C’è voluta la protesta sotto le finestre del Parlamento Europeo, poi il presidio davanti agli stabilimenti di Italatte a Caravaggio e non ultimo, la convocazione delle parti al ministero delle Politiche agricole. Una mediazione, quella del ministro Mario Catania, che si è dimostrata la chiave di volta per mettere d’accordo allevatori e industrie di trasformazione per fissare il prezzo del latte in Lombardia. Così, quasi a sorpresa, ecco arrivare la firma fra le rappresentanze degli allevatori e Italatte (gruppo Lactalis, con i marchi Parmalat, Galbani, Invernizzi, Cademartori) che riconosce un prezzo di 38 centesimi al litro per ottobre e novembre (il precedente accordo era scaduto a settembre) e che porta a 39,5 centesimi il prezzo per dicembre. Dal prossimo anno e sino ad aprile si salirà infine a 40 centesimi. Le richieste degli allevatori, che lamentavano il forte aumento dei costi di produzione del latte, sono state dunque accolte dall’industria, e questo accordo, come i precedenti, farà da apripista per le analoghe contrattazioni nelle altre regioni. Soddisfatti solo in parte gli allevatori, visto che  il prezzo massimo, quello che scatterà da gennaio ad aprile, copre a malapena i costi di produzione del latte, ma l'accordo ha comunque il pregio di mettere fine  ad un'insostenibile situazione di incertezza.
 
Di più non si poteva
Abbiamo ottenuto il massimo possibile”, ha affermato il presidente di Coldiretti Lombardia, Ettore Prandini, pur riconoscendo che il prezzo raggiunto non premia il lavoro degli allevatori. Parole di soddisfazione arrivano  da Confagricoltura Lombardia non tanto per il prezzo conseguito, ma per l'aver garantito agli allevatori un punto di riferimento che scioglie le tensioni di queste settimane. Analoga la posizione di Cia che riconosce inoltre l'importanza del ruolo di mediazione svolto dal ministro Mario Catania per la conclusione delle trattative. Pur avendo firmato l'accordo, Copagri Lombardia si dichiara per nulla soddisfatta del prezzo, che non tiene conto né del quadro economico, né dei  maggiori costi sostenuti dagli allevatori. Per di più si lamenta il mancato adeguamento del prezzo per i mesi precedenti, da aprile a settembre, quando le aziende produttrici hanno percepito 36-37 centesimi al litro. Ora, sostiene Roberto Cavaliere presidente di Copagri Lombardia, è necessario valutare azioni che consentano agli allevatori di recuperare il divario fra prezzo concordato e costi di produzione, divario che a parere di questa organizzazione agricola si stima in circa 5 centesimi al litro.
 
Quote revocate
Oltre che con i costi di produzione un nutrito numero di allevatori dovrà fare i conti con le quote latte. Il Commissario straordinario Paolo Gulinelli ha inviato a 694 allevatori la revoca dell'aumento della quota ottenuto con la cosiddetta legge Zaia. Queste si aggiungono alle 182 revoche già eseguite nel marzo del 2011, per un totale complessivo di 288mila tonnellate di latte, che ora verranno considerate come prodotte fuori quota e faranno scattare altre multe. Per i 228 allevatori lombardi che si apprestano a ricevere la lettera del Commissario Gulinelli, l'aumento del prezzo del latte non sarà certo sufficiente a risolvere la loro difficile posizione. Purché si trovi un modo che li metta al riparo da una chiusura della stalla, altrimenti inevitabile quando si parla di debiti con molti zeri.