La voglia sempre più crescente di sperimentare nuove coltivazioni, accompagnata al cambiamento climatico, sta portando sul mercato prodotti che fino a poco tempo fa potevano essere solo importati dai paesi subtropicali e che invece oggi possono vantare del marchio made in Italy. Dall'avocado al mango, passando per l'annona e il frutto della passione, il segmento di mercato dei frutti tropicali sta crescendo a vista d'occhio.

Secondo un sondaggio Coldiretti-Ixè oltre sei italiani su dieci (61%) acquisterebbero banane, manghi e avocado italiani se li avessero a disposizione, invece di quelli importati dall'estero. Il 71% dei cittadini sarebbe inoltre disposto a pagare di più per avere la garanzia dell'origine nazionale dei tropicali: una scelta motivata dal maggiore grado di freschezza, ma anche dal fatto che l'Italia, come precisa la Coldiretti, è al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,8%), quota inferiore di 1,6 volte alla media dell'Unione europea (1,3%) e ben sette volte a quella dei paesi extracomunitari (5,5%).

Proprio con l'idea e la volontà di far arrivare sulla tavola del consumatore un prodotto appena raccolto che conserva a pieno la qualità e la freschezza, qualche anno fa nel comune di Sant'Agata Militello in provincia di Messina è nata l'azienda agricola Bianco Rosalia, oggi specializzata nella coltivazione del mango con il marchio Papamango.

Per la precisione, come afferma il referente commerciale Vincenzo Amata, l'azienda nasce come una realtà interamente vocata alla produzione di agrumi, limoni in primis, ma "gli agrumeti erano vecchi, da sostituire, e in più il mercato del limone negli anni è calato fortemente. Per questi motivi parte del terreno l'ho mutato a mangheto e parte è rimasto ad agrumeto, ma coltivato in modo più moderno".

Mango in fiore
Mango in fiore
(Fonte foto: Pagina Facebook dell'azienda agricola Bianco Rosalia)

Inizia così l'avventura di Vincenzo. "Prima ero un agente di commercio nel settore dell'abbigliamento - racconta in un'intervista telefonica ad AgroNotizie - poi per caso ho assaggiato un mango ed ho avuto una sorta di illuminazione che mi ha cambiato la vita. Prima di quel momento non avevo mai preso in mano una zappa e non avevo mai guidato un trattore, ma piano piano ho carpito tutte le informazioni che mi servivano per iniziare l'attività, grazie anche agli studi effettuati dall'Università degli studi di Palermo venti-venticinque anni fa mediante i quali è stato scoperto che la zona messinese è quella più vocata per i frutti subtropicali".

Non tutto è stato facile, soprattutto all'inizio. "Un ettaro mi è costato circa 30-35mila euro. Ho fatto tutto da solo, senza nessun aiuto comunitario. Sono partito da 400 piante e oggi ne ho 2mila, ma voglio continuare ad espandermi". Investimento importante se si considera che i mangheti "sono entrati in produzione dopo tre anni. Adesso le piante adulte hanno sette anni e poi ci sono quelle più giovani", racconta Vincenzo.

Quanto distano tra di loro le piante?
"Tra un filare e l'altro ci sono 4 metri e gli alberi sono posti su baula (sopralzo di terreno che isola dall'umidità per evitare il marciume radicale) a tre metri di distanza l'uno dall'altro. I filari sono orientati a Sud-Nord. La distanza è molto importante. La mia - precisa il referente commerciale dell'azienda - è una coltivazione intensiva: tengo l'albero basso per avere più produttività e per gestire meglio la pianta, la sua manutenzione, la sua potatura e la raccolta del frutto. Sono piante che nei loro paesi di origine arrivano anche a trenta metri".

Parte del mangheto dell'azienda
Parte del mangheto dell'azienda
(Fonte foto: Pagina Facebook dell'azienda agricola Bianco Rosalia)

A proposito di potatura, Vincenzo spiega che è una pianta che incontra differenti fasi: a prodotto raccolto si fa la potatura più grossa e l'altra avviene un po' prima della fioritura.

