Il primo forum "Cereali e colture industriali" tenutosi lo scorso 25 giugno, tramite un webinar promosso da Anb Coop e Nomisma, è stata l'occasione per presentare la partnership fra l'associazione nazionale dei bieticoltori e la rinomata società di studi economici di Bologna. Dal meeting è emerso il quadro contrastato per il comparto agroalimentare, a causa di una ristorazione chiusa per quasi tre mesi e uno scenario comunque non convincente sui consumi domestici. Fra le tendenze in essere c'è una riscoperta dell'importanza dell'approvvigionamento alimentare e una crescita della ricerca, da parte del consumatore, a guardare con attenzione all'origine e alla sostenibilità dei prodotti.

Ad aprire il webinar è stato Enrico Gambi, in rappresentanza di Anb Coop. "Il nostro obiettivo è creare filiere produttive in grado di garantire reddito all'agricoltore. E' necessario rafforzare in futuro l'interprofessione delle proteoleaginose. Dallo stesso tavolo dove siedono coltivatori, allevatori, mangimisti e industria devono venire idee per il miglioramento qualitativo delle produzioni".

In seguito Denis Pantini, responsabile area agroalimentare di Nomisma, ha tracciato una panoramica sul settore delle colture proteoleaginose in Italia. Il Belpaese è leader europeo nella produzione di soia, anche se il grado di autoapprovvigionamento raggiunge solo il 36% del fabbisogno nazionale. Più alte le percentuali invece per la farina di soia (46%), girasole (57%) e colza (51%). L'autoapprovvigionamento non soddisfa le richieste, dal momento che la produzione italiana di mangimi composti è cresciuta negli ultimi cinque anni del 4%, raggiungendo nel 2019 14,7 milioni di tonnellate.

Le due filiere agroalimentari collegate, i formaggi e i salumi, valgono rispettivamente 7,1 e 4,8 miliardi di euro, trainate da un consumo in crescita in particolare all'estero. Negli ultimi 10 anni Nomisma fotografa una crescita del 122% del valore dell'export per i formaggi e dell'84% per i salumi. Nel 2019 il valore dell'export di formaggi ha toccato infatti i 2,8 miliardi, mentre i salumi 1,8 miliardi.
"I comparti agroalimentari hanno necessità di una maggiore filiera – ha spiegato Denis Pantini – Il Covid ci ha lasciato un'eredità complicata e in continua evoluzione, ma anche tante opportunità, legate al valore ricercato nell'italianità e nella sostenibilità. Il settore deve cavalcare questa ondata di rinnovato interesse".

"L'industria mangimistica italiana sarà sempre più dipendente dalle importazioni di materie prime – ha poi sottolineato Enrico Zavaglia, trading manager OilSeed Dept di Cereal Docks - per questo dovrebbe esserci uno stimolo a ricercare una maggiore valorizzazione delle nostre produzioni e filiere. Persiste nel consumatore l'interesse nel chiedere prodotti ottenuti nel rispetto della sostenibilità ambientale. Paradossalmente in una situazione negativa come quella del Coronavirus siamo diventati più consapevoli e siamo più attenti all'origine dei prodotti. Questa è una grande opportunità per l'agroalimentare made in Italy".

"In Europa, tramite il New Green deal – ha poi rimarcato l'europarlamentare Paolo De Castrosi punta a rafforzare le filiere produttive anche nel settore dei cereali e delle colture proteiche, tramite le strategie Farm to Fork e Biodiversity. Dare valore alle nostre produzioni può contribuire a ridurre il peso dell'import".

A concludere la giornata il presidente di Assalzoo, Marcello Veronesi.
"La nostra dipendenza dall'estero è in crescita per le materie prime vegetali. Produciamo infatti solo il 40% rispetto al fabbisogno complessivo di cereali e semi proto-oleaginosi. Dato ancora più allarmante per le sole farine proteiche. Bisogna rimettere mano alla politica agricola nazionale, in modo che questa tendenza venga invertita".