Con l'avanzare della bella stagione il trapianto delle piantine da orto diventa una delle attività principali sia a livello domestico che a livello professionale.

Vediamo allora alcuni semplici consigli per garantire un buon attecchimento e limitare al minimo il così detto stress da trapianto, sia che si trapianti a mano che si trapianti con le macchine trapiantatrici.


Umidità del terreno

Per fare un buon lavoro è fondamentale che il terreno sia nelle giuste condizioni di umidità, cioè non sia né troppo bagnato né troppo secco, o come si dice in gergo tecnico sia "in tempera".

Questo è molto importante soprattutto nei terreni argillosi o mediamente argillosi, dove la troppa o la troppo poca umidità possono creare difficoltà per l'attecchimento e lo sviluppo radicale delle piantine.

Un modo semplice e pratico per capire se il terreno è in tempera e provare a sfarlo tra le dita: se il terreno si sfa facilmente producendo zollette friabili di piccole dimensioni le condizioni sono quelle giuste.

Se il terreno resta troppo duro o si sfarina in maniera polverulenta è troppo secco, mentre se si modella come plastilina o come creta da vasai vuol dire che è troppo umido.

Un altro modo per capire se il terreno è troppo umido e vedere se si attacca alle suole delle scarpe o anche agli attrezzi da lavoro.

Se il terreno è troppo umido, la cosa migliore è rimandare il trapianto a quando le condizioni di umidità saranno migliori.

Trapiantare con il terreno troppo umido, soprattutto in caso di terreno argilloso porta ad un compattamento del suolo e il suolo compattato viene difficilmente penetrato dalle radici delle piantine che non svilupperanno un apparato radicale adeguato e nei casi peggiori, ne impedirà lo sviluppo.

Se il terreno invece è troppo secco si può intervenire con una lavorazione mediamente profonda (20-30 centimetri) e poi, una volta fatto il trapianto, con l'irrigazione.


Lavorazioni del terreno

Per fare un buon trapianto è importante che il terreno sia lavorato per renderlo arieggiato e soffice, in modo che le radici delle piantine possano svilupparsi agevolmente.

La lavorazione può essere più o meno profonda a seconda della tipologia e delle condizioni del terreno. Ad esempio in terreni sabbiosi o sciolti può essere più superficiale, mentre in terreni compattati e argillosi è meglio che raggiunga almeno 20-30 centimetri in modo da garantire un buon volume di terra smossa dove gli apparati radicali possano svilupparsi.

La lavorazione deve essere sufficiente a creare un buon arieggiamento del suolo e a ridurre le erbe infestanti, quindi non è importante che sia particolarmente curato come per una semina, basta che elimini le infestanti e lasci zollette di piccole dimensioni e friabili.

Il terreno può essere lavorato tutto o solo sulla fila o sulla fascia su cui vine fatto il trapianto. La lavorazione sulla fila o sulla fascia però è consigliabile solo se il terreno non è compattato, altrimenti rischiamo di creare un ambiente favorevole troppo ristretto oltre il quale le radici tenderebbero a non svilupparsi. In questo caso sarebbe un po' come trapiantare le piantine in un vaso un po' più grande invece che in terra.


Preparazione delle piantine

Le piantine da trapiantare devono essere prima di tutto sane: non ha senso trapiantare piantine con evidenti sintomi di malattie fungine.

Poi devono essere ben sviluppate e compatte, cioè non sproporzionatamente alte rispetto alla dimensione del fusto e al numero delle foglie. Quando le piante sono sproporzionatamente alte, in gergo si dice che sono "filate" e questo le rende più deboli, facili da rompere soprattutto in caso di trapianto meccanico con le trapiantatrici.

E' importante che sia ben sviluppato anche l'apparato radicale, cosa che permette anche di togliere le piantine dai vasi o dai vassoi con tutto il pane di terriccio, condizione fondamentale per un buon attecchimento.

L'apparato radicale non deve però essere eccessivamente sviluppato, come avviene quando le piantine sono state tenute troppo tempo nei vasi o nei vassoi, producendo un ammasso di radici avvolte su sé stesse o addirittura che fuoriescono dai fori di drenaggio dei contenitori.

In questo ultimo caso è necessario tagliare le radici che escono dai vasi perché altrimenti si rischia di strappare o danneggiare le piante quando le togliamo dai contenitori. Nel caso di trapianto a mano si può anche provvedere a sistemare un po' le radici, tagliando quelle in eccesso, ma sempre lasciando il pane di terriccio ben compatto.

Molto importante è anche la giusta umidità del panetto di terra, che non deve essere troppo asciutto, perché rischia di aggravare lo stress da trapianto, e non deve essere troppo bagnato, perché potrebbe rompersi quando si estrae la piantina. La cosa migliore è innaffiare le piantine nei contenitori alcune ore prima del trapianto, diciamo mezza giornata prima del trapianto.


Irrigazione

L'irrigazione è fondamentale per garantire un ottimo attecchimento e ridurre lo stress da trapianto.

Per evitare di lavorare con una umidità eccessiva o per non rischiare di rovinare la struttura del terreno appena lavorato, l'irrigazione è meglio farla dopo il trapianto e non prima.

Appena messe a dimora le piantine è quindi molto utile irrigarle subito. La tecnica di irrigazione da usare non è molto importante, si può fare a mano con un innaffiatoio nei piccoli appezzamenti, o a scorrimento facendo arrivare acqua con una pompa, o accostando la manichetta della micro irrigazione.

Meno consigliabili sono le irrigazioni a pioggia che bagnano le foglie, che in questa stagione possono portare allo sviluppo di malattie fungine, ma comunque l'importante è dare subito acqua e mantenere la giusta umidità anche nei giorni successivi, soprattutto in giornate calde e soleggiate.