Il terreno che caratteristiche ha?
"Il terreno idoneo è franco-sabbioso, leggero, non che si carichi di umidità o che la trattenga toppo". Il terreno in cui si trova l'azienda agricola misto: vicino al mare è più sabbioso, nella parte più alta è argilloso e vicino al torrente è ricco di humus".

L'irrigazione come avviene?
"In azienda ho un impianto di fertirrigazione. Prima avevo un impianto di spruzzatori a farfalla che irrigava anche dove non c'era bisogno, adesso l'irrigazione è a goccia: non c'è sperpero di acqua perché è un'irrigazione mirata. Inoltre l'impianto di irrigazione a goccia mi toglie il problema di dover tagliare l'erba continuamente".
"E' una pianta - continua - che necessita di molta acqua, ma dipende molto dal clima. D'estate a volte irrighiamo due volte a settimana e altre tre volte a settimana".
 

Papamango: qualità, continuità e rispetto per l'ambiente come punti di forza

"La pianta è una sempre verde e ha le foglie allungate. Da cultivar a cultivar cambiano le caratteristiche: alcune hanno foglie grandi e larghe, altre, come la Maya, le hanno strette e lunghe".

Nell'azienda agricola Bianco Rosalia sono numerose le cultivar coltivate. La Maya, che è una cultivar israeliana, ha un frutto rosso con sfumature tendenti all'arancio. Come racconta Amata "le prime 120 piante quest'anno hanno fatto la loro prima produzione. Con questa cultivar ho fatto un esperimento visto che il frutto ha la buccia resistente e ha una shelf life maggiore rispetto alle altre: ho insacchettato il frutto con un sacchetto bianco e ho lasciato che cadesse da solo nel sacchetto una volta maturo. In questo modo il frutto era già pronto per essere spedito, ma soprattutto sono riuscito a salvaguardarlo dagli agenti atmosferici e dagli insetti". La stessa cosa Vincenzo l'ha provata con la cultivar Kensington Pride, ma "il frutto si è ingrossato troppo e ho dovuto togliere il sacchetto. In futuro ci riproverò con dei sacchetti più grandi". Quest'ultima cultivar è di origine australiana ed è molto resistente.

Mango insacchettato sulla pianta
L'esperimento fatto da Vincenzo Amata
(Fonte foto: Pagina Facebook dell'azienda agricola Bianco Rosalia)

Poi ci sono la Gleen, di colore giallo intenso/oro, molto raffinata con zero fibra e zero filamenti, la Kent, con frutto di colore giallo-verde e sfumature di rosso in fase di maturazione, la Keitt con polpa priva di fibra, dolce e pungente dal peso medio di 700 grammi e la Sensation che ha un colore violaceo ed è a grappoli. "Questa cultivar è al secondo anno. Nonostante siano ancora piccole - precisa Vincenzo - hanno già più di venti frutti a pianta. Stanno dimostrando di fruttificare benissimo". Infine in azienda coltivano la Osteen, una cultivar giovane che è al primo anno.

"Kensington Pride e Glenn maturano prima. Quest'anno - racconta - è successa però una cosa particolare. Alcune cultivar che dovevano maturare a ottobre hanno maturato il 20 settembre e le cultivar che dovevano maturare a metà agosto hanno maturato alla fine di agosto. Il clima influisce molto sulla maturazione del frutto".

Questa numerosa offerta di cultivar è dovuta al fatto che Vincenzo ha in mente un obiettivo ben preciso che mette in luce anche la sua precedente esperienza come commerciale. Se oggi il prodotto si può trovare sul mercato da metà agosto al 30 ottobre, "io punto ad arrivare a dicembre: voglio allungare l'offerta al cliente dal primo agosto al primo dicembre, in modo da dare continuità".

Motivo di orgoglio per Vincenzo è quello di rispettare il più possibile l'ambiente e la pianta ed arrivare ad un prodotto di qualità con determinate caratteristiche organolettiche. Il frutto viene fatto maturare direttamente sulla pianta e raccolto, manualmente, quando è pronto per essere mangiato.

