Da tempo la comunità scientifica internazionale ha lanciato un monito sulla crescita dei fenomeni di antibiotico-resistenza da parte di un nutrito gruppo di batteri.
Su questo argomento è stato recentemente diffuso il rapporto firmato dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), dall'agenzia europea dei medicinali (Ema) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che conferma il rapporto fra uso di antibiotici e aumento dei batteri resistenti.

Il commissario europeo per la Salute, Vytenis Andriukaitis, nel commentare i dati del rapporto, ha affermato che “per contenere l'antibiotico-resistenza occorre combattere su tre fronti: l'uomo, l'animale e l'ambiente ed è esattamente ciò che si sta cercando di realizzare nella Ue e nel mondo con il piano di azione contro la resistenza agli antimicrobici, varato di recente”.
 

Chi ne usa di più

I dati sul consumo di antibiotici illustrati nel rapporto evidenziano una forte disparità fra i paesi europei, con la Spagna che utilizza 3,29 tonnellate di antimicrobici e supera di larga misura l'Italia, che figura al secondo posto con poco più di due tonnellate.
Altro elemento che emerge dal rapporto è il maggior impiego di antibiotici ad uso veterinario rispetto alle quantità utilizzate in campo umano.
 

Il ruolo degli animali

Sebbene il rapporto si preoccupi di valutare il consumo di antibiotici in base alla popolazione umana e animale, sembra dimenticare un'ulteriore suddivisione fra animali in produzione e animali da affezione.
La grande diffusione di questi ultimi (circa 14 milioni di esemplari fra cani e gatti) ha di certo un peso rilevante nel consumo di antibiotici, che però non entrano nella filiera alimentare.
 

Consumi in calo

Inoltre i dati del rapporto si fermano al 2014 e in questi ultimi anni il consumo di antibiotici ad uso veterinario si è ridotto sensibilmente, sulla scia dei programmi “One Health”, che AgroNotizie ha approfondito in passato. Ma il problema dell'antibiotico-resistenza è tutt'altro che risolto.
 

I consigli della scienza

I suggerimenti del mondo scientifico sono molti e al primo posto, ovviamente, le raccomandazioni per un uso ragionato degli antibiotici in medicina umana e veterinaria.
Poi l'invito a mettere in atto tutte le misure di profilassi atte a prevenire l’insorgere di patologie. Infine la necessità di promuovere le ricerche per la messa a punto di nuove molecole antibatteriche.

Batteriocine, la nuova opportunità

Un invito raccolto dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie che ha avviato una ricerca sulla capacità delle batteriocine di arrestare la crescita batterica.
Le batteriocine sono sostanze con proprietà antimicrobiche prodotte da alcuni batteri che a loro volta ne sono immuni.

La ricerca dell’Istituto zooprofilattico, svolta in collaborazione con le università di Bari e Bologna e con lo Zooprofilattico della Sicilia, ha preso in esame la possibilità di utilizzare talune batteriocine nel controllo del Campylobacter e della Salmonella negli allevamenti avicoli.
Entrambi rappresentano una possibile fonte di tossinfezioni alimentari nell'uomo e per questo motivo va contrastata la loro presenza.
 

I risultati

La ricerca ha identificato alcuni ceppi di Lactobacillus salivarius e di Enterococcus faecium in grado di produrre batteriocine idonee a questo scopo.
I test sperimentali sugli animali hanno confermato l'efficacia contro il Campylobacter, ma non per la Salmonella.

Ora si continuerà per verificare se anche nelle condizioni di allevamento commerciale si confermeranno i dati sperimentali nel controllo del Campylobacter.
In caso positivo, la filiera avicola potrà disporre di nuovi strumenti per la sicurezza delle produzioni, accelerando così il processo già in atto di abbandono degli antibiotici.