Divoratori di acqua, consumatori di energie e grandi produttori di metano e altri gas serra, avvelenatori di terre e corsi d'acqua, insomma uno straordinario pericolo per l'ambiente.

Di questo e altro sono imputati gli allevamenti intensivi di bovini.
C'è così chi sostiene che per produrre un litro di latte o un chilo di carne si sprecano migliaia di litri di acqua, mentre deiezioni e liquami inquinano corsi d'acqua e falde freatiche e le emissioni di metano mettono a rischio l'ozonosfera.
 

Alla ricerca della realtà

Ma come stanno realmente le cose? Per rispondere a questa impegnativa domanda il Crpa (Centro ricerche produzioni animali di Reggio Emilia), nell'ambito dei progetti Goi (gruppi operativi per l'innovazione, sostenuti dalla Regione Emilia Romagna) ha avuto un'idea brillante.

Utilizzare per gli allevamenti concetti analoghi a quelli per calcolare il bilancio metabolico di un uomo o di un animale.
Solo che in questo caso non si tratta di un semplice organismo vivente, ma di tutta la stalla, con entrate (le risorse necessarie alla produzione) e uscite (prodotti e sottoprodotti).

Come funziona questo "Modello metabolico" lo ha spiegato Stefano Pignedoli del Crpa in alcuni incontri tecnici e proponendone una sintesi presentata a una recente conferenza stampa.
 

Il progetto

Partiamo dagli obiettivi che il "Modello" si propone, cioè la verifica della redditività e della sostenibilità ambientale degli allevamenti di bovine da latte.

Per la sperimentazione sono state prese in esame tre stalle dello stesso comprensorio, quello del latte destinato a Parmigiano Reggiano, diverse per tipologia (stabulazione fissa e libera), dimensioni (da 113 a 436 capi frisoni) e collocazione (due nel piano e una in prima collina).
 

Entrate e uscite

Scelte le aziende si è passati alla parte "pratica", con la misurazione di tutti i fattori della produzione in entrata.

Fra questi non solo materie prime per l'alimentazione, ma anche le risorse energetiche e idriche, da quelle necessarie direttamente in stalla, a quelle consumate per la produzione dei foraggi o per il trasporto degli alimenti dal luogo di produzione. Senza trascurare le risorse utilizzate per la produzione di sementi o di agrofarmaci.

In pratica si è entrati nel dettaglio di ogni consumo, dal carburante per i mezzi agricoli e i trasporti, alle sementi o i fertilizzanti utilizzati nelle colture.

In particolare i consumi di acqua sono stati suddivisi nelle tre categorie d'uso comune, quella "blu" (prelievo di acque superficiali e sotterranee), quella "verde" (acqua piovana) e quella "grigia" (acqua inquinata).

Dopo aver conteggiato i fattori di produzione in entrata e il loro impatto ambientale, si è passati alla valutazione dei risultati economici realizzati nelle tre aziende prese in esame.
Per questo calcolo si è utilizzato il software "Milk Money", un servizio online del Crpa che mettendo in relazione costi e ricavi consente di valutare la redditività aziendale.
 

'Indice' di sostenibilità

Avuti a disposizione i dati sulle produzioni e quelli sui consumi, è stato possibile passare alla messa a punto di un indice di sostenibilità ambientale ed economica.

Ad ogni impatto (emissioni, consumo di acqua e di energia) si è attribuito un costo economico necessario a compensarne gli effetti sull'ambiente.

In pratica, ha ricordato Stefano Pignedoli per semplificare il concetto, è come se per riparare le emissioni di carbonio prodotte dall'allevamento, si provvedesse ad acquistare una superficie a bosco di dimensioni tali da azzerarne gli effetti.
 

I risultati del "Modello metabolico" messo a punto dal Crpa di Reggio Emilia – Fonte Stefano Pignedoli, Crpa


Un parametro attendibile

L'indicatore che si ottiene (battezzato Ime, indicatore metabolico economico) non è espressione di giudizio ambientale sull'allevamento, ma offre un parametro attendibile per valutare il grado di sostenibilità dell'impresa zootecnica.

Due delle tre aziende sottoposte al test hanno ottenuto un risultato positivo. Certo, si può fare di meglio, sia in quelle che hanno ottenuto la "patente" di sostenibilità, sia soprattutto in quella meno efficiente.
 

I suggerimenti

I miglioramenti possibili riguardano l'istallazione di pannelli fotovoltaici o la produzione di biogas per migliorare il bilancio energetico.

Miglioramenti sono possibili anche con semplici accorgimenti, come la sostituzione dei sistemi di illuminazione con le più moderne tecnologie a led.

Più complesso il risparmio di energia modificando la motorizzazione delle macchine agricole per impiegare elettricità o altre fonti come l'idrogeno.

Anche l'irrigazione delle colture offre margini di miglioramento ottimizzando l'utilizzo dell'acqua.
 

Stalle 'promosse'

Il campione utilizzato, con soli tre allevamenti monitorati, andrà ampliato, ma già da queste prime anticipazioni gli allevamenti escono con buoni voti, che sembrano confutare le tesi più catastrofiste, quando la zootecnia intensiva viene annoverata fra le principali minacce all'ambiente del nostro pianeta.