Nell'olivicoltura è possibile distinguere tre macro approcci, a cui conseguono tre differenti tipologie di potatura dell'olivo e di raccolta delle drupe.

 

C'è il metodo tradizionale, con una bassa densità di piante per ettaro (150-300 piante/ettaro), la potatura è completamente manuale e la raccolta avviene tramite agevolartici meccaniche o vibroscuotitori. Il metodo intensivo, con densità più elevate (circa 300-600 piante ad ettaro), caratterizzato da potatura manuale e raccolta anch'essa manuale o con l'ausilio di scuotitori. Oppure il metodo superintensivo spagnolo, caratterizzato da altissime densità (anche 1.500 piante/ettaro) e la meccanizzazione spinta di ogni attività colturale (comprese potatura e raccolta).

 

Leggi anche

L'olivo superintensivo conviene? L'esperienza di due produttori

 

L'oliveto intensivo rappresenta una via di mezzo tra il modello tradizionale a bassa densità e quello superintensivo. Offre il vantaggio di una buona produttività ad ettaro, ma ha lo svantaggio di richiedere molte ore di lavoro per la potatura degli olivi e la raccolta dei frutti. Tuttavia, alcune innovazioni possono rendere meno onerosa la fase della raccolta.

 

Tutte le notizie sull'olivo? Registrati e accedi subito

 

Il metodo della parete fogliare continua

L'approccio agronomico tipico dell'impianto superintensivo è quello della "parete fogliare continua". Non ci si approccia infatti alla singola pianta, ma al filare nel suo complesso. Tutte le lavorazioni sono dunque automatiche e in continuo, proprio perché si lavora sulla parete fogliare. Questo è possibile grazie all'elevata vicinanza delle piante e alla loro scarsa vigorìa (nel superintensivo sono impiegate cultivar particolari di scarso vigore), che permettono di creare una parete fogliare, appunto.

 

Si può tuttavia applicare questo principio anche ad impianti intensivi con varietà di vigorìa medio elevata, almeno per quanto riguarda la raccolta delle olive (la potatura dell'olivo resta invece manuale). Punto centrale di questo approccio sono le macchine scuotitrici semoventi, come la pettinatrice Athena prodotta dalla modenese Andreoli Engineering.

 

La macchina Athena in azione

La macchina Athena in azione

(Fonte Foto: Andreoli Engineering)

 

Si tratta di una macchina che lavora una sola parete fogliare e grazie a delle dita scuotitrici percuote la fronda per far cadere le drupe che poi finiscono su un nastro trasportatore sottostante e vengono defogliate e accumulate nei bins (o scaricate in un rimorchio). In questo modo si meccanizza la fase di raccolta delle olive che è, di fatto, una delle attività più costose dell'olivicoltura.

 

 

La potatura dell'oliveto intensivo

La modalità di raccolta va ad influenzare chiaramente la potatura. Innanzitutto, per abbracciare il metodo "a parete fogliare" con varietà caratterizzate da elevato vigore ed usare macchine come Athena bisogna togliere le fronde più alte dell'olivo. Questa operazione è essenziale, dal momento che si riesce a raccogliere solo fino a 4,5 metri di altezza. In generale, per facilitare il lavoro della macchina è necessario che l'albero abbia una forma compatta e che le fronde siano abbastanza flessibili per consentire agli organi battenti di far cadere le olive sul nastro di raccolta che si trova sotto la pianta, senza creare danni alle branchette.

 

La potatura avrà dunque come obiettivo quello di contenere la pianta in altezza, ma anche in larghezza, in modo da consentire il passaggio della macchina. Dovrà essere lasciato uno spazio vuoto al di sotto della chioma, di almeno 1 metro, per permettere al nastro raccogli olive di passare agevolmente e bisogna evitare che le branche "escano" troppo di sagoma, questo per evitare che vengano danneggiate dalla scuotitrice.

 

Infine, cosa fondamentale, è potare l'olivo in modo che non si creino degli spazi vuoti tra una pianta e l'altra lungo la fila. A colpo d'occhio infatti il filare deve sembrare un'unica parete fogliare. Solo se le chiome degli alberi si toccano si evita che si producano olive negli spazi tra una pianta e l'altra, in vicinanza del fusto, dove non sarebbero raggiungibili dalla macchina. Macchina che invece lavora solo sulla fronda flessibile, che deve trovarsi esternamente, sulla fila.
 
"Bisogna sempre fare attenzione a impostare la potatura in base alla tipologia di macchina con cui si andrà poi a raccogliere", spiega Paolo Granchi, responsabile agronomico della Cooperativa Agricola toscana Terre dell'Etruria. "Le fronde devono essere ben posizionate e non troppo vicine all'asse delle branche principali per evitare che rimangano dei frutti da raccogliere. Questo può essere un problema successivamente anche in un'ottica di difesa dalla mosca dell'olivo".
 
Ma perché non eseguire anche la potatura meccanicamente? "Andando manualmente a intervenire sull'albero, si riesce a regolare meglio la produzione", prosegue Granchi. Certo, in questo caso il costo della potatura è più elevato rispetto a quello del topping eseguito con la macchina cimatrice, più rapido ed economico. "Tuttavia, abbiamo osservato che con la potatura manuale, impiegando 30-35 ore/ettaro, si riesce a ottenere un quantitativo di olive e di olio per ettaro superiore negli anni. Quindi il maggior costo della potatura viene ripagato dal maggior quantitativo di prodotto che si va a ottenere".

 

 

Leggi anche

Potatura dell'olivo: come e quando intervenire in tre video