Dal Consiglio dei ministri, informa una nota del ministero delle Politiche agricole (Mipaaf), arriva il via libera alla riorganizzazione del settore zootecnico.

Obiettivo, rafforzare la zootecnia italiana con un occhio attento al miglioramento genetico "attività cardinale - si legge nel documento - del sistema allevatori del nostro Paese". Evviva. Ma come si è arrivati a questa decisione?


Le tappe

Occorre fare un passo indietro, al 1944 quando prendeva corpo l'attività di Aia, l'associazione italiana allevatori.
Grazie all'illuminata attività di chi l'ha guidata nei primi decenni, la zootecnia italiana è arrivata a primeggiare in campo internazionale per l'eccellenza della sua genetica, in particolare per i bovini da latte e da carne e anche in campo suinicolo.

Per arrivare a questo risultato era stata messa a punto una "macchina" poderosa, con una diffusa presenza territoriale attraverso le Apa (associazioni provinciali allevatori) e le Ara (Associazioni regionali allevatori), cui si aggiungevano le associazioni dedicate ad ogni singola specie, come i suini (Anas), i conigli (Anci), gli ovini (Assonapa) e via elencando.

A "governare" questa complessa struttura figure di spicco della nostra zootecnia, espresse da tutte le organizzazioni agricole. Uno dei pochi esempi di intelligente unità sindacale in campo agricolo.
 

La riorganizzazione

I risultati c'erano, ma i costi erano elevati, sostenuti sino al 2010 dallo Stato, giustificati dalla gestione dei Libri Genealogici, affidata ad Aia.

Poi, complice la crisi, queste coperture sono diminuite e il contributo chiesto agli allevatori per i servizi resi non sono bastati a rimettere in sesto i conti dell'associazione.

Da lì è iniziato un lungo e difficile percorso di riorganizzazione, con la chiusura di alcune Apa, il ridimensionamento delle sedi regionali e delle associazioni di specie. Con costi pesanti sul piano sociale e umano, del quale più volte AgroNotizie ha dato conto.
 

Troppe divisioni

Complice forse le difficoltà economiche di Aia, andavano nel frattempo acuendosi le divisioni fra le organizzazioni agricole che sino a quel momento avevano portato Aia a raggiungere i risultati che tutti conoscono.

La rappresentanza di Coldiretti ai vertici di Aia ha preso sempre più consistenza, mentre scemava quello di Confagricoltura e di Cia.
Un processo avvenuto lentamente e nel rispetto delle regole, ma che ha scavato un solco sempre più profondo fra le diverse "anime" del mondo agricolo.

A farne le spese l'intero "sistema allevatori", strattonato ora da una parte ora dall'altra. Emblematico il caso dell'Apa di Cremona, commissariata da mesi e sulla quale si riverberano le tensioni dei sindacati agricoli.
 

Ora si cambia

Per il momento non resta che prendere atto di quanto afferma il documento del Mipaaf nel quale si dice che il "provvedimento legislativo garantirà infatti un adeguamento delle normative alla disciplina comunitaria, la specializzazione e liberalizzazione dei servizi legati al miglioramento genetico animale, la semplificazione ed ottimizzazione dei modelli organizzativi e la riorganizzazione e valorizzazione delle banche dati e delle informazioni raccolte negli allevamenti zootecnici italiani".
 

La "traduzione"

Tentando una traduzione dal "politichese", si potrebbe leggere che per il miglioramento genetico non ci sarà più la copertura dello Stato (già Bruxelles aveva messo in discussione questi finanziamenti).

La selezione sarà "liberalizzata" e dunque gli allevatori dovranno "pagarsela", ma scegliendo fra più soggetti (privati?, associazioni?).

Altre Apa e Ara cederanno il passo alla "semplificazione dei modelli organizzativi". Qualche speranza di recuperare risorse pubbliche la si può intuire dalla "valorizzazione delle banche dati".
Chi le gestirà potrà battere cassa e immaginiamo già la corsa in atto.

Funzionerà il tutto? Vedremo. Intanto ecco di seguito le "novità" che il provvedimento legislativo promette, così come le elenca il documento diffuso dal Mipaaf.
 

Le novità

1. Il riconoscimento degli "Enti selezionatori" quali soggetti deputati alla realizzazione e gestione di programmi genetici se in possesso di determinati requisiti;

2. il riconoscimento del principio per il quale la gestione dei libri genealogici e dei registri anagrafici è un necessario strumento della conservazione della biodiversità animale e della valorizzazione delle razze autoctone;

3. il riconoscimento del principio per il quale l'iscrizione ai libri genealogici e ai registri anagrafici costituisce elemento fondamentale per l'individuazione della razza e per la certificazione d'origine;

4. la specializzazione delle attività e della separatezza (sic! NdR) delle funzioni tra la raccolta dati zootecnici nelle aziende e loro elaborazione ai fini della selezione da parte degli Enti selezionatori;

5. il riordino del sistema di raccolta e gestione dei dati in allevamento, con particolare riguardo agli aspetti legati alla unicità e multifunzionalità del dato raccolto e alle modalità di accesso da parte di terzi, oltreché all'utilizzazione del dato ai fini della consulenza;

6. la costituzione di una Banca dati unica zootecnica a livello nazionale e la definizione da parte del Mipaaf delle modalità di accesso ai relativi dati;

7. la costituzione di un Comitato nazionale zootecnico (Cnz), con compiti di regolazione, standardizzazione e di indirizzo dell'attività di raccolta dati negli allevamenti e di programmazione della politica di settore.