legata all'ottimizzazione delle risorse, degli investimenti e dell'efficienza appunto.

Legata al concetto di efficienza si trova anche l'idea di una produzione più "verde", in quanto l'ottimizzazione del rapporto latte prodotto per chilo di sostanza secca ingerita porta anche ad una diminuzione delle produzione di reflui, al risparmio di risorse a livello globale (acqua in primis) e ad una minore emissione di metano.
 

Costi e strumenti

Ben compresa l'importanza di tale concetto, verrebbe da chiedersi quali siano i costi.

La risposta è semplice, meno di quello che si possa immaginare poiché parlare di efficienza non significa parlare di investire in costosi additivi o sofisticati macchinari, quanto piuttosto di recuperare il buon senso e magari di affidarsi a tecnici in grado di dare consigli mirati. In tale contesto cercare di aumentare l'efficienza potrebbe avere sicuramente un costo, che potrebbe però ricadere facilmente nella categoria degli investimenti piuttosto che in quella delle spese.

In Tabella 1 è riportato un esempio di come l'aumento dell'efficienza possa portare ad un aumento dei profitti. È evidente che il punto chiave non è la produzione, ma l'ingestione. In generale una bovina che abbia un'efficienza di 1,5 significa che per ogni chilo di sostanza secca è in grado di ripagarci con 1,5 litri di latte. Questo tuttavia non è vero in assoluto poiché man mano che l'ingestione aumenta, l'efficienza tende a diminuire a causa dell'aumento del transito.
Inoltre si dovrà fare attenzione anche al tipo di razione, al fine di non sbilanciare il rumine e la sua funzionalità.

Tabella efficienza alimentare e profitti aziendali
Tabella 1: Efficienza alimentare e profitti aziendali

Assolutamente da evitare l'idea di aumentare l'efficienza diminuendo la quantità di alimento. Vacche affamate e con fabbisogni non coperti diventeranno in breve tempo vacche malate oltre che animali poco produttivi e dotati di scarsa fertilità.

Di seguito sono invece indicati, come spunto di riflessione, alcuni suggerimenti semplici, ma ad elevato ritorno sull'investimento, atti ad aumentare l'efficienza alimentare.
 

Migliorare la fertilità

Animali con un numero di giorni di lattazione più basso sono animali molto più efficienti perché sono in grado, proprio grazie al loro assetto ormonale direzionato verso la produzione di latte, di dirigere molte più risorse ed energia verso la produzione a scapito di accrescimento e recupero di massa corporea.

Diminuire i giorni aperti permette pertanto di "ripercorrere" a ritroso la curva di lattazione verso il picco, arrivando ad aumentare sia la produzione di latte che l'efficienza media della stalla. Se consideriamo gli animali di secondo parto, questi tendono ad avere una efficienza alimentare che oscilla tra 1,6 ed 1,8 quando i giorni di lattazione sono meno di 90, mentre superati i 200 l'efficienza è di 1,3-1,5.
 

Attenzione alle primipare

Aumentare le primipare nella propria mandria potrebbe non essere un elemento positivo. Le primipare, oltre a rappresentare un costo non ancora pagato, hanno una produzione più bassa, ma anche un'efficienza alimentare inferiore rispetto alle pluripare. I giovani animali in lattazione hanno infatti la necessità di ultimare la crescita somatica che avverrà soprattutto durante le fasi intermedie e finali della lattazione. Stalle con tassi di rimonta molto elevata non sono soltanto aziende con problemi di longevità, ma anche con minore efficienza alimentare.

Le primipare hanno un’efficienza alimentare inferiore rispetto alle pluripare
Le primipare hanno un'efficienza alimentare inferiore rispetto alle pluripare
 

Foraggi a tutta digeribilità

La digeribilità dei foraggi è la chiave di una buona efficienza, poiché ridurre al minimo il volume di ingombro permette di lasciare uno spazio maggiore ai nutrienti. È noto come ogni punto percentuale di aumento di digeribilità dell'NDF (uno dei parametri per misurare la qualità dei foraggi ed il tenore in fibra) si traduca in 0,25 litri di latte e questo a parità di ingestione. È stato riportato nel Journal of Dairy Science che all'aumentare del tenore in NDF l'efficienza alimentare tende a diminuire da 1,8 ad 1,4.

La digeribilità dei foraggi è la chiave di una buona efficienza alimentare
La digeribilità dei foraggi è la chiave di una buona efficienza alimentare
 

Qualità prima di tutto

Nutrizionisti e tecnici sanno come peggiore è la qualità e lo stato di conservazione degli alimenti, minore è l'efficienza alimentare. Tale effetto è riconducibile direttamente alla minore efficienza ruminale. Studi di alcuni anni or sono ma ancora del tutto attuali (Whitlow, 2000) mostrano come l'introduzione di quantità crescenti di insilato avariato determini una diminuzione della digeribilità dell'NDF di tutta la razione e potenzialmente un drastico calo del grasso nel latte.
 

Acidosi sub acuta, nemico silente

La tendenza a fornire razioni tendenzialmente acidogene a fronte di un aumento della produzione di latte non deve prevalere sul target della salute ruminale e dell'equilibrio della microflora. Nei casi nei quali si perda tale equilibrio, l'efficienza ruminale e la digeribilità dell'alimento sarà ridotta. Ne conseguiranno efficienze alimentari ridotte.
 

Additivi strategici

Qualora gli additivi servano a mantenere un buon equilibrio ruminale, a controllare il pH e ad irrobustire la flora microbica, questi daranno sicuramente un contributo verso l'alto all'efficienza alimentare. Sono pertanto benvenuti i tamponi, i probiotici e gli stimolatori ruminali. Anche gli additivi che agiscono contro i fattori antinutrizionali (quali le micotossine) o che aiutino la preservazione dei foraggi (inoculi) svolgono un'azione positiva in tale senso.

Scarica la rivista Allevatori Top
 
di Andrea Roberti