Non è quanto gli allevatori chiedevano, ma forse è il massimo ottenibile in questa stagione di prezzi del latte ai minimi sui mercati mondiali. E non è nemmeno un accordo a tutto tondo come si vorrebbe dopo la scadenza, il 31 marzo, di quello precedente. Ma solo singoli contratti fra Lactalis, (il gruppo francese che detiene in Italia la maggior quota produttiva del settore) e i singoli allevatori. Contratti che fissano a 34,5 centesimi al litro il prezzo del latte. E' quanto si sono visti proporre la maggior parte degli allevatori che conferiscono il latte a questo gruppo. Va meglio a chi rifornisce Granarolo. In questo caso si arriva a 36 centesimi al litro. Sempre meno, comunque, di quanto previsto dal precedente accordo. Al contempo sembra rientrato l'allarme sui mancati ritiri del latte minacciati alle stalle più piccole o in aree disagevoli da raggiungere. In loro soccorso è arrivata la disponibilità del gruppo cooperativo mantovano latterie Virgilio e dalla stessa Granarolo, che si dice pronta a ritirare il 13% in più (sei milioni di quintali) di latte. Salvezza in vista anche per il latte ligure, le partite non più ritirate da società in capo a Lactalis andranno al caseificio Pugliese di Lauriano, in provincia di Torino.

I problemi restano
Va meglio, dunque, ma i problemi del settore non sono certo risolti. E non basteranno a cambiare lo scenario, purtroppo, le campagne di promozione del consumo di latte promesse dal ministero agricolo o la moratoria sui debiti delle stalle o gli “spiccioli” destinati alle stalle da latte dai “pacchetti e pacchettini” latte di questi giorni. Per mettere in sicurezza le nostre stalle da latte occorre un cambiamento ben più profondo e radicale. Sperare sia sufficiente appellarci a qualità e italianità del nostro latte non basta. É un salvagente che può aiutare chi produce latte da trasformare in formaggi, cosa che riguarda almeno il 70% del nostro latte. Ma inservibile o quasi per chi produce latte destinato al consumo fresco.

Costi e mercato
La partita si gioca non sul prezzo ma sulla efficienza degli allevamenti e sulla compressione dei costi di produzione del latte. In un mercato globale non possiamo più permetterci di avere costi di produzione fra i più alti in Europa. E nemmeno si potrà continuare a produrre latte senza prima chiedersi quali sono le tendenze del mercato nei prossimi mesi. Perché se è vero che le vacche non hanno un rubinetto da aprire e chiudere a piacimento, è peraltro possibile orientare la produzione aziendale in funzione delle previsioni di mercato.

Il ruolo di Aia
C'è dunque da lavorare sul piano tecnico e su quello economico. Sul primo un aiuto straordinario potrebbe essere svolto dall'Associazione italiana allevatori (Aia). Già ora può andare fiera dei progressi in campo genetico impressi alla nostra zootecnia da latte (e anche a quella da carne). La sua organizzazione capillare, pur ridimensionata in questi anni per la riduzione degli aiuti pubblici, l'eccellente competenza dei suoi addetti, sono quanto di meglio ci possa essere per fare assistenza negli allevamenti. Compito che già oggi viene svolto, certo. Ma spazi di miglioramento ci sono. Non si spiega diversamente la “folla” di consulenti, più o meno di parte, che bussa ogni giorno alle porte delle nostre stalle.

Attenti al mercato
All'assistenza tecnica si può chiedere molto in termini di riduzione dei costi. Ma non meno importante è la conoscenza delle regole che governano gli andamenti economici del settore. In questo campo meglio non aspettarsi grandi aiuti dall'esterno. Anche se molto potrebbe arrivare dalle organizzazioni dei produttori, le OP che il “pacchetto latte” coniato a Bruxelles ha individuato per organizzare gli allevatori e dare loro maggior forza contrattuale. In campo ortofrutticolo le OP danno grandi soddisfazioni. Nel mondo del latte stentano a nascere. Ma non sarà sempre così. In ogni caso ogni allevatore può fare molto anche da sé. Purché si abbia la “pazienza” di consultare i principali indicatori di mercato, come ad esempio i “movimenti” di latte in polvere, o le analisi degli andamenti produttivi dei principali produttori mondiali di latte. Per fortuna sono molte le fonti dalle quali avere indicazioni, per di più liberamente accessibili. Ad esempio l'European Milk Maket Observatory, che offre una panoramica sulla situazione europea. Molte informazioni sulla situazione del latte in Italia sono fornite da Ismea, dove è possibile trovare soprattutto riferimenti ai prezzi dei principali prodotti e analisi su singoli settori.

Un osservatorio mondiale
Una panoramica globale su cosa accade nel mondo del latte la si trova su Clal, sempre aggiornato e completo. Consultando le informazioni che vi sono raccolte si possono scoprire molte cose. Ad esempio che le scorte di burro e latte in polvere sono aumentate enormemente nei magazzini della Ue (+553% rispetto al 2015!). Basta questo per capire che il prezzo del latte non potrà risalire in tempi brevi. A quando allora una svolta? Anche in questo caso le informazioni fornite da Clal possono venire in aiuto. Nel mondo i prezzi del latte sono in flessione, un fattore che dovrebbe favorire una riduzione delle produzioni. Un calo potrebbe giungere dai programmi di contenimento allo studio, come accade in Francia e in Germania. Un contributo arriverà infine dal calo fisiologico che si ha nel periodo estivo. E i prezzi, finalmente, potranno riprendere fiato. Ma siamo a fine estate e anche oltre. Fino ad allora bisognerà stringere i denti (e lavorare sodo per comprimere i costi).