Per chi alleva conigli la situazione è davvero difficile. Le quotazioni sulla piazza di Verona, una delle principali e pertanto presa a riferimento per le contrattazioni, ha fatto registrare un “tonfo” del 9% da una settimana all'altra, sino a scendere a quota 1,34 euro per kg di peso vivo. E i segnali di una ripresa non ci sono. Le recenti contrattazioni su piazze meno importanti ma pur sempre significative come Perugia e Arezzo, hanno registrato il 2 luglio pesanti perdite, analoghe a quella di Verona. Intanto il costo di produzione continua a salire, sospinto dal caro cereali e per ogni chilo di carne prodotta gli allevatori perdono almeno 70 centesimi di euro come denuncia Anlac, l'associazione nazionale liberi allevatori di coniglio. Quando sul mercato si registrano queste pesanti flessioni, le cause vanno cercate il più delle volte o nell'eccesso di produzione o in un aumento delle importazioni. Ma questa volta, secondo il presidente dell'Anlac, Saverio De Bonis, le cause sono da tutt'altra parte. “Siamo di fronte – afferma De Bonis – ad una vera restrizione della concorrenza che fa leva sia sui prezzi di vendita che sui costi di produzione.” Mentre la situazione peggiora, evidenzia ancora l'Anlac, il settore è privo di difese e nessuno si preoccupa di segnalare all'Autorità garante della concorrenza le vendite sottocosto che stanno portando al fallimento numerosi allevamenti.

La denuncia
L’ attuale legislazione, ad esempio – fa notare l’ Anlac – non solo non prevede alcuna sanzione per i soggetti vigilati che dovessero causare contrattazioni anomale o alterazioni nel mercato delle merci, ma non stabilisce nemmeno quale sia l’ autorità amministrativa indipendente, dotata di personalità giuridica e piena autonomia la cui attività sia rivolta alla tutela dei commissari, all’efficienza, alla trasparenza e allo sviluppo del mercato delle merci agricole italiane.

La storia si ripete
Una situazione analoga si era verificata anche lo scorso anno, sebbene in misura meno pesante. In luglio le quotazioni dei conigli sulla piazza di Verona si erano fermate nel 2013 ad una media di 1,50 centesimi al chilo e anche allora gli allevatori sono stati costretti a produrre in perdita. Solo a settembre, con le quotazioni risalite a quota 1,96 centesimi, il mercato ha dato un segnale di risalita. In un mercato ciclico come quello del coniglio è probabile si ripeta anche quest'anno la stessa cosa. In attesa che a settembre ci sia una ripresa del mercato, altri allevamenti avranno però gettato la spugna o saranno passati dal mercato “libero” a quello “integrato”, governato dai contratti di soccida con i produttori di mangime. Ma nemmeno questa ennesima crisi, convincerà gli allevatori di conigli ad uscire dal loro individualismo per darsi una struttura associativa con “numeri” importanti, tanto da poter influenzare il mercato.