L’Opas, l’Organizzazione di produttori allevatori di suini, si fa portavoce del profondo malessere espresso dai produttori di suini, dopo che lo scorso mercoledì 1 giugno i macellatori hanno volontariamente disertato l’appuntamento con la Cun, Commissione unica nazionale.

Lorenzo Fontanesi, presidente di Opas, usa toni duri, forte di una compattezza a livello allevatoriale che non ritiene di poter accettare, in tempi di crisi, atteggiamenti unilaterali e penalizzanti per l’intera filiera. 

“I macellatori rappresentano una parte necessaria e insostituibile all’interno della Commissione unica nazionale – afferma Fontanesi – e non possono creare una turbativa di mercato con la diserzione del confronto, a scapito dei produttori e di rimbalzo di tutta la filiera. Atteggiamenti di questo genere hanno ripercussioni anche nei confronti del consumatore finale”.

Opas, op legata ad Unapros e al Gruppo suinicoltori padani, che mette insieme quattro organizzazioni di prodotto lombarde (Assocom di Brescia, As Lombardia, Cooperativa cremonese produttori carne e appunto Opas), per un milione di animali commercializzati all’anno, detta le linee di quella che, più che una protesta, rappresenta una logica conseguenza di mercato. 

“Invitiamo tutti gli allevatori, siano essi iscritti o meno alle op, a non consegnare i suini fino a quando mancherà il prezzo di riferimento, e comunque a non segnalare la disponibilità alla consegna dei capi ai macelli prima del giovedì mattina – prosegue Fontanesi - Ci auguriamo di avere l’appoggio incondizionato da tutte le organizzazioni sindacali agricole, a tutela dei redditi dei propri associati. E sia chiaro che non si tratta di una ritorsione nei confronti dei macelli, quanto della logica conseguenza del fatto che per collocare i suini i produttori devono conoscere un prezzo, non consegnare alla cieca”.

La via del dialogo resta l’unica strada da percorrere, secondo Opas. “La situazione economica è molto complessa sia per i macelli che per gli allevatori – spiega Fontanesi – con erosioni della redditività che supera talvolta il 30%. Proprio un’anomalia di mercato di tale portata dovrebbe innescare un dialogo costruttivo all’interno della filiera. Abbandonare le contrattazioni non rappresenta una scelta matura, ma lascia spazio a frizioni delle quali nessuno sentiva il bisogno”.