Banane in Sicilia? C'è chi ci ha provato e ha vinto la scommessa grazie anche al cambiamento climatico.
Protagonista è la Cooperativa Valle dell'Oreto, un'azienda familiare che da quattro generazioni coltiva banane a Sud di Palermo e che ad oggi è l'unica a produrre un frutto totalmente made in Italy.
"La coltivazione ha avuto inizio nel momento in cui il mio bisnonno, di ritorno da uno dei suoi viaggi in America latina, dove vendeva i nostri agrumi siciliani, ha portato a casa un souvenir particolare: una pianta di banano", racconta Letizia Marcenò della cooperativa.

Complice proprio il clima, nel corso degli anni i quantitativi di prodotto sono aumentati passando da una coltivazione di tipo familiare ad una coltivazione più intensiva.
"Nel nostro caso, per quanto riguarda le banane, i cambiamenti climatici sono stati una benedizione. E oggi - afferma Letizia - i miei fratelli ed io siamo arrivati a circa 3mila piante".

"Noi siamo fortunati perché nella posizione in cui ci troviamo, una vallata che è attraversata dal fiume Oreto, si riproducono naturalmente le condizioni ideali alla crescita di questa pianta". Grazie a ciò infatti i banani non sono coltivati in serra. "Siamo gli unici in Italia a produrre banane fuori serra" afferma orgogliosa Letizia. "Negli ultimi anni, vuoi la crisi, vuoi la voglia e la passione dei ragazzi di scoprire nuove colture, c'è stato chi si è messo in gioco e ha iniziato a coltivare banane, ma chi lo fa lo fa esclusivamente in serra".

Oggi la cooperativa ha circa 3mila piante di banano
Oggi la cooperativa ha circa 3mila piante di banano
(Fonte foto: Cooperativa Valle dell'Oreto)

Il banano rimane però una pianta di origine tropicale che ha quindi bisogno di determinate condizioni di umidità, calore e temperatura, di conseguenza nel corso della stagione invernale può sorgere qualche difficoltà.
"A Palermo in genere non nevica mai, ma negli ultimi quattro-cinque anni, anche se per soli due-tre giorni, ci sono state delle nevicate e questo per noi è stato un problema. Però c'è da dire che durante l'inverno non è periodo di produzione. Il consumatore è convinto che le banane ci siano tutto l'anno ma non è così, il periodo di produzione va da marzo-aprile fino a ottobre-novembre, viste le temperature possiamo però arrivare anche fino a dicembre". Anche se nel periodo più freddo dell'anno, quello che va da dicembre a marzo, la produzione non c'è, "tendiamo comunque a tutelare queste piante". "Parliamo però di piante di otto-nove metri - specifica Letizia Marcenò - per cui anche se volessimo è materialmente impossibile metterle in una serra. Nei mesi invernali cerchiamo di coprirle e se ci sono dei germogli, in modo particolare dei cespi, li andiamo a coprire con dei teli idonei per dare calore alla pianta".

E' lo stesso clima che influenza il tempo di maturazione delle banane e di conseguenza la produzione degli impianti.
"Tenendo sempre in considerazione il clima, per entrare in produzione un impianto ha bisogno di un paio d'anni. Quelli più vecchi sono del 2011 circa e poi naturalmente ci sono le piante più giovani".
Il tempo che intercorre tra la produzione del casco e la maturazione dei frutti dipende tantissimo dalla temperatura. "Dipende se siamo nel mese di aprile, nel mese di agosto o se siamo a novembre. Una media di circa un mese-due mesi". Se c'è un clima idoneo alla maturazione dei frutti questi ultimi vengono lasciati sull'albero finché non raggiungono il giusto grado di maturazione, se invece non c'è un clima idoneo alla loro maturazione sull'albero, "li raccogliamo manualmente prima e li mettiamo a maturare avvolgendoli con del tessuto non tessuto. All'interno mettiamo delle mele siciliane non trattate che sprigionano etilene naturale che avvia la maturazione del frutto".


Banane a chilometro zero per una vendita diretta

Sono due le varietà coltivate dalla Cooperativa Valle dell'Oreto, la Musa capriciosa e la Musa × paradisiaca.
"La prima - afferma Letizia - è leggermente più tozza e più grossa della seconda, ma poi a livello organolettico se la giocano molto. Noi che le conosciamo bene le sappiamo riconoscere esteticamente, ma il consumatore non le riesce a distingue". Accanto a queste due varietà recentemente ne hanno iniziato a coltivare una terza, "la Cavendish, che per intenderci è quella a marchio Chiquita".

Le piante non necessitano di particolari cure agronomiche. Hanno bisogno di abbondante acqua, e qui un ruolo importante è giocato dall'irrigazione a goccia, mentre per quanto riguarda la concimazione molto dipende dal tipo di terreno. "Noi usiamo un concime organico, un concime animale. Facciamo delle concimazioni molto miste e in genere il concime viene alternato anche in base ai periodi. Ci sono periodi - racconta Letizia Marcenò - in cui si utilizza un concime di gallina insieme al concime di cavallo. Comunque il terreno deve essere sempre bel rifocillato a livello organico".

Le piante non necessitano di particolari cure agronomiche
Le piante non necessitano di particolari cure agronomiche
(Fonte foto: Cooperativa Valle dell'Oreto)

In generale "il banano è un'ottima pianta e anche per quanto riguarda i parassiti fino a questo momento non abbiamo avuto problemi, mentre in Africa ci sono state intere coltivazioni decimate".

"Le nostre piante non richiedono assolutamente alcun tipo di trattamento. Come azienda non abbiamo una certificazione di biologico, ma le nostre banane sono un frutto che va oltre il chilometro zero, sono il massimo della genuinità. Stiamo parlando di un prodotto totalmente differente da quello che si trova in commercio", specifica Letizia.

"Del mio prodotto possiamo conoscere tutto. Possiamo conoscere la storia di questa pianta, possiamo sapere quando è entrata in produzione. Il cliente, avendo un rapporto diretto con chi produce, può avere tutte le notizie che vuole. Di un prodotto importato invece non abbiamo tutte queste informazioni: non sappiamo chi l'ha coltivato, con quale acqua è stato irrigato, ecc…".

Proprio per questo motivo i clienti non mancano e le richieste arrivano da tutta Italia. "Ogni tanto facciamo qualche spedizione, ma i quantitativi non sono sufficienti per soddisfare le numerose richieste. Tutto il quantitativo lo vendiamo tramite la vendita diretta al mercato di Campagna amica a cui partecipiamo e nel nostro punto vendita aziendale".

E la curiosità è che le banane vengono portate nei punti vendita esattamente come vengono raccolte dalla pianta, ovvero viene portato un unico casco. "Quello che in genere il cliente è abituato a vedere e ad acquistare dal fruttivendolo si chiama 'mano', cioè le classiche quattro-cinque banane insieme. In un casco dal peso di trenta chili ci sono invece un centinaio di banane". Infatti, come ricorda Letizia, le prime volte c'è stato un po' di stupore da parte dei clienti perché non capivano bene di cosa si trattasse.

Per quanto riguarda il futuro Letizia è molto scaramantica e non si sbilancia nemmeno sull'andamento della prossima annata. Sul presente invece non ha dubbi e afferma di essere molto soddisfatta del risultato fin qui raggiunto. "Devo dare merito al lavoro svolto prima da mio nonno e poi da mio padre e ai numerosi sacrifici che hanno fatto".

 
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