Adesso è il turno dell'Associazione regionale allevatori della Sardegna (Aras), entrata in difficoltà e ora commissariata.
Espressione locale dell'Associazione italiana allevatori (Aia), per i dipendenti di Aras si affaccia il rischio del licenziamento, mentre scioperi e proteste bloccano le attività con pesanti ripercussioni anche per gli allevatori.

Sullo sfondo di questa situazione, che ha radici lontane, le contrapposizioni fra le diverse sigle sindacali.
Da una parte Coldiretti, saldamente alla plancia di comando di Aia, e dall'altra Confagricoltura, Cia e Copagri che lamentano la loro esclusione dalla guida di Aras.
 

Chiusure e commissariamenti

I problemi delle associazioni territoriali degli allevatori, tutte nell'orbita di Aia, non si fermano alla Sardegna. In Sicilia la locale Ara, dopo un commissariamento di molti anni, è minacciata dal fallimento, come da tempo anticipato da AgroNotizie.

Commissariamento decennale anche per l'associazione della Campania.
Nel Lazio le attività procedono a stento e nelle Marche, dopo la chiusura nel 2016 della locale associazione, i servizi rivolti agli allevatori sono stati acquisiti da Aia.

La mappa delle associazioni chiuse o commissariate continua con il Veneto, mentre in Lombardia, dopo la chiusura dell'associazione provinciale di Lodi e Milano, continua a far discutere il commissariamento dell'Apa di Cremona, forse la più importante fra le espressioni locali, punto di riferimento per il mondo del latte.
 

Poche risorse

Un “terremoto” iniziato anni fa, con il progressivo ridursi dei contributi pubblici per la selezione e la tenuta dei Libri Genealogici, sostegni solo in parte sostituiti da fondi regionali e dalle risorse comunitarie destinate ai programmi di sostegno alla biodiversità.

Fondi comunque insufficienti a garantire il funzionamento di Aia come la si conosceva in passato, poderosa macchina con un forte radicamento territoriale.

Nemmeno le profonde trasformazioni che hanno portato alla chiusura di molte realtà locali e al ridimensionamento di quelle rimaste, hanno risolto il problema delle carenti risorse economiche.
 

Cambiamenti in vista

I regolamenti comunitari che impongono una liberalizzazione delle attività di selezione rischiano poi di complicare ulteriormente una situazione già difficile per il sistema allevatori italiano.

Si tratta del regolamento 1012/2016 che già AgroNotizie ha avuto occasione di approfondire.
Prende le mosse da questo regolamento il decreto legislativo sulla disciplina della riproduzione animale e sul miglioramento genetico, presentato in questi giorni alla Conferenza Stato Regioni, dove gli assessori all'Agricoltura hanno apportato numerose modifiche, che ne condizionano l'approvazione.
 

Mancata liberalizzazione

Non tutti i pareri sono tuttavia concordi e il testo, pur con le modifiche richieste, presenta ancora alcune criticità.

In particolare si lamenta la mancata liberalizzazione dei servizi di raccolta dati, che rimarrebbero in capo alle associazioni già operanti e dunque alla stessa Aia.
Viene così a mancare un requisito previsto dalle norme comunitarie, la cui finalità è appunto quella di evitare situazioni di monopolio nella gestione delle attività riproduttive e selettive.
 

Tempi lunghi

Con queste premesse è difficile che il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, specie ora, possa prendersi la responsabilità della definitiva approvazione del decreto.

Toccherà al nuovo Governo riprendere le fila del discorso e con le incertezze politiche scaturite dal responso delle urne, l'attesa potrebbe essere lunga.

Intanto il sistema allevatori, al centro delle dispute fra i sindacati agricoli, continua a perdere pezzi.