Aumenta la produzione di carne, seppure di poco, e diminuiscono i consumi. Un mix che doveva causare una caduta verticale dei prezzi di mercato.
Ci ha salvato, per il momento, l'equilibrio fra import ed export di prodotti zootecnici.
E' questo il quadro che emerge dalle recenti analisi Istat sulla consistenza del patrimonio zootecnico italiano e dalle verifiche Ismea sull'andamento dei consumi.


Più suini e bovini

Iniziamo dalla produzione di carne bovina del 2016, con circa 2,8 milioni di capi macellati (compresi i bufalini), che ha segnato un incremento rispetto all'anno precedente di quasi il 5%.

Situazione analoga per il comparto suino, con quasi 12 milioni di capi sacrificati, anche in questo caso con un incremento prossimo al 5%.
Ancora più consistente il progresso delle carni bianche, dove l'aumento della produzione ha superato di larga misura il 5%.


Consumi in calo

Mentre il mondo della produzione spinge sull'acceleratore, i consumi di carne segnano una importante flessione, puntualmente registrata dalle analisi di Ismea.
I dati diffusi in questi giorni dicono che la spesa per l'acquisto di carni nei primi tre mesi dell'anno è scesa del 3,9%.

A soffrire maggiormente sono le carni di suino (-4,6%), seguite da quelle di bovino (-1,3%), mentre per le carni bianche si registra una ripresa, seppure modesta (+0,4%).
 

I prezzi tengono

I prezzi all'origine non sembrano, per il momento, risentire di questa forbice fra consumi e produzione.

Per la carne bovina il prezzo medio a maggio (tenendo come riferimento i vitelloni) si colloca a 2,32 euro al chilogrammo, contro i 2,28 euro/chilogrammo dello stesso periodo dell'anno precedente.

Per i suini si ha persino un netto miglioramento. I prezzi dei suini da macello sono oggi del 32% più elevati di quelli di un anno fa e si collocano in media (mese di maggio) a 1,61 euro al chilo.

Migliora anche la situazione per le carni bianche, con prezzi che rispetto a quelli dello scorso anno sono aumentati di circa il 6% per i polli (1,07 euro/chilogrammo).
 

Il ruolo dell'export

A frenare la caduta dei prezzi ha provveduto il miglioramento della bilancia commerciale delle carni, con un aumento delle esportazioni e un arretramento delle importazioni.

Più in dettaglio, per le carni bovine le importazioni si sono fermate sotto la soglia delle 400mila tonnellate, con un calo di oltre il 4% rispetto all'anno precedente, mentre l'export ha sfiorato le 150mila tonnellate, con un aumento di quasi l'1%.

Decisamente più elevato l'export per le carni suine, cresciuto quasi del 30%, contro una flessione di circa il 5% per le importazioni.

Scenario analogo per le carni bianche dove le variazioni di import ed export sono in equilibrio fra loro.


Strategie per il futuro

Questo il quadro, dal quale è possibile trarre preziose indicazioni per il futuro.
Si conferma da una parte la flessione dei consumi di carne, ormai strutturale, che difficilmente cambierà di segno nell'immediato. Dall'altra si registra una spinta produttiva che non riguarda solo l'Italia, ma coinvolge tutta la Ue.

Una caduta dei prezzi e l'innescarsi di una crisi di difficile soluzione si può evitare solo mantenendo alta la pressione sull'export. L'aumento dei consumi nei paesi con economie in sviluppo favorisce questo percorso. Che necessita però del sostegno di politiche agricole lungimiranti. E questa è la parte più difficile.