"Quaranta anni fa alcuni pionieri iniziarono a coltivare le fragole nelle nostre valli. Ci siamo costantemente evoluti sotto ogni aspetto fino a diventare la realtà che avete potuto visitare, con il nostro nuovo stabilimento, iniziato a fine luglio 2017 ed aperto due mesi fa. Non solo abbiamo consolidato la nostra leadership sul mercato nazionale, ma siamo diventati il distretto italiano dei piccoli frutti di riferimento per l'Europa". Questo il benvenuto del direttore generale di Sant'Orsola Matteo Bortolini in occasione del "Primo convegno nazionale Sant'Orsola sui piccoli frutti" che la Società cooperativa agricola ha organizzato lo scorso 1° giugno a Pergine Valsugana (Tn) per analizzare l'evoluzione del mercato e la situazione della produzione e dei consumi del settore, in costante crescita.

Dopo la visita guidata al nuovo stabilimento inaugurato a inizio dello scorso mese di aprile, il presidente della Società Silvio Bertoldi ha dato il benvenuto ai rappresentati del mercato italiano di riferimento per la Società cooperativa (più di 150 e con loro alcuni provenienti da paesi europei) presenti nel nuovo auditorium: "questo primo Convegno nazionale è pensato per gli operatori che consentono di vendere la produzione dei nostri 830 soci, ma già fin d'ora posso anticipare che l'appuntamento avrà cadenza annuale e sarà mirato alle nuove frontiere del nostro settore". 

Gianluca Savini, agronomo specializzato, responsabile della consulenza tecnica della Sca, ha poi tracciato un identikit sintetico della Società Sant'Orsola sottolineando che oggi la Cooperativa produce piccoli frutti mediante i propri associati o in partnership in sette delle dieci regioni italiane dove si coltivano e detiene la leadership nazionale del settore. Può contare su circa 830 soci che forniscono l'intera gamma ovvero lampone, mirtillo, fragola, fragolina di bosco, mora e ribes rosso, cui si aggiungono kiwi arguta e ciliegia. La produzione riesce a coprire l'arco dei 12 mesi.
 

Filiera controllata

La Società controlla l'intera filiera: fa miglioramento genetico in campo sperimentale, cura vivai e fornitura delle piante, fa corsi di formazione e di aggiornamento, fornisce assistenza tecnica in campagna con uno staff di 14 agronomi e possiede/controlla i centri di conferimento della frutta. Garantisce per intero il metodo della produzione integrata e le migliori condizioni degli impianti mediante coperture mirate. Obiettivo: garantire qualità e salubrità della frutta, dai campi ai consumatori.

Sant'Orsola è diventata anche un caso di studio in Italia da quando ha introdotto una sostanziale innovazione per l'uso micronizzato e computerizzato dell'acqua nel settore fragole. E' riuscita a tagliare del 25 per cento l'uso dell'acqua d'irrigazione negli impianti e ad aumentare contestualmente del 18 per cento la produzione rispetto ai sistemi tradizionali. A conti fatti, risparmia circa 60mila mc di acqua all'anno pari al consumo medio di 300 famiglie. L'attività continua mirata al miglioramento genetico le consente di produrre il 90 per cento di lamponi mediante proprie selezioni.
 

Ricerca & piccoli frutti

Il professore Bruno Mezzetti  del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell'Università Politecnica delle Marche, ha poi fatto  il punto sulla ricerca, l'innovazione e la coltivazione dei piccoli frutti a livello nazionale e internazionale.
La coltivazione dei piccoli frutti è in costante crescita ovunque grazie alle novità varietali introdotte, derivate, ad esempio, da selezioni, dall'uso della biotecnologia, dagli studi sulla fisiologia delle piante e dallo sviluppo dei sistemi di coltivazione.
Fondamentale ovunque oggi è la collaborazione tra ricerca privata e pubblica. La frontiera sta ora nella continua espansione dei terreni dove si piantano nuove cultivar ad alta adattabilità per climi differenti e nello sviluppo di sistemi a basso impatto ambientale.
 

Consumi in costante crescita

L'euforia dei mercati per il trend sempre crescente dei consumi di piccoli frutti rivela squilibri rischiosi che si possono creare. Dunque il mondo dei piccoli frutti deve costruire una visione su tutta la filiera, come la Sca Sant'Orsola ha realizzato. Il trend di crescita mondiale è a rischio se il settore non si dà delle regole. Ad esempio, l'eccesso di produzione del mirtillo in Spagna ha visto il dimezzarsi nel giro di pochi anni gli ettari coltivati, passati da 12mila a 6mila. I picchi di produzione incontrollata fanno precipitare i prezzi, la diversificazione e gli investimenti per sfuggire alla stagionalità possono essere dei rimedi.

