Ancora un caso di influenza aviaria. Questa volta in un allevamento di tacchini in provincia di Mantova, dove sono presenti circa 19mila animali. E non è l'unico. Lo stesso virus, un ceppo ad alta patogenicità, l'H5N8, è stato isolato anche in un piccolo allevamento rurale, sempre in provincia di Mantova. C'è attenzione poi per un allevamento di ovaiole dove sono presenti oltre 400mila soggetti.

Tutti i casi sono sotto controllo e come sempre sono scattate le misure sanitarie previste in questi casi, mentre è in corso l'indagine epidemiologica per individuare la possibile fonte del virus, come si apprende dalla comunicazione diffusa il 21 luglio dal ministero della Salute.
 

L'influenza in Europa

Con questo salgono a 23 i casi di influenza aviaria registrati in Italia da inizio anno, tutti tempestivamente messi sotto controllo per evitare il diffondersi del virus. Si tratta di un numero di episodi esiguo se si tiene conto dell'ampia diffusione di questo patogeno in tutta Europa.

Dalla documentazione riportata dall'Istituto zooprofilattico delle Venezie, centro di referenza nazionale per l'influenza aviaria, a inizio luglio si registravano oltre 2mila focolai in 29 paesi.
Il maggior numero di casi si è presentato in Francia (504), seguita da Ungheria (298) e Germania (298).

I casi più recenti riguardano un focolaio individuato in Belgio il 13 luglio. Ma già in giugno il virus H5N5 aveva fatto la sua comparsa in Francia e in Lussemburgo, mentre il ceppo H5N8 viene segnalato anche in Asia e Africa.


Nessun rischio per l'uomo

Con una così forte diffusione nelle nazioni a noi vicine, è difficile impedire l'ingresso del virus ed è già un eccellente risultato aver limitato sino ad oggi gli episodi di influenza aviaria nei nostri allevamenti.

Come già approfondito da AgroNotizie, l'influenza aviaria non rappresenta un pericolo per l'uomo, ma solo per gli allevamenti. Dove si presenta si rende necessario l'abbattimento di tutti gli animali. Un danno che viene rimborsato, ma che non copre le perdite dovute all'inattività forzata e ai tempi necessari al riavvio della produzione.

Conseguenze pesanti anche per gli allevamenti compresi nelle zone di protezione e sorveglianza, dove sono imposti severi vincoli al movimento degli animali e dunque al loro commercio.

Conseguenze che solo la rapidità di intervento dei nostri servizi veterinari, tra i più efficienti in tutta la Ue, consente di ridurre al minimo.