Il prezzo del latte spot, quello venduto fuori contratto, continua ad essere sopra i 44 centesimi al litro, il 26% in più rispetto allo scorso anno.
Puntano ancora più in alto i prezzi del latte spot tedesco, che si spingono oltre quota 45 centesimi, il 30% in più rispetto a dodici mesi fa. Situazione analoga per il latte francese.
Lo evidenzia Assolatte che pubblica anche i grafici di confronto sull'andamento dei prezzi negli ultimi anni. Numeri che sembrano confermare il buon stato di salute del mercato del latte in Europa.
 

Attenti alla Cina

Sullo sfondo si registrano tuttavia alcuni elementi che potrebbero modificare questo quadro. Partiamo dalla Cina e dal cambio di rotta delle sue importazioni.
Come riporta Clal, sempre puntuale nelle analisi sul mondo del latte, la Cina ha raddoppiato le importazioni di latte magro in polvere, ma ha drasticamente ridotto l'import di latte confezionato, i cui flussi sono diminuiti del 18,3% nei primi sette mesi del 2017.

I maggiori fornitori di questa tipologia di prodotto sono francesi, tedeschi e polacchi, che soddisfano oltre la metà della richiesta cinese, ora in flessione grazie al significativo aumento della produzione interna di latte (+18,4% nei primi cinque mesi).
Battuta di arresto della Cina anche nelle importazioni di formaggi (meno 14,5%), che provengono per oltre il 60% dall'Oceania.

Sul mercato europeo troveremo dunque il latte confezionato non più assorbito dal mercato cinese, mentre a livello mondiale bisognerà fare i conti con la necessità per l'Oceania di ricollocare la quota di formaggi che non prende più la via della Cina.
 

Stop cinese ai formaggi Ue

Sul fronte dei formaggi c'è poi da segnalare il blocco delle esportazioni dei formaggi erborinati di provenienza Ue, un problema che riguarda da vicino anche l'Italia. Il problema, afferma Assolatte, l'associazione che riunisce le industrie casearie italiane, è sorto dopo l'inasprimento nell'applicazione delle regole sull'import dei formaggi prodotti con alcuni fermenti, lieviti e muffe non espressamente previsti nella legislazione cinese.

"Il rischio - ha spiegato il presidente di Assolatte Giuseppe Ambrosi - è che molti famosi formaggi europei, come gorgonzola e taleggio, roquefort e camembert, restino fermi in dogana, a tutto vantaggio di quelli prodotti in altri paesi, come Stati Uniti e Australia".
 

Mozzarella, battaglia persa

Per l'Italia potrebbe tradursi nella compromissione di un mercato, quello cinese, dove l'export dei formaggi italiani nei primi mesi del 2017 ha fatto un balzo in avanti del 34%.
Una crescita che si muove all'unisono con l'aumento in Cina dei consumi caseari, saliti del 30% negli ultimi cinque anni, come si legge in una recente analisi pubblicata da Clal.
Fra i prodotti più appetibili dal mercato cinese figura la mozzarella, dove l'Italia potrebbe giocare il ruolo di protagonista. Ruolo che invece è interpretato dal grande gruppo cooperativo neozelandese Fonterra, che sta spingendo sulla produzione di mozzarella da destinare al mercato cinese.
 

Più latte in Australia

In questo scenario, di per sé già complesso, si innesta ora l'aumento della produzione di latte in Australia. I dati riportati da Clal dicono che nel continente australe si è registrata una crescita del 2,5% rispetto all'anno precedente. Le proiezioni dicono che questo trend sarà confermato anche nei prossimi mesi e porterà a chiudere la stagione produttiva con un incremento fra il 2 e il 3%.
 

I prezzi "tengono"

Per il momento i movimenti che si registrano nel mondo del latte non hanno modificato sostanzialmente gli equilibri di mercato.
Un'occhiata nella Ue alle rilevazioni di mercato dell'European milk market observatory evidenziano una tenuta del prezzo del latte alla stalla che a fine agosto è cresciuto dello 0,5%, portando in media il prezzo del latte a 33,1 euro al quintale.

Non si è fermata nemmeno la corsa del burro, a quota 618 euro al quintale, con un più 3,3% rispetto al mese precedente. Stabile anche il prezzo dei formaggi, che ha come riferimento il cheddar. In calo solo il latte magro in polvere.

Situazione analoga a quella europea si riscontra sui mercati dell'Oceania.
Ma negli Usa incomincia a cedere il prezzo del burro (-1,8%) e quello del latte magro in polvere (-2,4%). Il latte in polvere intero ha invece preso la via dell'aumento con un +5%.
 

Equilibrio instabile

Difficile trarre da questo quadro indicazioni su come evolverà nell'immediato futuro il mercato del latte.
Alcuni elementi, come la maggior produzione cinese e il conseguente calo dell'import di latte confezionato, non inducono all'ottimismo.

Stessa cosa per si può dire per le maggiori produzioni realizzate in Oceania.
Dall'altro la conferma della flessione nella produzione europea di latte (-0,6%) spiega la tenuta dei prezzi e le tensioni sui prezzi del latte spot.

Ma si tratta di un equilibrio instabile e fragile. Meglio esserne consapevoli.