Il latte avrà l'indicazione dell'origine in etichetta a partire dal prossimo primo gennaio. Una regola che per il latte fresco era in vigore da circa dieci anni e che ora si estende a tutti i prodotti a base di latte.
Non solo quello di vacca, ma di qualunque specie animale, dalle bufale alle pecore, sino alle asine. Le uniche eccezioni riguardano i prodotti Dop e Igp. Per loro ogni ulteriore indicazione è superflua, la provenienza e le loro caratteristiche sono garantite dai disciplinari di produzione.

Firmato il decreto
A stabilire le nuove regole è il decreto firmato il 9 dicembre (un attimo prima della crisi di Governo) dai ministri uscenti per le Politiche agricole (Maurizio Martina) e dello Sviluppo economico (Carlo Calenda).
Una firma attesa dal 13 ottobre, data nella quale il “silenzio-assenso” di Bruxelles ha consentito all'Italia di seguire i passi della Francia nella decisione di inserire in tutti i prodotti lattiero caseari l'indicazione dell'origine. Alla base di questa scelta la necessità di aiutare i produttori di latte ad uscire dalla crisi che da tempo grava sul settore.

Il mercato
Rispetto a ottobre lo scenario economico del settore ha tinte meno fosche. Il prezzo del latte spot, quello venduto fuori contratto, quota sulla piazza di Lodi, punto di riferimento per questo mercato, 437,50 euro al quintale. Un anno fa era fermo ad appena 345 euro. Ma stenta ad aumentare il prezzo siglato nei contratti fra industrie e allevatori, fermo a circa 35 centesimi al litro.

E le Op?
Con le nuove etichette si spera che i consumatori diano la loro preferenza al prodotto italiano, il che dovrebbe riflettersi sui prezzi accordati agli allevatori. Questa almeno è l'intenzione.
Certo, sarebbe assai utile al contempo una maggior forza contrattuale degli stessi allevatori, cosa che Bruxelles, con il pacchetto latte, va cercando di incentivare favorendo la costituzione delle Organizzazioni dei produttori (Op), che però, almeno in Italia, stentano a decollare.

Le etichette
Con o senza OP, da gennaio latte e prodotti caseari avranno la loro bella etichetta con la dichiarazione della provenienza del latte con il quale sono stati realizzati. Quali saranno queste indicazioni AgroNotizie lo ha già anticipato. Per chi non le ricordasse, le riepiloghiamo di seguito.

Nel caso di un latte o di un prodotto lattiero-caseario ottenuto da latte munto in Italia e confezionato o trasformato sempre in Italia l'indicazione in etichetta riporterà: “origine del latte: Italia

Se le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono in paesi diversi dall'Italia (anche più di uno) in etichetta si potrà leggere:
  • latte di Paesi Ue”: se la mungitura è avvenuta in uno o più Paesi europei;
  • latte condizionato e trasformato in Paesi Ue”: se queste fasi avvengono in uno o più Paesi europei;
  • se le operazioni avvengono fuori dall'Unione europea, l'indicazione che si leggerà in etichetta sarà: “Paesi non Ue”.
Importazioni “anonime”
La parola ora passa al mercato e vedremo se il consumatore italiano sarà attento nel preferire le produzioni locali. Ma, come evidenzia Federalimentare, i prodotti di importazione sono esentati dall'indicare in etichetta la loro provenienza. Cosa che la maggior parte dei consumatori ignora e che non mancherà di generare incertezze.