Qualche dato. Il consumo 2006-2015 dei berries è più che raddoppiato nel mondo, passato da 600 milioni di euro a 1.300 milioni di euro. In Europa soprattutto in Inghilterra e Germania. Le previsioni del consumo al 2020 raddoppiano i volumi, su base iniziale al 2004. Un esempio: le esportazioni spagnole verso l'Inghilterra nel 2010 ammontavano a circa 100 milioni di euro, nel 2015 ad oltre 250 mioni di euro. Trend in crescita anche per la produzione, dati 2017. Nel settore fragola, svetta la Cina (3,8 milioni di tonnellate), l'Italia è al 14° posto. La Russia è al primo posto per il lampone (150 chilotonnellate), l'Italia è al 22° posto. Per il mirtillo maggiori produttori sono gli Stati Uniti (240 chilotonnellate), l'Italia è al 14° posto.

I paesi europei maggiori esportatori sono la Spagna, la Grecia e la Turchia, questi due verso il mercato russo.
Di conseguenza, anche il settore vivaistico è in forte espansione, in Italia, Germania, Olanda e Spagna soprattutto. In Europa 50mila ettari sono ora piantati per la sola fragola e grossi investimenti sono in corso in  in Spagna, Italia, Franca, Olanda, Polonia, Grecia e Turchia.

Stante la situazione di pressoché incontrollata crescita della produzione di piccoli frutti, il professore Bruno Mezzetti ha indicato alcuni settori di intervento come prioritari: coltivazione integrata ovunque come obiettivo minimo, interventi nel rinnovamento genetico anche per lampone e mirtillo, meccanizzazione della raccolta ove è possibile, puntare a varietà che garantiscano qualità, salubrità e valori nutrizionali alti, tenendo conto che esistono ormai soluzioni per la difesa della pianta a basso impatto ambientale.

"Il futuro non è più quello di una volta", ha assicurato con un pizzico di ironia il professore Daniele Fornari, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. E' direttore del Centro di ricerche su Retaling & trade marketing. Al centro del suo intervento, le nuove dimensioni dei consumi, precisando in apertura che negli ultimi anni è iniziata un'epoca di grande e diffusa complessità, le situazioni di imprevedibilità, di incertezza e di rischio sono sempre più la nuova normalità dei settori e dei mercati; definendo la situazione attuale come "caotica". Ha fornito valutazioni ricavate da ricerche empiriche effettuate dall'Università assieme a gruppi industriali del settore alimentare.

In calo l'andamento delle vendite agroalimentari, sia a valore che a volume. Dal quasi 8 per cento delle prime e 6,6 delle seconde nel decennio 1990-2000 allo 0,2-0,3 del 2008-2018 al 0,4-1,1 dei primi quattro mesi del 2019. Pesa il decremento delle nascite, pesano i cambiamenti degli orientamenti, dei modi di pensare, valutare e scegliere verificatisi nelle generazioni. Ciò produce effetti di vario tipo, cui si aggiungono la maturità di certi mercati e il declino di altri, come la calante efficacia del lancio dei nuovi prodotti.
 

Nuovi modelli di consumo

La performance registrata nelle vendite dei frutti di bosco è invece costantemente crescente. Passata dalla vendita a volumi del 24,3 per cento nel 2015 al 26,2 per cento del 2018 nonostante il perdurare della pesante crisi economica italiana.
I nuovi modelli di consumo sono sempre più improntati a razionalità e sempre meno impulsivi, sono emancipati, informati, godono di socializzazione tra consumatori e mirati al benessere sostenibile. I nuovi stili di consumo privilegiano il benessere nel senso pieno della parola e legato alla natura. I momenti di consumo sono variati e la spesa alimentare è diminuita, si tende a mangiare meno e meglio. Crescono i mondi del fuori pasto-snacking e variata è la domanda di valore ovvero la combinazione di benefici che i prodotti, le marche e i punti vendita sono in grado di offrire e comunicare ai consumatori. In tali cambiamenti lo spazio che s'è creato per il consumo dei piccoli frutti è crescente.
I valori di consumo misurati dei piccoli frutti riguardano le informazioni fornite sulle confezioni, i contenuti di proprietà benefiche, il fatto di essere associati a concetti di natura, la loro crescente presenza e la comodità del loro consumo, la loro sostenibilità. Anche le imprese del settore piccoli frutti, ha sottolineato il professore, devono essere oggi improntate a valori manageriali efficaci e attuali: visione, gioco di squadra, pensiero giovane, problem solving e... coraggio.