"Abbiamo visto che contro le malattie, dalle patologie podali a quelle infettive fino alle malattie del post-parto, bisogna lavorare in prevenzione, applicando appositi protocolli operativi. I risultati ci sono e intendiamo continuare così". E' questo il saluto di benvenuto che riceviamo da Christopher Ferri al nostro ingresso all'interno dell'azienda agricola Ambrosini, realtà di prim'ordine del lattiero-caseario cremasco.
In stalla circa 450 vacche in lattazione di razza Frisona che munte tre volte al giorno producono la bellezza di 39 chilogrammi di latte capo/giorno, al 3,76% di grasso e al 3,27% di proteina, destinato al circuito alimentare (gruppo Lactalis).

Ma Christopher insieme ai cugini Igor, Fabrizio e Alfio Ambrosini non amano dormire sugli allori e sono alla continua ricerca di quei miglioramenti che possano rendere sempre più efficiente e sostenibile l'azienda di famiglia. Ecco, allora, la quotidiana lotta alle patologie, impostata nella convinzione che "prevenire è meglio che curare". E non parliamo soltanto di vaccinazioni, qui sistematicamente applicate per prevenire i danni provocati dai patogeni respiratori, dall'Ibr, dalla Bvd e dalle gastroenteriti neonatali, e che in futuro, "non appena avremo sistemato il paddock per le asciutte", saranno rivolte anche contro i Clostridi e i parassiti gastrointestinali.

Di notevole interesse, infatti, le contromisure adottate nei confronti delle dismetabolie e di tutte quelle patologie multifattoriali che colpiscono le bovine fresche di latte. "Per prima cosa - osserva Christopher, che da allevatore e da laureando in Scienze della produzione animale ha una particolare predilezione per l'alimentazione e la nutrizione animale - cerchiamo di offrire alle vacche in asciutta una dieta bilanciata, così come una razione adeguata (steaming up) nel preparto, allorché distribuiamo anche 8-10 chilogrammi della miscelata delle vacche in lattazione. A questi piani alimentari abbiniamo anche i boli per la prevenzione del bilancio energetico negativo e della chetosi, e i due interventi farmacologici per prevenire l'immunosoppressione post-parto".

In particolare il trattamento immunostimolante, che viene realizzato secondo il protocollo consigliato dalla casa produttrice, da circa un anno è stato inserito senza difficoltà nelle routine aziendali. "Prima del suo utilizzo - spiega Christopher - avevamo un problema di cellule: al primo controllo funzionale le primipare presentavano valori troppo elevati. Ecco perché, su consiglio del nostro veterinario Damiano Bonventre, abbiamo deciso di sostenere il sistema immunitario delle bovine, primipare e pluripare. Abbiamo iniziato a ottobre del 2016 e la prova si è protratta fino al febbraio di quest'anno. Ma visti i risultati, abbiamo pensato che era il caso di continuare".
 
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Vediamoli allora questi risultati, ricavati con l'ausilio del programma informatico "gestionale" utilizzato in azienda (DairyComp). Va infatti detto che la sistematica registrazione di tutti gli eventi che riguardano la vita di stalla - qui regolarmente effettuata dall'agosto del 2016 - e la loro rielaborazione statistica rappresentano due tasselli di fondamentale importanza per valutare l'efficacia di qualsiasi scelta manageriale, interventi di profilassi inclusi. Senza dimenticare, in tema di controllo delle patologie del post-parto, il determinante contributo del veterinario: "vengo qui una volta alla settimana - osserva infatti Bonventre - per le ecografie a 25 giorni post-parto e per verificare che l'involuzione uterina avvenga correttamente. E poi naturalmente per le diagnosi di gravidanza e per resincronizzare le bovine vuote".

E come si può evincere dalla Tabella 1, l'impiego dell'immunostimolante ha dato risultati soddisfacenti nei riguardi delle chetosi subcliniche, delle mastiti nei primi trenta giorni e degli scoli vaginali anomali. "In quest'azienda - osserva a quest'ultimo proposito Bonventre - registriamo come patologie uterine tutte quelle situazioni per le quali si rende necessaria una terapia. Tendiamo a monitorare il più possibile e a intervenire il più tempestivamente possibile, perché vogliamo applicare il protocollo di sincronizzazione prescelto su vacche sane, con l'utero pulito. E ci ha fatto piacere constatare come da quando viene utilizzato l'immunostimolante, la necessità di interventi terapeutici sia calata in modo evidente e come quasi tutte le bovine possano avere accesso, con o senza terapia, al Double Ovsynch".

Tabella effetti degli interventi preventivi eseguiti sulla mandria su alcune patologie del post-parto

Ci sono poi i risultati relativi al "problema cellule", quello che aveva ispirato il ricorso al trattamento di sostegno immunitario. "Si sono sensibilmente rarefatte - sottolinea Christopher - le primipare che al primo controllo funzionale presentano concentrazioni superiori alle 200mila unità per millilitro, ed è un evento ancora più raro di prima trovare secondipare o multipare al di sopra di questi valori. I livelli di cellule somatiche sono calati anche al secondo controllo, con una media di mandria oggi al di sotto delle 100mila unità per millilitro. Di interessante c'è poi il dato relativo alla variazione tra ultimo controllo funzionale prima dell'asciutta e primo controllo funzionale post-parto: oggi il 78% delle bovine rimangono sane, il 9% contrae una nuova infezione durante l'asciutta, il 2% sono casi cronici, e l'11% i casi curati".

Quanto, infine, alle performance produttive e riproduttive, i dati riferiscono di una situazione in complessivo miglioramento. "I dati ci dicono - afferma infatti Christopherche è aumentata la produzione delle pluripare, con un maggior numero di bovine che vanno al di sopra dei 40 chilogrammi alla quarta settimana. Quanto al pregnancy rate, la performance di mandria è rimasta invariata, sempre intorno al 24-25%, ma con un andamento diverso tra primipare e pluripare: mentre le prime sono migliorate, le seconde sono leggermente peggiorate. Idem per quanto riguarda il conception rate alla prima fecondazione: nelle primipare è migliorato, passando da un 48 a un 58%, mentre nelle pluripare c'è stato un leggero arretramento. Probabilmente si tratta di un deficit gestionale, a cui stiamo provvedendo".

Ma al di là di questi piccoli "incidenti di percorso", il livello di soddisfazione nei confronti dei trattamenti di prevenzione è elevato. "Sotto il profilo dei costi - commenta infatti Christopher - il vantaggio è indubbio. Il tutto si traduce inoltre in protocolli semplici da realizzare, e facili da inserire nel nostro piano di lavoro settimanale. Quello che ci permette di lavorare al meglio, senza correre dietro alle urgenze".
"Senza poi dimenticare - conclude Damiano Bonventre - che prevenzione significa anche minor uso di antibiotici. Una tipologia di farmaci che sarà presto soggetta a restrizioni sotto il profilo delle quantità e delle categorie ammesse". Contro le antibiotico-resistenze e a vantaggio di uomini, animali e ambiente.
 
A cura di Alessandro Amadei
 
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