Sulle spalle degli agricoltori è posta una responsabilità enorme: produrre cibo per una popolazione in crescita, che secondo le stime delle Nazioni Unite arriverà a nove miliardi di individui nel 2050. Nel farlo gli agricoltori hanno anche il dovere di aumentare la sostenibilità delle produzioni, adottando quelle tecnologie e buone pratiche agronomiche necessarie alla riduzione delle esternalità negative (uso di combustibili fossili, impiego di agrofarmaci, utilizzo di acqua, concimi e così via).

A rendere ancora più complessa questa sfida intervengono i cambiamenti climatici, un fenomeno ampiamente riconosciuto dalla comunità scientifica che affligge in prima battuta proprio gli agricoltori, che tuttavia con le loro attività contribuiscono per il 25% all'immissione in atmosfera di gas ad effetto serra.
 

Frumento sotto pressione

Una delle colture su cui si fonda l'alimentazione dell'uomo è il frumento, che fornisce il 20% dell'apporto calorico e proteico e che è anche una importante fonte di zinco e vitamina B. Una coltura che risente fortemente dei cambiamenti climatici. La primavera-estate 2018, ad esempio, ha registrato in Europa alte temperature e mancanza di precipitazioni, fattori che hanno depresso le produzioni. Mentre le elevate temperature durante la fioritura, sempre più frequenti soprattutto nel Bacino del Mediterraneo, si stima provochino una perdita di produzione del 5-7% per ogni grado di temperatura oltre la media storica del periodo.

Più cibo, prodotto in maniera più sostenibile, tracciato e migliorato sotto il profilo nutraceutico. Sono queste le sfide a cui deve fare fronte la cerealicoltura e che sono state discusse durante il Durum days a Foggia il 15 maggio scorso. Un evento internazionale che riunisce gli attori della filiera del grano duro con l'obiettivo di aumentare la trasparenza informativa del mercato e condividere le ultime novità in termini di ricerca e sviluppo.
 

Il ruolo della genetica nello sfamare il mondo

La strada per rispondere alle sfide del settore passa dal miglioramento genetico delle sementi e dall'utilizzo delle moderne tecnologie di precision farming. Anche se moltissimo è stato fatto negli ultimi ottant'anni, i margini per migliorare la genetica del frumento sono ancora enormi. Basti pensare che negli anni '30 del secolo scorso la resa ad ettaro era in media di 0,98 tonnellate, mentre oggi si attesta a 2,73. Aumento in gran parte dovuto alla selezione di nuove varietà più performanti.
 
Tabella: Evoluzione delle rese e delle superfici per il frumento duro in Italia dal 1926 al 2000

Oggi il completamento della sequenza del genoma del frumento apre nuovi scenari all'innovazione. Soprattutto se verrà facilitata la ricerca attraverso le cosiddette New breeding techniques, tecniche che permettono un miglioramento vegetale veloce e preciso, seguendo i processi di mutagenesi che avvengono normalmente in natura.

Se in passato il miglioramento genetico si è focalizzato sull'aumento della produttività e sull'ottimizzazione delle caratteristiche molitorie (composizione proteica, tenacità della farina, colore della semola, etc.) oggi l'attenzione dei ricercatori si concentra in altri ambiti:
  • Resistenza alle malattie, come le ruggini o il complesso del Fusarium, al fine di ridurre l'utilizzo di agrofarmaci.
  • Resistenza agli stress abioitici, come il freddo e la siccità, per adattare le piante ai cambiamenti climatici.
  • Miglioramento delle caratteristiche nutraceutiche, per venire incontro alle esigenze dell'industria e dei consumatori (anche in termini di selezione di varietà adatte ai celiaci).

Assosementi, l'associazione che riunisce le ditte sementiere italiane e partner dei Durum days, è in prima linea nel sostegno allo sviluppo di sementi sempre più performanti. Ma sottolinea anche la necessità per le aziende agricole di utilizzare seme certificato, l'unica vera garanzia di produzioni di qualità in quantità (come spiegato in questo articolo). Il seme certificato è una risorsa per tutta la filiera, che va adeguatamente promosso e protetto.
 

Il ruolo della filiera e dell'agricoltura di precisione

Per chi produce frumento oggi il concetto di filiera è quantomai importante. Chi opera all'interno di contratti di filiera ha la possibilità di mettersi parzialmente al riparo dalle fluttuazioni dei prezzi di mercato ed è incentivato ad adottare le più moderne tecnologie. Come ad esempio la guida parallela dei trattori, che elimina sovrapposizioni e sprechi. Oppure l'adozione di Dss, strumenti digitali che supportano gli operatori nel razionalizzare l'utilizzo degli input produttivi come agrofarmaci e fertilizzanti.

Inoltre per gli agricoltori che sottoscrivono un contratto di filiera triennale il Dm 16 novembre 2017 n. 4259 recante criteri e modalità di ripartizione delle risorse del fondo di cui all'art. 23-bis del decreto legge 24 giugno 2016, n. 113, prevede un premio fino ad un massimo di 100 euro per ettaro. Tra i requisiti richiesti vi è l'utilizzo obbligatorio di seme certificato, da dimostrare con copia della fattura di acquisto.

Franco Brazzabeni, presidente della Sezione Cereali di Assosementi, ritiene che la prossima Pac debba condizionare il sostegno accoppiato, già previsto dall'art. 52 del Reg. 1307/2013 per il frumento duro, (oltre che per altri prodotti come riso e soia e possibilmente frumento tenero) e recentemente aumentato nel complesso a 490 milioni di euro per il 2019, all'impiego di seme certificato.