Forte volatilità dei prezzi, variabilità delle rese e infine il difficile confronto con i paesi dove gli Ogm sono di casa, mentre da noi sono proibiti.
Eccoli i "mali" del mais italiano, sempre meno redditizio e sempre più abbandonato nelle scelte colturali.

Così, se dieci anni fa a questo cereale erano destinati oltre un milione di ettari, Ismea nel 2018 ne contava meno di 600mila, e oggi potrebbero essere anche meno.
Crollata di conseguenza la produzione interna, che si ferma a circa 60 milioni di quintali, il 40% in meno, insufficiente a coprire il fabbisogno dei nostri allevamenti, dove il mais è uno dei principali ingredienti della razione.
Si rimedia con le importazioni, ma non è la stessa cosa. Non lo è in particolare per le produzioni tipiche, dove il legame con il territorio è fondamentale.
 

"Accordo Quadro"

Come rimediare? Una soluzione che può rivelarsi vincente è quella messa a punto coniugando insieme gli incentivi predisposti dal ministero per le Politiche agricole e l'Accordo Quadro per il mais da granella di filiera italiana certificata.

Già da quest'ultimo aggettivo, "certificata", si intuisce che alla base del progetto c'è l'obiettivo di incentivare produzioni di qualità, a loro volta destinate a garantire circuiti di eccellenza per i prodotti agroalimentari, dove il mais di origine italiana rappresenta una materia prima irrinunciabile.

Qualità incentivata riconoscendo premi crescenti ai produttori che aderiscono all'accordo. Al normale prezzo di mercato si aggiungono i 100 euro messi a disposizione dal ministero per le Politiche agricole previsti dal decreto per la competitività delle filiere.
Poi aderendo all'Accordo Quadro il premio può salire sino a raddoppiarsi e oltre, a seconda dell'opzione scelta.
 

Le opportunità

L'intesa prevede diverse opportunità a scelta del produttore, che potrà legare i suoi obiettivi alla granella di origine certificata o concordare caratteristiche qualitative specifiche del mais raccolto.
C'è anche la possibilità di definire il prezzo in base agli andamenti di mercato oppure fissare in partenza una quotazione di riferimento.

L'accordo, che ha contribuito all'emanazione del decreto ministeriale per la competitività, porta la firma di tutte le componenti della filiera del mais: Assalzoo in rappresentanza dell’industria mangimistica italiana, Ami, Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura e Copagri per i produttori agricoli, Alleanza delle cooperative agroalimentari per il mondo cooperativo, Compag e Aires per gli stoccatori e per gli essiccatori, Assosementi per le ditte sementiere, e Origin Italia per i Consorzi di indicazioni geografiche.
Non può sfuggire l'assenza in questo elenco di Coldiretti. Peccato.


C'è poco tempo

L'Accordo Quadro, si legge nel documento che ne ha accompagnato l'uscita, si prefigge l'obiettivo "di favorire una ripresa della produzione italiana di questo cereale, indispensabile per garantire una alimentazione di qualità agli allevamenti nazionali da latte e da carne."

Ora resta tuttavia da superare un ultimo ostacolo per rendere il tutto operativo.
E' infatti necessario che Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) fornisca in tempi rapidi le indicazioni per accedere al nuovo contributo.
Entro il 15 giugno occorre infatti presentare la "Domanda Unica 2020" per i pagamenti previsti dai regolamenti comunitari.