Dalla pubblicazione dell'articolo Il punto della situazione sulla bolla speculativa del bambù, diversi lettori si sono rivolti all'autore chiedendo quale possa essere una coltura sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico.

Questo articolo si propone di rispondere. Tuttavia, non esiste una risposta unica per il semplice motivo che due problemi così complessi come il cambiamento climatico e la concorrenzialità dell'Italia in un mercato globale, non si possono risolvere in modo semplicistico, con una semplice ricetta. Due suggerimenti diversi a seconda della geografia: nel Centro-Nord un buon investimento è la coltivazione di tartufi, inserita in un sistema di permacoltura (si veda Redditività agricola: mais, canapa, bambù o permacoltura?); nel Meridione e isole, clima nettamente mediterraneo, un'ottima attività redditizia potrebbe essere la coltivazione dell'eucalipto, purché non limitata alla mera produzione di legna da ardere o pellet, bensì organizzata con criterio di bioraffineria.


I vantaggi dell'eucalipto rispetto al bambù

Si chiama genericamente eucalipto o eucalitto una intera famiglia di piante, originarie dall'Australia e introdotte in Italia nel XIX secolo nella credenza che fossero utili a combattere la malaria. La superficie ad eucalitto in Italia negli anni '80 era stimata in 72mila ettari (54mila ettari puri, 18mila misti con altre specie - [9]). In seguito, si è avuta una riduzione di superficie che alla fine del XX secolo ammontava a circa 40mila ettari (Rif. 1).
Sono probabilmente molte le cause del declino della produzione di eucalipto nel nostro paese.

Dalla consultazione di diverse fonti, emergono i seguenti indizi:
  • l'aumento delle importazioni di pasta di carta, più economica rispetto alla sua produzione in Italia, che ha comportato una riduzione sostanziale della domanda;
  • la scarsa redditività, derivante dall'utilizzo dell'eucalitto a scopo principale di frangivento e consolidamento dei terreni, con produzione di paleria e legname da ardere puramente marginali (Rif. 2);
  • la Psilla dell'eucalipto, un parassita che nuoce alla produzione di miele da questa pianta;
  • la perdita di competitività sul campo della ricerca: mentre in Italia si riduceva la superficie coltivata, in altri paesi (Portogallo, Spagna, Argentina, Brasile) si potenziava la produzione con cloni selezionati, raggiungendo i 20.000.000 di ettari coltivati in tutto il mondo, che valse all'eucalitto il titolo di "campione della biomassa" (Rif. 3).

Le specie più adatte per la coltivazione nel nostro paese sono: Eucalyptus camaldulensis Dehnh provenienza Lago Albacutya (Vic), la migliore per le condizioni ambientali mediterranee, E. globulus subsp. bicostata (Maiden, Blakely & J.Simm.) J.B. Kirkp, E. grandis Hill ex Maiden, E. viminalis Labill. ed i cloni dei loro ibridi.
La tipologia di coltivazione dell'eucalitto più idonea in Italia, primo importatore di legna e pellet in Europa, sembra essere la Medium rotation forestry (Mrf) che prevede turni di cinque-sei anni con densità d'impianto di 1.100-1.600 piante ad ettaro, in grado di produrre biomassa per uso energetico non solo come "cippato" ma anche come legna da ardere, il cui valore di mercato è il più alto fra le biomasse (Rif. 2).

Impianto di Srf di eucalipto a ciclo biennale e densità di circa 5mila piante/ettaro
Foto 1: Impianto di Srf di eucalipto a ciclo biennale e densità di circa 5mila piante/ettaro
(Fonte foto: Valentina Giulietti, L'Eucalipto, capitolo 8 del libro Le biomasse lignocellulosiche, E. Bonari e G. Maracchi, Firenze University Press, 2016)

L'eucalipto tollera una larga fascia di condizioni pedoclimatiche, ma non sopravvive a ghiacciate sotto i -6°C (E. camaldulensis), e cresce meglio nell'ambiente mediterraneo del Centro-Sud e isole. La sua coltivazione ha una serie di vantaggi rispetto a quella del bambù, iniziando dal fatto che essa è consolidata da due secoli, mentre quella del bambù non è supportata da evidenze sperimentali nel nostro paese.

