Come tutti gli anni, la campagna delle pesche in Italia si conclude con la produzione tardiva siciliana. Le pesche tardive isolane, che si sono sempre contraddistinte per il loro livello qualitativo molto elevato e per la loro particolare dolcezza, anche quest’anno non deludono i palati dei loro assaggiatori.
"Nel corso degli ultimi anni la produzione di questi frutti ha mostrato un costante incremento e questo sta determinando una corrispondente riduzione delle quotazioni”. E’ quanto riportato in una nota diffusa alla stampa da Borsa merci telematica italiana venerdì 13 settembre 2019.

In particolare, secondo la nota, nella scorsa settimana “I prezzi all’ingrosso delle pesche siciliane sono diminuiti di circa 0,20 euro rispetto all’anno passato”. Inoltre, nell’arco di dieci anni, dal 2009 ad oggi, “l’incremento della produzione è stato indicativamente del 13%, passando da circa 105.000 tonnellate a 119.000 tonnellate" si sostiene ancora nella nota di Bmti.

Quest’anno, la maggior parte della produzione, ovvero il 90%, è costituita da pesche, mentre il rimanente 10% è costituito da nettarine. "Facendo un pronostico, non sono previsti ulteriori aumenti delle quotazioni e la produzione dovrebbe mantenersi elevata almeno fino alla fine del mese di settembre" conclude la nota di Bmti.  
Eppure l’incremento produttivo, che è stato graduale, non sempre è andato di pari passo con l’andamento negativo dei prezzi medi all'ingrosso, che anzi nelle ultime due stagioni si era rivelato al rialzo, stando ai prezzi medi all'ingrosso forniti proprio da Bmti.

Infatti, le pesche siciliane di calibro 67-73, che avevano raggiunto quotazioni medie sui 72 centesimi nel 2016, avevano visto un apprezzamento di due centesimi nell’anno successivo, pervenendo a 92 centesimi al chilogrammo nel 2018. Poi quest’anno la discesa di 11 centesimi fino ad un prezzo di 81 centesimi.

Storia leggermente diversa per il calibro 73-80, con un prezzo medio all’ingrosso fermo sui 96 centesimi per due anni, dal 2016 al 2017, per poi involarsi ad un euro e 9 centesimi lo scorso anno, con atterraggio morbido nel 2019: un euro e 4 centesimi.

Prezzi più elevati per il calibro 80-90 che già nel 2016 si tiene in media su un euro e 19 centesimi, piccolo progresso nel 2017 a 1,20 al chilogrammo, poi un deciso rialzo nel 2018 di ben 19 centesimi, infine leggera planata su quota 1,33 al chilogrammo nelle quotazioni di quest’anno.