È boom di consumi in Italia per i piccoli frutti: dal 2016 al 2020 si è passati da 5.900 tonnellate a 9.700 tonnellate (+64%) di berry venduti e nel primo semestre 2021 si è registrata un'ulteriore crescita (+40% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente). Anche a livello europeo il trend è positivo: nel periodo 2016-2018 i consumi europei dei soli mirtilli, prodotto che guida questa crescita, sono aumentati del 23% con un ulteriore aumento dal 2018 al 2020. I consumatori mangiano volentieri i berry e i mirtilli perché sono belli, buoni e salutari. La tendenza dell'incremento dell'interesse verso i mirtilli è evidente anche online: le richieste d'informazioni su internet sono aumentate negli ultimi anni con un picco nei mesi del lockdown (fonte informazione: Fall Creek su dati Google Trends).

Nel 2020 il mercato europeo dei piccoli frutti ha mostrato un giro d'affari di circa 2 miliardi di euro. L'incremento esponenziale dei consumi ha portato ad un aumento delle produzioni. In base ai dati della Fao del 2017, gli Usa sono il primo produttore di mirtillo al mondo con 240mila tonnellate, mentre l'Italia è al 14esimo posto. I Paesi europei che più esportano frutti di bosco sono Spagna, Grecia e Turchia. "A livello complessivo - spiega Tomas Bosi di Cso Italy, durante l'evento Italian Berry Day che si è svolto il 9 settembre 2021 a Rimini durante Macfrut - in Italia sono coltivati circa 2.200 ettari di piccoli frutti, con una crescita del 10% in un solo anno. Le varie specie sono così distribuite: mirtilli con quasi 1.400 ettari (+9% sul 2020), lamponi con 400 ettari (+12%), more con 200 ettari e ribes con circa 180 ettari".

La destinazione principale dei mirtilli è il consumo fresco anche se cresce l'uso di questi frutti per succhi, nettari, confetture e concentrati oltre che come ingredienti di diversi prodotti trasformati. E non dimentichiamo come i berry siano riusciti a riscuotere tanto consenso in settori lontanissimi dall'ortofrutta come la cosmesi e i detergenti per la casa e la persona. Il segreto di questo successo - come evidenziato durante l'Italian Berry Day - sta nelle loro peculiarità nutrizionali e nutraceutiche (oltre che al gusto e al colore inconfondibili) che danno a questi frutti, e ai prodotti che li contengono, un aspetto salutistico e nutriente. Oltre a questo, gioca un ruolo cruciale nella loro espansione la capacità di creare una forte relazione emotiva e romantica tra la persona e il prodotto: a prescindere che sia uno snack prendi e vai, la chicca per dessert e insalate, un superfood per colazioni e quant'altro. E poi ci sono il packaging, il branding, la qualità del prodotto, il marketing: tutto focalizzato per incontrare i desideri dei consumatori in modo attraente e diretto.

"I mirtilli sono dei veri superfood - spiega Stefania Ruggeri, nutrizionista e ricercatrice del Crea - oramai suggeriti dalla maggior parte dei nutrizionisti per le loro molteplici proprietà nutrizionali. Ricchi di vitamina C e vitamina K, fondamentale nei processi di coagulazione del sangue, e con buoni contenuti di calcio. È infatti grazie al contenuto di antocianidine, e altri composti fenolici, che il loro consumo costante riduce il rischio delle malattie cardiovascolari e di molti tumori. Infine, studi recenti hanno dimostrato che questi frutti migliorano l'attività del nostro microbiota intestinale. Anche se non sono tra gli alimenti tradizionalmente presenti nel pattern della dieta mediterranea, i mirtilli dovrebbero entrare a far parte della nostra alimentazione".

"I motivi? La ricchezza in micronutrienti e composti bioattivi che li rende perfetti in uno stile alimentare antinfiammatorio, basato sul consumo preponderante di alimenti di origine vegetale, come appunto è la dieta mediterranea. Inoltre ricordiamoci che ancora, purtroppo, la maggior parte della popolazione non consuma le cinque porzioni di frutta e verdura giornaliere raccomandate. Inserire tre-quattro porzioni alla settimana di questi frutti renderebbe la nostra alimentazione meno monotona e darebbe numerosi vantaggi dal punto di vista della salute ad una buona parte della popolazione italiana, bambini compresi. Oggi il consumatore italiano ama i piccoli frutti grazie soprattutto ai numerosi studi scientifici che hanno dimostrato che il loro consumo riduce gli stati infiammatori, il rischio di tumori e di patologie cardiovascolari, ma importantissimo è anche il loro peculiare sapore tra il dolce e l'acidulo, che stimola le nostre papille gustative"
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Mirtilli, ecco la confezione Dole da 125 grammi
Mirtilli: alleati del sistema immunitario, efficaci antiossidanti e supporto alla salute del cuore
(Fonte foto: © Dole Italia)

