In un momento in cui espressioni come "uso prudente dell'antibiotico" e "asciutta selettiva" sono divenute di uso quotidiano nelle nostre aziende agricole, e in cui molte pratiche gestionali sono messe in discussione, è confortante che qualcuno cerchi di fare il punto su come asciugare correttamente una vacca da latte.

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Lo ha fatto alcune settimane fa la Boehringer Ingelheim Animal Health Italia, in occasione del lancio del suo nuovo sigillante interno dei capezzoli (primo lancio in assoluto della "nuova" Boehringer).
E lo ha fatto innanzitutto per voce di Thomas Manske, medico veterinario svedese e responsabile tecnico di prodotto, che ha ripercorso i motivi per cui, oggi più che mai, alla messa in asciutta sia necessario applicare un buon sigillante interno.

In sintesi:
  • le mastiti cliniche e subcliniche che si manifestano a inizio lattazione si sviluppano a seguito di infezioni contratte attraverso il capezzolo durante l'asciutta. Per difendersi da queste infezioni, la bovina produce il tappo di cheratina, che tuttavia si completa in tempi variabili da bovina a bovina. Nel 47% delle vacche il tappo di cheratina non è rinvenibile a una settimana dalla messa in asciutta, nel 23% non è osservabile a sei settimane dalla messa in asciutta, e in una su venti non si forma nemmeno dopo sessanta giorni di asciutta;
  • l'impiego alla messa in asciutta di un buon sigillante interno combinato con un antibiotico intramammario, protegge la mammella dalle infezioni mammarie per l'intera durata dell'asciutta e fino a quasi un mese dopo il parto, nonché potenzia l'effetto dell'antibiotico (tasso di nuove infezioni più basso e tasso di cura più elevato);
  • l'impiego alla messa in asciutta del solo antibiotico, utilizzato sistematicamente (a tappeto), non è protettivo nei confronti di tutti i patogeni e per l'intera durata dell'asciutta (a fine asciutta non impedisce il manifestarsi di nuove infezioni), mentre al contrario l'impiego alla messa in asciutta del solo sigillante interno protegge le bovine contro tutti i patogeni e per l'intera durata dell'asciutta.
    Una recente ricerca canadese dimostra infine che qualora il sigillante non venga ritrovato al momento del parto, la mammella viene comunque protetta. Non è però il "proiettile magico": l'applicazione del sigillante, quando realizzata in modo igienicamente scorretto, può addirittura favorire le infezioni mammarie; in condizioni igieniche carenti, inoltre, il sigillante interno non è in grado, da solo, di risolvere i problemi gestionali.

Alla luce di queste evidenze scientifiche, un gruppo di esperti internazionali ha recentemente consigliato:
  • l'impiego a tappeto, su tutte le vacche e in tutti gli allevamenti, del sigillante interno alla messa in asciutta;
  • l'impiego alla messa in asciutta dell'antibiotico intramammario, che nelle aziende a basso rischio va somministrato ai soli animali infetti ("asciutta selettiva"), mentre nelle aziende ad alto rischio va realizzato a tappeto;
  • la formazione del personale alla somministrazione del sigillante e dell'antibiotico intramammario.

Thomas Manske, responsabile tecnico internazionale del nuovo sigillante, ha tra l’altro ricordato come in una vacca su due il tappo di cheratina non sia rinvenibile a una settimana dalla messa in asciutta, in una vacca su quattro non si trovi a sei settimane, e in una su venti non si formi nemmeno a fine asciutta
Thomas Manske, responsabile tecnico internazionale del nuovo sigillante, ha tra l'altro ricordato come in una vacca su due il tappo di cheratina non sia rinvenibile a una settimana dalla messa in asciutta, in una vacca su quattro non si trovi a sei settimane, e in una su venti non si formi nemmeno a fine asciutta


Punti di forza

È quindi toccato a Nicola Morandi del Servizio tecnico ruminanti Italia esporre le peculiarità e i punti di forza del nuovo sigillante di Boehringer Ingelheim, che è registrato come farmaco ed è dunque soggetto a prescrizione medico-veterinaria.

Secondo Nicola Morandi del Servizio tecnico ruminanti Italia, il nuovo sigillante potrà essere applicato facilmente e in modo corretto dagli addetti alla messa in asciutta
Secondo Nicola Morandi del Servizio tecnico ruminanti Italia, il nuovo sigillante potrà essere applicato facilmente e in modo corretto dagli addetti alla messa in asciutta

Il prodotto è costituito da una pasta viscosa, il cui principio attivo è il subnitrato di bismuto pesante; ciò lo rende insolubile nel latte, non irritante per il capezzolo e quasi del tutto inerte.
Il materiale sigillante è contenuto all'interno di tubi-siringa monouso, che presentano due particolarità: innanzitutto la loro punta è corta e sottile, e questo impedisce l'eccessiva dilatazione del canale del capezzolo nonché la penetrazione oltre il necessario della siringa all'interno del capezzolo. Non si verifica, dunque, il trascinamento di sporcizia e batteri all'interno dell'organo. In secondo luogo, ad erogazione completata lo stantuffo del tubo siringa non arriva a fine corsa, e questo non stanca le dita dell'operatore, che può così occuparsi della messa in asciutta di numerose vacche senza cali di attenzione.

Naturalmente il sigillante va applicato correttamente, secondo le modalità studiate e rese disponibili dalla stessa casa produttrice (potete chiedere al vostro veterinario, che potrà condividere con voi anche un apposito video). Tra i punti clou di una corretta modalità di applicazione vi sono comunque: l'impiego di guanti usa e getta; il passaggio sui capezzoli, a cominciare da quello più lontano dall'operatore, di una salvietta disinfettante (in questo modo l'avambraccio sporco non tocca il capezzolo già pulito); la mano che non impugna il tubo-siringa deve stringere la base del capezzolo, in modo tale che il sigillante si concentri nel capezzolo e non vada in mammella; l'erogazione del sigillante va fatta a partire dal capezzolo più vicino (in modo tale che l'unico rischio sia sporcare con l'avambraccio un capezzolo già pulito e sigillato); è bene rilasciare l'ultima parte del prodotto mentre si estroflette il tubo-siringa.

Detto così può sembrare complicato, ma in realtà non è mai stato così facile proteggere le bovine dalle infezioni mammarie.

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a cura della redazione