Elenchiamo di seguito le applicazioni dell'eucalipto, da quelle largamente collaudate a quelle emergenti:
  • è una pianta mellifera, quindi atta a supportare il comparto dell'apicoltura, e sinergica con la coltivazione di alberi da frutta, che richiedono l'impollinazione delle api, ma non sono melliferi di per sé.
  • L'eucalipto supporta la siccità e richiede meno input agronomici rispetto al bambù, producendo più biomassa in condizioni di apporto idrico contenuto.  La produttività in Sardegna, con turno di ceduazione a quindici anni e senza irrigazione né input agronomici, raggiunge i 7 m3 di legname/ettaro.anno (nel resto d'Italia si riscontrano produttività simili, fra 6 e 9 m3/ettaro.anno). Le coltivazioni irrigue e concimate possono produrre 30 m3/ettaro.anno, e fino a 45 m3/ettaro.anno nelle coltivazioni da biomassa a rotazione breve (Rif. 4).
  • La propagazione può avvenire da seme oppure da talea, ed esiste larga offerta di piantine a prezzi accessibili. Il tasso di attecchimento è più alto se si ricorre all'utilizzo di idrogel in fase di piantumazione (Rif. 5).
  • Dalla piantagione di eucalitto è possibile ricavare quattro prodotti, a seconda della domanda del mercato: miele pregiato, legname da ardere o da opera dal tronco, cippato e pellet dai rami, olio essenziale dalle foglie.
  • A differenza del bambù, che cresce a caso in tutte le direzioni e richiede la selezione di ogni singola canna, da tagliare con machete o roncola, l'eucalipto si può piantare in filari e sottoporre a ceduazione breve o lunga, a seconda della domanda del mercato. E' possibile il suo raccolto ed elaborazione con macchinari forestali standard.
  • Secondo i fabbricanti, le fibre tessili ricavabili dall'eucalitto, note con il nome commerciale Tencel, sono più adatte al contatto diretto con la pelle di quelle ricavate dal bambù, e la loro produzione non richiede né acido solforico né soda caustica.
  • Dal punto di vista energetico, l'eucalitto è una biomassa di migliore qualità del bambù, perché contiene meno cenere: 1,3%-2,9 % sul peso secco (Rif. 6). Il bambù ne contiene 2,5%-3,3% sul peso secco ed inoltre si tratta di cenere ricca di silice e con un punto di fusione basso (Rif. 7). Il potere calorifico è pressoché uguale per entrambe le specie, ma la maggiore densità dell'eucalipto riduce i costi di trasporto. Complessivamente l'eucalitto è una ottima biomassa per scopi energetici per le sue caratteristiche fisico-chimiche (Tabella 1).
  • L'eucalipto è adatto per la produzione di acido levulinico, una molecola di base ad alto valore aggiunto, richiesta per la sintesi di molti prodotti biotecnologici e di butil levulinato, una essenza richiesta dall'industria cosmetica (Rif. 8).
  • L'olio essenziale dell'eucalipto conferisce il sapore e l'aroma caratteristici di una birra eccellente, prodotta dai monaci trappisti secondo una antica ricetta. L'olio essenziale d'eucalipto viene utilizzato dalle industrie farmaceutica e cosmetica per la preparazione di saponi, profumi ambientali, antisettico delle vie respiratorie, antisettico topico, diluito in olio di mandorle per massaggi, come essenza per caramelle balsamiche.
  • L'eucalipto è una delle piante da fronda più diffuse degli ultimi tempi. Rametti di alcune varietà di eucalipto ornamentale (E. gunnii, E. parvifolia, E. cinerea, E. populus, E. pulverulenta var. "baby blue") spesso accompagnano i fiori nei bouquet delle spose o vengono posti in vasi per l'arredamento. Il settore fronde recise è monopolio di due regioni, ovvero Liguria per le fronde fiorite e Toscana per le fronde verdi (Rif. 9).

Tabella: Caratteristiche della biomassa d'eucalipto, coltivato in Sardegna con esposizione Sud
Tabella 1. Caratteristiche della biomassa d'eucalipto, coltivato in Sardegna con esposizione Sud
(Fonte foto: E. Scano et al. Le biomasse forestali nella provincia dell'Ogliastra, valutazione della possibilità di impiego in campo energetico
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Conclusioni

Oltre l'indubbio potenziale agroenergetico, per la produzione di legna da ardere, carbone, pellet e cippato, la coltivazione dell'eucalitto consente l'integrazione del reddito principale con produzioni collaterali ad alto valore aggiunto: miele pregiato, olio essenziale, fronde recise, aromi e molecole biotecnologiche. La sua adattabilità a terreni difficili, argillosi e sterili, lo rende atto per valorizzare zone marginali e arginare il degrado idrogeologico.


Bibliografia consigliata

Rif. 1. - Gemignani G., La coltivazione degli eucalitti in ambiente mediterraneo. Atti del convegno "Arboricoltura da legno: quale futuro?" 1997.
Rif. 2. - Giovanni Mughini, Suggestions for sustainable Eucalyptus clonal cultivation in mediterranean climate areas of central and southern Italy.
Rif. 3. - Martin, B., L'Eucalyptus: un arbre forestier stratégique. Revue Forestiere Française, n.55, 2003.
Rif. 4. - Mariano Cocco, Produzione di biomasse in una piantagione di Eucalyptus, 2012.
Rif. 5. - Giovanni Mughini et al., Confronto tra cloni di eucalitto da biomassa. Comportamento produttivo e risposta all'idrogel. Tecnologie innovative per un utilizzo efficiente dei co-prodotti agricoli; Progetti di ricerca Suscace e Faesi, Sherwood 219, Supplemento 2.
Rif. 6. - D.T. Pio et al, Co-combustion of residual biomass and sludge in a pilot scale bubbling fluidized bed, atti della 27° European biomass conference and exhibition, Eubce 2019.
Rif. 7. - A. Purbasari et al. Thermal and ash characterization of indonesian bamboo and its potential for solid fuel and waste valorization, DOI: 10.14710/ijred.5.2.95-100.
Rif. 8. - C. Antonetti et al. Complete exploitation of E. nitens: optimization of hydrothermal conversion of cellulose fraction to levulinic acid and butylic levulinate, atti della 27° European biomass conference and exhibition, Eubce 2019.
Rif. 9. - F. Raimo et al., Valutazione di specie da fronda recisa a basso input energetico in ambienti meridionali., DOI: 10.13140/2.1.3195.7444, capitolo del libro Le colture alternative al tabacco nel Salento (Puglia) e nelle province campane di Benevento e Salerno. Risultati finali Progetto CoAlTa/1 (Reg.Cee2182/2002). 769 pp., Edizione: 1,: Tipografia Cooperate, Santa Severa (Roma: Lazio: Italia)., Editore: Cra Istituto sperimentale per il tabacco Sede di Scafati.