I medici raccomandano una dieta ricca di pesce, un alimento in cui c'è abbondanza di acidi grassi Omega3, sostanza che fa bene al nostro organismo, soprattutto al sistema cardiocircolatorio. Per chi non ama il pesce un'alternativa sono gli integratori alimentari, ma anche un bicchiere di latte potrebbe essere la soluzione.

Una ricerca del Crea ha dimostrato come modificando la dieta unifeed delle vacche, integrandola con semi di lino, sia possibile raddoppiare la presenza di Omega3 nel latte. "Questa modifica alla dieta degli animali porta ad un cambiamento della composizione del grasso del latte che diventa più salutare per il consumatore", spiega ad AgroNotizie Giovanna Contarini, ricercatrice del Centro di ricerca zootecnia e acquacoltura del Crea, a Lodi.

"Se nel latte prodotto da una vacca in alimentazione tradizionale la quota di Omega3 è pari allo 0,3-0,4% degli acidi grassi presenti, la stessa alimentazione integrata con semi di lino porta la quota fino all'1,2%", spiega Giovanna Contarini.
"L'acido linoleico contenuto nei semi in parte viene metabolizzato dall'animale, ma in parte finisce nel latte. Il fabbisogno giornaliero di acidi grassi Omega3 non può essere soddisfatto interamente con l'assunzione di latte e burro, ma contribuisce ad aumentare la quota giornaliera raccomandata".

Gli Omega3 sono acidi grassi e come tali si concentrano nel burro una volta che il latte viene lavorato. E' già in commercio un burro ottenuto da panna di affioramento contenente circa un grammo di Omega3 su cento grammi di prodotto. Ma a causa della legislazione attuale non è possibile scrivere sull'etichetta 'Fonte di Omega 3".

Certo, integrare la razione dei bovini con i semi di lino ha un costo, che diventa sostenibile però se ci si vuole differenziare sul mercato. Per il settore lattiero-caseario è di sicuro interessante offrire al consumatore un prodotto salutistico. E infatti già oggi esiste sul mercato un latte arricchito di Omega3. 'Arricchito', questa è la parola fondamentale. Perché il latte oggi in commercio ha ridotta percentuale di grassi, eliminati con la parziale scrematura, e gli Omega3 vengono aggiunti in un secondo momento attraverso degli oli di pesce. Mentre nel latte prodotto dalle vacche alimentate con semi di lino gli Omega3 sono presenti in maniera naturale. Il problema semmai è che la loro concentrazione è troppo bassa per poter essere indicata in etichetta.

"Una opzione interessante riguarda il formaggio", spiega Giovanna Contarini. "Il disciplinare del Parmigiano Reggiano non permette nessuna aggiunta al latte, dunque l'unico modo per ottenere un formaggio ricco di questi acidi grassi è per via indiretta attraverso l'alimentazione delle bovine. Il disciplinare di produzione prevede infatti anche i semi di lino tra i mangimi autorizzati. In questo modo il formaggio prodotto con il latte delle vacche alimentate con i semi sarebbe più ricco di Omega3".
E sul mercato potrebbe spuntare un prezzo maggiore, con un ritorno anche per gli allevatori.