In Campania è in atto un'infezione di blue tongue tra gli ovini ed i caprini e finalmente si muovono le istituzioni. Scatta l'allarme per le oltre 8900 aziende zootecniche stanziate per lo più nelle aree interne e montuose della Regione e forti di un patrimonio zootecnico di circa 290mila capi.

Da settimane la febbre catarrale degli ovini sta colpendo interi allevamenti in tutta la Campania, mentre in un primo momento vi erano segnalazioni solo sui territori delle province di Avellino, Benevento e Salerno.
E al danno rappresentato dalla malattia e dalla morte degli animali, si aggiungeva anche la gravissima condizione di incertezza degli allevatori, lasciati senza precise risposte dalle istituzioni.

Allo stato le denunce per blue tongue sono attestate già oltre 70 casi, ma sarebbero in realtà molti di più, a causa della paura degli allevatori di denunciarli. Frangente che impedisce oggi alla Campania di essere considerata zona infetta e di ricevere le provvidenze del caso da Roma.

Il presidente della Commissione agricoltura del Consiglio regionale per la Campania, Maurizio Petracca, ha proposto ieri, 20 luglio 2016, un tavolo regionale permanente per il monitoraggio della zoonosi.

La Cia Campania, che parla apertamente di epidemia già in atto, ha ottenuto rassicurazioni sulla possibilità di indennizzo al 60% del valore dell'attività di smaltimento degli animali morti, e la conferma della possibilità di movimentazione degli animali in ambiti omogenei con lo stesso sierotipo.
Il presidente della Cia Campania, Alessandro Mastrocinque, prevede una probabile vaccinazione di massa entro il prossimo febbraio, per prevenire l'ulteriore diffondersi dell'epidemia nel corso della prossima stagione calda.

La posizione del presidente Maurizio Petracca
"Per fronteggiare e prevenire l'emergenza della febbre catarrale degli ovini, ho proposto l'istituzione di un tavolo regionale permanente, attivando una sinergia tra la Commissione Agricoltura che presiedo e la Commissione Sanità, data la contiguità tra i due ambiti".
E'quanto sostenuto da Maurizio Petracca, in occasione dell'incontro che si è svolto ieri mattina a Bagnoli Irpino (Avellino) e che ha visto la presenza di operatori del settore, allevatori ovini, organizzazioni di categoria ed amministratori.
Al centro del confronto la patologia che interessa e coinvolge l'intero territorio campano.

"Sono convinto - ha aggiunto il presidente Petracca - che un tavolo possa essere una soluzione adeguata perché vi sia un continuo monitoraggio, sia su base provinciale che regionale. I capi di bestiame che vengono colpiti da questa patologia non vengono quasi mai denunciati. Stesso discorso per le carcasse che non vengono smaltite secondo le norme vigenti al riguardo. Questa circostanza impedisce alla Campania di essere annoverata tra le Regioni in cui si registra la presenza della patologia, con la conseguente privazione di tutte quelle misure sia di prevenzione che di intervento predisposte a livello centrale".

"Infine - ha concluso Petracca - il tavolo potrà assicurare l'introduzione di misure preventive che garantiranno l'accesso ai vaccini nei tempi dovuti e quindi si eviterà il verificarsi di nuove emergenze. Su questi due punti abbiamo assunto al tavolo di Bagnoli Irpino il massimo dell'impegno come rappresentanti istituzionali presenti sul territorio".

Le richieste della Cia alla Commissione Agricoltura
Per fare chiarezza sulla vicenda lingua blu, Cia Campania insieme ad altre associazioni di settore aveva chiesto e ottenuto un primo incontro con la Commissione Agricoltura (avvenuto nei giorni scorsi) nel corso del quale ha avanzato delle specifiche richieste, ovvero: l'indennizzo agli allevatori per lo smaltimento delle carcasse; il riconoscimento per gli allevatori per i mancati redditi; vaccinazioni di massa delle greggi; la libera movimentazione delle greggi nelle aree omogenee in presenza dello stesso sierotipo; e, infine, il rafforzamento delle misure di prevenzione, tra cui l'utilizzo di più animali sentinella per anticipare eventuali epidemie.

Alla riunione erano presenti, tra gli altri, il consigliere delegato per l'Agricoltura e la pesca della Giunta regionale, Francesco Alfieri, il responsabile del settore veterinario della Regione Campania, Paolo Sarnelli, e la dirigente regionale per i Servizi di sviluppo agricolo, Mariella Passari.

Le dichiarazioni di Alessandro Mastrocinque
"Decine e decine di incontri fatti con gli allevatori - spiega Alessandro Mastrocinque, presidente di Cia Campania e vicepresidente nazionale dell'organizzazione - ci hanno restituito immediatamente le dimensioni del problema, aggravato inoltre dalla paura degli stessi allevatori a denunciare i casi di morte delle pecore per febbre catarrale. Si è venuto a creare, così, un circolo vizioso per cui alla mancata denuncia si è aggiunta l'impossibilità per la pubblica amministrazione di stimare le reali dimensioni del problema e prendere le misure adeguate". Non è un caso che, dopo le dovute rassicurazioni dai tre casi denunciati la scorsa settimana ora se ne contano più di 70.

Le richieste di Cia Campania sono state ribadite ieri, mercoledì 20 luglio, nel corso dell'incontro tenuto a Bagnoli Irpino sull'emergenza blue tongue alla presenza di Maurizio Petracca, di Paolo Sarnelli e di Vincenzo Alala vicepresidente della Commissione regionale Sanità.

"Va riconosciuto che anche grazie all'impegno del consigliere Alfieri - continua Mastrocinque - oggi la Campania sta dando le prime risposte sulla sanità animale".

Gli allevatori che subiscono casi di morte per la blue tongue, possono infatti presentare domanda di ristoro all'Asl di competenza e ricevere un rimborso del 60% per lo smaltimento delle carcasse.
"In ogni caso - conclude il numero uno di Cia Campania - se le dimensioni dell'epidemia dovessero confermarsi così preoccupanti, si dovrà senz'altro procedere a una vaccinazione di massa entro il prossimo febbraio. Cia Campania ha inoltre ottenuto la conferma della movimentazione degli allevamenti in ambiti omogenei con lo stesso sierotipo".