"Il mio prodotto matura sulla pianta, è scelto da persone che quotidianamente girano il campo e raccolgono solo quello maturo. Sulla pianta, grazie anche al sole e all'aria, il frutto acquista i gradi Brix che gli servono e le caratteristiche organolettiche. Sul mercato arriva un prodotto già pronto per essere mangiato e questo fa la differenza rispetto al prodotto importato. Il prodotto importato - puntualizza Amata - viene raccolto non del tutto maturo (al 50%), viene trattato, cerato, ecc e messo in commercio. Il mio è naturale anche perché ha il difettuccio. E' un frutto profumato e gustoso". E, come ama definirlo, è un "prodotto sartoriale" perché nessun frutto è uguale all'altro.

Il prodotto dell'azienda matura sulla pianta
Il prodotto dell'azienda matura sulla pianta
(Fonte foto: Pagina Facebook dell'azienda agricola Bianco Rosalia)

Vincenzo ha un rapporto speciale con il suo mangheto. "Sono sette anni che faccio questo lavoro, ho imparato a trattare le piante come se fossero degli umani. Potrei dare un nome a tutte le piante. Io le guardo, ci parlo, le capisco e mi prendo cura di loro".

Cosa significa per te rispetto della natura e dell'ambiente?
"Ho cura delle piante. Non uso erbicidi, agrofarmaci ed altri prodotti chimici, ma non sono certificato biologico. Limito il consumo di acqua e in più ho contribuito a valorizzare il territorio in cui è situata l'azienda ed ho fatto conoscere il mio paese".

Quali sono le avversità a cui può andare incontro la pianta?
"Eccessiva umidità, eccessivo freddo e ventosità. Infatti il costo per realizzare un impianto è oneroso perché vanno realizzati i frangivento. Tutto l'impianto ha un layout con frangivento. Inoltre può soffrire di Antracnosi e marciume apicale. Le misure che adotto sono quelle di potare per togliere la parte malata e in più sto studiando un sistema di copertura (reti fotoselettive) in modo tale da creare le condizioni per coprire i filari".

Vincenzo Amata nel suo mangheto
Vincenzo Amata nel suo mangheto
(Fonte foto: Pagina Facebook dell'azienda agricola Bianco Rosalia)

In Italia i principali clienti dell'azienda sono le catene e i grossisti, ma Papamango è esportato anche all'estero, "in Inghilterra e in Svizzera".

Per quanto riguarda il tema della concorrenza tra Papamango e il prodotto importato?
"C'è concorrenza perché i produttori dei paesi subtropicali riescono a veicolare un prodotto a 1/4 del prezzo, però il loro è un prodotto che fa 10mila chilometri per arrivare in Italia".

Papamango pronti per essere venduti
Papamango pronti per essere venduti
(Fonte foto: Pagina Facebook dell'azienda agricola Bianco Rosalia)

Quali sono le tue prospettive e i tuoi obiettivi per il futuro?
"Parte di questo fondo sarà dedicato di nuovo agli agrumi di nuova generazione e sto allargando l'offerta dei frutti tropicali grazie all'avocado, al fruit passion e all'annona". Già, perché l'idea di Vincenzo è quella di dar vita ad un vero e proprio giardino tropicale.
"Ho anche ristrutturato un caseggiato per fare una Mango house, un posto di vacanza per chi cerca la pace".

 
Racconti, esperienze e realtà di chi, nella propria azienda agricola, ha riscoperto la tradizione unendola all'innovazione.
Se anche tu hai una storia da raccontare, scrivi a redazione@agronotizie.it.
Leggi tutte le altre testimonianze nella rubrica AgroInnovatori: le loro storie
 

Azienda agricola Bianco Rosalia
C.da Giancola, 2A
S.Agata Militello (Me)
Cel: +39 393 9110524
E-mail: info@papamango.it

Questo articolo fa parte delle collezioni: