Fare bio con scienza e coscienza, mettendo al centro l'agricoltore. Si può riassumere così lo spirito che ha spinto Coprob-Italia Zuccheri, cooperativa con circa 5mila soci, a creare il primo zucchero grezzo biologico 100% italiano da barbabietole, in commercio da gennaio 2020, il Nostrano Bio.

Una storia che nasce dalle persone per le persone, quella dello zucchero Nostrano bio. Ed è proprio così che è partita l'avventura nella bieticoltura biologica di Coprob: "E' stato un nostro socio, l'agricoltore Fabio Guzzetti di un'azienda in regime biologico, a lanciare l'idea nel 2017 - racconta il direttore agricolo Massimiliano Cenacchi ad AgroNotizie -. Ci ha dedicato un ettaro del suo terreno per fare il primo anno di prova a biologico, abbiamo visto che l'idea era fattibile e da lì l'anno successivo sono stati fatti 300 ettari di prova, non ricavando però zucchero biologico, ma provando solamente la tecnica agronomica in biologico".

"Nel 2019 abbiamo coltivato 1.300 ettari da cui poi abbiamo ricavato il primo zucchero biologico italiano 100%, nessuno ci è mai riuscito prima, da un lato perché il mercato biologico tempo fa non tirava così tanto, mentre oggi va a doppia cifra, e dall'altro lato perché le aziende agricole non erano così predisposte ad andare in regime biologico. Ma a fare la differenza sono state soprattutto le persone - precisa Cenacchi -: in Coprob da Fabio Guzzetti alla presidenza, a noi agronomi, abbiamo creduto in questo progetto".

L'anno scorso i 1.300 ettari biologici sono stati coltivati da 120 agricoltori distribuiti in sette regioni d'Italia: Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Marche e Umbria. La campagna è durata circa sette giorni e il prodotto è stato messo in distribuzione da gennaio di quest'anno, si trova già in commercio: "si chiama Nostrano Bio, ed è il primo prodotto biologico di zucchero grezzo 100% italiano da barbabietola" spiega Cenacchi.
 
Massimiliano Cenacchi, direttore agricolo Coprob
Nella foto: Massimiliano Cenacchi, direttore agricolo di Coprob
(Fonte foto: Coprob - Italia Zuccheri)

Il primo zucchero grezzo di barbabietola: Nostrano

Quando si parla di zucchero grezzo normalmente ci si riferisce allo zucchero di canna, ed è proprio questa l'innovazione di Nostrano di Coprob-Italia Zuccheri: è il primo zucchero grezzo, 100% italiano, da barbabietola. E da oggi anche in versione biologica.

Ciò che differenzia lo zucchero grezzo da quello raffinato è che nel primo viene lasciato alla bietola il succo madre, ovvero il melasso, un sottoprodotto che di solito viene venduto ai lievitifici, alle distillerie o destinato ad uso zootecnico.

La produzione dello zucchero grezzo di barbabietola è stata resa possibile grazie alla messa a punto di un nuovo processo produttivo: "Agendo su temperatura e pressione è stato possibile isolare quegli elementi odorigeni dovuti al fatto che la barbabietola nasce e cresce nella terra - racconta Cenacchi - Nostrano ha due anni di vita e più i consumatori lo conoscono, più lo apprezzano perché garantisce caratteristiche organolettiche simili allo zucchero grezzo di canna ma nasce da una filiera 100% italiana".

E particolare è anche il packaging di Nostrano Bio, completamente compostabile, coerentemente al concetto di sostenibilità che sta alla base dell'attività di Coprob-Italia Zuccheri e dove spicca il logo di Legambiente: "L'associazione consiglia il nostro prodotto. Dopo le verifiche del caso, la onlus ci ha permesso di apporre il proprio logo su Nostrano Bio, un'ulteriore dimostrazione che stiamo facendo le cose con scienza e coscienza, in trasparenza e il tutto è provato dai numeri".
 

Un prezzo equo per l'agricoltore

Ma conti alla mano, agli agricoltori conviene coltivare bietole bio? "Di fatto il costo medio che i nostri soci hanno per coltivare la bietola biologica è, grossomodo, di 2mila euro per ettaro, anche perché è vero che si hanno più costi di manodopera e di meccanizzazione, ma si sottraggono i costi di erbicidi che non si usano" spiega Cenacchi.

Per poter essere in regime biologico sono necessari tre anni: "L'azienda - precisa - deve fare due anni di conversione, il prodotto che raccoglie in questo lasso di tempo non sarà commercializzato come biologico, sarà pagato come prodotto convenzionale, per essere un prodotto bio deve passare almeno un terzo anno di coltivazione. Per lo zucchero biologico usiamo quindi bietole di aziende che hanno già la certificazione bio e non quelle in conversione".

Gli agricoltori sono poi ricompensati dai prezzi del mercato: "Oggi noi la bietola biologica la paghiamo agli agricoltori 96,5 euro base sedici, perché il mercato dello zucchero biologico è sui 1.300 euro a tonnellata, più del doppio se confrontato al convenzionale, quindi viene raddoppiato anche il prezzo della bietola biologica".

"Chi è in biologico - spiega Cenacchi - ha un 40% in meno di rese rispetto al convenzionale, aiuta l'ambiente ma è necessario che gli venga garantito un prezzo equo, questa è la vera sostenibilità. E vi rientra anche il concetto di sociale, che Coprob interpreta molto bene: oggi abbiamo 5mila soci, duemila conferitori, circa cinquecento trasportatori, e un indotto di mezzi tecnici e di terzisti. Il tutto è dimostrato da questi numeri".
Leandro Cariolo, responsabile marketing & trade marketing di Italia Zuccheri
Leandro Cariolo, responsabile marketing & trade marketing di Italia Zuccheri
(Fonte foto: Coprob - Italia Zuccheri)

 

Lo zucchero e le evoluzioni del mercato

Leandro Cariolo, responsabile marketing & trade marketing di Italia Zuccheri, dà una fotografia del mercato dello zucchero nella Gdo: "Negli ultimi tre anni ha registrato una riduzione importante. Nel 2019, rispetto al trend degli ultimi anni la flessione è stata più contenuta, registrando il -4,4% a volume (Fonte Iri 2019). Lo zucchero di canna, al contrario, ha registrato una flessione maggiore del -7,8% a volume".

"Il consumo di zucchero nella Gdo è fortemente legato alla preparazione dei dolci in casa - continua Cariolo -. Negli ultimi anni, con l'aumento dei consumi fuori casa e con il cambiamento degli stili di vita dei consumatori, questa pratica si era fortemente ridimensionata. Tutte le famiglie italiane acquistano e consumano zucchero, ma quello a cui stavamo assistendo era un calo della frequenza, con conseguente impatto sull'acquisto medio. Nell'ultimo periodo si sta verificando l'inversione di tendenza con un aumento dei consumi domestici; in particolare lo zucchero, come alimento base, sta assumendo incrementi importanti rispetto al pari periodo dell’anno precedente".

L'80% delle vendite di Coprob-Italia Zuccheri è destinata al canale b2b e il restante alla Gdo e agli artigiani. "Per tutti i nostri canali di vendita siamo in grado di fornire una gamma completa di prodotti in grado di rispondere alle diverse esigenze - precisa Cariolo -. Il nostro focus rimane però la coltivazione delle barbabietole e quindi lo zucchero che ne deriva in tutte le sue forme".
 

Certificazione

Ciò che si certifica è la coltivazione biologica: il prodotto è sempre saccarosio al 99,9%, a fare la differenza è la filiera. "Le bietole biologiche sono certificate ai nostri soci da circa 15-16 enti certificatori - spiega Cenacchi -. Il nostro zucchero biologico è certificato dal Ccpb, inoltre collaboriamo con Federbio che è l'ente di consulenza di cui Coprob si avvale perché, non avendo esperienza di biologico, abbiamo voluto in questi anni avere al nostro fianco un consulente che ci ha dato una grossissima mano nel fare il bio 'con scienza e coscienza', come dice il nostro presidente Claudio Gallerani, e questo è il messaggio che la cooperativa sta dando ai territori".
 

Pro e contro della coltivazione di bietole in bio

Se i produttori di bietole convenzionali del Nord Europa sono avvantaggiati nei confronti del Belpaese grazie alle loro condizioni climatiche, l'Italia non si è lasciata sfuggire l'opportunità che offre la coltivazione in biologico.

Infatti, in regime biologico le bietole vengono raccolte presto, a metà luglio: "In questo modo riusciamo ad anticipare l'arrivo del fungo cercospora, che che nel bio non avrebbe molte armi" afferma Cenacchi. "Si tratta di un'opportunità anche rispetto ad altre zone europee dove raccolgono la bietola biologica a settembre-ottobre e sono quindi più esposti di noi nelle bietole bio alla cercospora e virosi. Questo obiettivo è stato raggiunto sfruttando l'italianità dell'idea: sia per il contesto del prodotto, sia per lo stile italiano del far sì che da una criticità possa nascere un'opportunità, è questo il messaggio che ne è uscito".

Per coltivare in regime biologico bisogna però tener conto anche di alcuni aspetti che possono impattare sull'attività. Ad esempio, non è possibile utilizzare prodotti di sintesi non ammessi in biologico "I bieticoltori devono sottostare a rigidi disciplinari di coltivazione, con meno input, più salvaguardia dell'ambiente e soprattutto meno rese".

Ma per Coprob-Italia Zuccheri questo è uno stimolo: infatti con Beta, l'ente di ricerca nazionale della bieticoltura, ogni anno vengono sperimentate tecniche innovative, ammesse in biologico, che vanno dalla genetica alla prova di nuovi prodotti; come sottolineato dal direttore agricolo questo è un aspetto importante: "grazie alla sperimentazione ogni anno è quindi possibile trovare la soluzione alle criticità". Ma non solo.
 

L'accordo con Timac Agro: biostimolanti, assistenza e concime pellettizzato

"Nel 2017 è stato siglato un accordo di partnership con Timac Agro e, visti i risultati positivi dei tre anni precedenti, abbiamo deciso di prolungarlo per altri cinque anni - racconta il direttore agricolo -. Grazie a questo partenariato sono nati diversi progetti. Timac Agro ha messo a disposizione i fitotroni del proprio Centro di ricerca mondiale a Saint Malò, delle serre dove vengono coltivate le barbabietole ricreando le condizioni climatiche dell'Italia e dove si utilizzano diversi biostimolanti per far in modo che la bietola riesca a far fronte agli stress termici. Con Timac Agro stiamo facendo questi studi da circa un anno e stiamo provando nuovi prodotti biostimolanti, ottenuti dalle alghe prodotte nella costa francese".

"Timac Agro ha due stabilimenti in Italia, uno a Crema e uno a Barletta, e ci sta aiutando anche sul territorio - aggiunge Cenacchi - affiancando i nostri tecnici per dare una sempre maggiore e puntuale assistenza tecnica sul territorio; i tecnici Timac danno una mano a Coprob a diramare i bollettini, inoltre i loro prodotti vengono utilizzati da Beta nei campi prova con successo".

"C'è un ulteriore progetto che stiamo sviluppando con Timac: utilizzare le calci di defecazione, che vengono prodotte come scarto della lavorazione zucchero, come concime". Le calci di defecazione sono il residuo del processo industriale di depurazione dei sughi zuccherini, reso necessario dall'esigenza di separare le impurità, chiamate genericamente non zuccheri, per consentire la cristallizzazione del saccarosio.

"Ad oggi portiamo le calci ai nostri soci per utilizzarle come ammendante, ma questo ha costi sia per l'agricoltore che per la cooperativa - spiega Cenacchi -. Le calci sono in uno stato simile alla melma, una specie di fanghiglia: ne andrebbero distribuiti due o tre camion per ettaro e questo comporterebbe un alto costo di movimentazione e di distribuzione".

Da qui nasce l'idea di Timac Agro: nello stabilimento di Crema è stato predisposto un prototipo che ha trasformato le calci in concime pellettizzato "In questo modo sarà prodotto in sacconi, risultando così facilmente distribuibile dall'agricoltore: basterà infatti un distributore centrifugo che spargerà questo concime pellettizzato in campo. Si tratta di un aspetto importante in tema di costi energetici perché ci consente di essere sempre più sostenibili, riducendo i costi di trasporto e di distribuzione, e ci dà una mano in termini di Lca, Life-cycle assessment, l'analisi del ciclo di vita, di Coprob".

"Al centro del progetto c'è sempre l'agricoltore: lo scopo è far crescere il mondo agricolo. Questo progetto è per noi un fiore all'occhiello: una multinazionale e una cooperativa, due visioni aziendali completamente diverse, ma con lo stesso obiettivo; questo fa capire che in molti casi a fare la differenza sono le persone. . A volte bisogna mettere da parte eventuali divergenze aziendali per pensare all'agricoltore, perché se l'agricoltore esiste e fa reddito esistono Coprob e Timac Agro, ma se l'agricoltore non esiste e non fa reddito finiscono di esistere anche Coprob e Timac Agro. Questo è il messaggio che deve passare, perché oggi l'agricoltore è davvero spremuto al limite. Si devono attuare azioni e strategie per dare valore e stare vicino all'agricoltore" conclude Cenacchi.
 

Sqnp, la sostenibilità non è solo bio

Dal 15 di maggio prossimo Coprob-Italia Zuccheri entrerà nella Filiera Sqnp, filiera sostenibile di produzione integrata nazionale, "Con il logo Sqnp vogliamo dimostrare, e certificare, che tutti i bieticoltori Coprob coltivano in modo sostenibile. Si può infatti incorrere nel rischio di percepire come sostenibile solo la coltivazione in biologico, ma non è così".

"E' per questo - conclude Cenacchi - che Coprob-Italia Zuccheri dal 2021 sarà ancora più attenta a questo aspetto e saranno certificate sostenibili con questo logo tutte le nostre aziende, penso che sia un risvolto importante di cui andare fieri".
 
Zucchero Nostrano Bio
Nostrano è il primo zucchero grezzo, 100% italiano, da barbabietola, da oggi anche in versione biologica
(Fonte foto: Coprob - Italia Zuccheri)