L'espansione della coltivazione dei piccoli frutti in Italia si è avviata soprattutto grazie al contributo di diverse cooperative e gruppi di produttori. Una di queste è la Dole Food Company, multinazionale agricola statunitense tra i più grandi produttori di frutta e verdura al mondo, che in Italia ha una sua sede a Calcio (Bg). "Nell'ultimo anno c'è stato un grande cambiamento nelle abitudini di acquisto e di consumo in generale - spiega Cristina Bambini, responsabile marketing di Dole Italia -. Innanzitutto una più ampia disponibilità di tempo da parte di ciascuno di noi da dedicare alla preparazione dei pasti o degli spuntini nell'arco della giornata. Questo ha fatto crescere la vendita di alimenti genuini e salutari, ricchi di principi nutritivi tra cui la frutta fresca. Altra tendenza è la preferenza di ortofrutta confezionata rispetto al prodotto sfuso - che necessita di selezione, prelievo e peso - e tra questa appunto anche i mirtilli".

"Sono bacche di colore blu-viola -
prosegue Bambini -, tra i superfood più apprezzati. Piccoli e con solo 25 Kcal per 100 grammi, i mirtilli fanno bene, anzi benissimo! Le loro innumerevoli proprietà nutritive li rendono infatti un alimento eccellente e un alleato di benessere: sono un'ottima fonte di fibre, che facilitano la digestione e aumentano il senso di sazietà, sali minerali - calcio, fosforo, ferro, sodio e potassio - e vitamine A, B e C. I tannini presenti rafforzano il sistema immunitario e prevengono le infiammazioni e riducono il rischio di malattie cardiovascolari. Il consumo di mirtilli influisce anche sulle prestazioni sportive, migliorandole? Questo perché i fitonutrienti che racchiudono consentono di ridurre lo stress ossidativo e l'infiammazione, apportando benefici e protezione a molte parti del corpo. E aumentando il tasso di chetogenesi, cioè la capacità di bruciare i grassi, le ultime ricerche scientifiche condotte su soggetti sportivi hanno evidenziato che i mirtilli permettono di bruciare grassi anche nei giorni successivi l'allenamento".


Un occhio all'aspetto produttivo

Dal punto di vista produttivo l'attuale stagione è stata complessa ma discreta. "Questo 2021 è stato abbastanza buono per il mirtillo made in Italy - spiega Lara Giongo, tecnico della Fondazione Edmund Mach -. A causa dei freddi primaverili, e dei successivi ritorni di freddo e piogge, in alcuni momenti dell'estate le raccolte sono state ritardate ma non hanno portato a grande contrazione della quantità per pianta. Anche se i consumi sono in crescita siamo ancora un Paese che ne importa grandi quantità: da Marocco, Spagna, Polonia e Ucrania, ad esempio. Tutte realtà dove i costi di produzione (manodopera e logistica in primis) sono più bassi, influendo poi sul prezzo di vendita che la gdo esprime".

"È sulla qualità che dobbiamo giocarci le nostre carte, senza però dimenticare che la forbice tra costi e ricavi va migliorata soprattutto in caso di una coltivazione attenta e specializzata"
. Sulla stessa lunghezza d'onda anche i produttori che a gran voce chiedono un cambio di rotta. "I mirtilli non sono pesche - racconta Marika Servadei dell'azienda agricola Rio del Sol -, sia dal punto di vista produttivo che di mercato. Per fare reddito è necessario produrre frutti di qualità, ragionare in termini di speciality, operare in una programmazione e avere una produzione costante. Uno degli elementi più costosi è la manodopera, che richiede molta attenzione e precisione per garantire la migliore conservabilità e qualità dei frutti".

La produzione italiana di mirtilli dunque, seppur in crescita, s'inserisce però in un trend mondiale decisamente più positivo, dinamico e aggressivo. I nostri competitor presentano situazioni ambientali più favorevoli e costi produttivi decisamente più bassi. Senza dimenticare politiche di mercato e di filiera che permettono situazioni più redditizie e di facile gestione. Al momento il mirtillo in Italia risulta più interessante per i produttori che cercano di sostituire colture non più redditizie (ad esempio il pesco in Piemonte o il pomodoro in Sicilia) o come integrazione del reddito familiare (in Piemonte, areale leader in Italia, la superficie media dedicata a mirtillo per azienda è di 0,53 ettari).

Se il mirtillo italiano saprà crearsi segmenti di mercato esclusivi, al riparo dalla concorrenza, ci sono opportunità per realizzare centinaia di nuovi ettari. Questo passa inevitabilmente da una filiera coordinata e organizzata dal vivaio alla gdo, dalla volontà di puntare sulla qualità, da una comunicazione che educhi al meglio il consumatore e dalla collaborazione con gli altri produttori mondiali che possono contribuire efficacemente allo sviluppo del mercato italiano.

Per avere informazioni ulteriori è possibile guardare il videoreportage di Plantgest® "Mirtillo, cosa serve per coltivarlo" o leggere l'articolo su AgroNotizie dal titolo "Mirtillo, da nicchia a prodotto di massa" scritto con in collaborazione con Ncx Drahorad, azienda che realizza il blog Italian Berry.


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