Dal primo gennaio entra in vigore il Regolamento Ue 2283/2015 sui novel food che mette fine al divieto di allevare e commercializzare insetti a fini alimentari in Europa. Questo vuol dire che con l'anno nuovo sugli scaffali troveremo cavallette candite, mosche affumicate e bruchi fritti? Assolutamente no, perché l'iter autorizzativo è ancora lungo.

Sono due i fronti che si stanno muovendo. A livello europeo dal primo gennaio sarà possibile per gli operatori fare domanda di autorizzazione e di inserimento in uno speciale registro che sarà creato ad hoc. Ogni azienda che vuole allevare e commercializzare insetti dovrà presentare un corposo dossier che deve contenere dati sul tipo di insetto che si vuole allevare, su come viene lavorato e commercializzato. Anche partendo il primo gennaio ci vorranno alcuni mesi prima che gli operatori ottengano il via libera.

Ma c'è anche il fronte italiano. Perché il Governo deve decidere come regolamentare il settore a livello nazionale. Come devono essere fatti gli allevamenti? Quali requisiti igienico-sanitari devono rispettare? Come devono essere fatte le etichette dei prodotti? E così via. Anche in questo caso l'iter non è affatto breve anche perché, con le elezioni a marzo, l'esecutivo ha altre gatte da pelare. Senza contare poi che la volontà politica di incentivare la crescita del settore è contenuta.

Già, perché per molti l'entomofagia è ancora un tabù. Nel mondo sono due miliardi le persone che si cibano di insetti (2mila le specie consumate), ma la pratica non appartiene alla nostra cultura. E così si sono alzate le prime barricate. La Coldiretti ha pubblicato una indagine che rileva come il 54% degli italiani sia contrario al consumo di insetti, mentre solo il 16% è favorevole. Certamente mangiare una larva o una cavalletta può disgustare molti, ma ci sono anche pericoli sulla sicurezza alimentare?

Secondo le istituzioni europee no, anche perché nel resto del mondo il consumo di insetti ha radici millenarie. E infatti per essere autorizzata in Europa bisogna dimostrare che una specie sia consumata da una popolazione da almeno venticinque anni. Se mangiare bachi da seta è salutare per i cinesi - è il ragionamento - perché non dovrebbe esserlo per gli europei?

Per ora i novel food rimangono nell'alveo delle curiosità culinarie, ma in altri paesi europei ci si è mossi ormai da tempo e in Olanda e in Belgio le legislazioni nazionali permettono il consumo e la produzione da diversi anni. Idem in Gran Bretagna, Danimarca e Austria. In Finlandia ha aperto da poco una panetteria che produce pane con farine di grilli. E il business è destinato a crescere.

L'idea di mangiare cavallette e bachi interi (nessuna tarantola o scorpione, non sono infatti insetti) è suggestiva, ma lontana dalla realtà. Mangeremo piuttosto prodotti da forno, pasta, hamburger e polpette arricchiti con farine proteiche di insetti. Come in Svizzera, dove dal primo agosto Coop ha lanciato prodotti simili nel banco surgelati.

Ma a quale scopo dovremmo iniziare a mangiare insetti? A suggerirlo è la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) che sottolinea come nel 2050 la popolazione mondiale avrà raggiunto i nove miliardi di persone. Per sfamare questa moltitudine umana sarà necessario trovare nuove fonti di cibo e gli insetti sono una opzione interessante. Sono infatti organismi molto efficienti, che producono proteine pregiate utilizzando input ridottissimi.