In Campania si completa il quadro normativo del castagneto da frutto in attualità di coltura.
Dopo l'emanazione, con Delibera di giunta regionale, del Regolamento regionale 12 novembre 2018 n.11, che introduce la coltivazione del castagno per la frutta in guscio, l'assessorato all'Agricoltura della Regione Campania Vincenzo De Luca, con Decreto dirigenziale n.3 del 28 febbraio 2019, ha emanato le nuove "Norme tecniche in materia di castanicoltura da frutto – raccomandazioni tecniche integrative delle norme tecniche obbligatorie" contenute nel regolamento emanato nello scorso novembre.


Le nuove norme tecniche in pillole

Le norme tecniche, che sono delle raccomandazioni, chiariscono altresì la possibilità di eseguire, senza autorizzazioni, molte attività: opere di regimentazione delle acque superficiali, creazione di graticciate, costruzione di tratti di muri a secco e scoline.

Le norme tecniche fanno anche il punto sulle attività agronomiche consentite, come le lavorazioni del terreno.
Sono permessi gli apporti di sostanza organica, fertilizzazioni, sia a terra che sulla pianta, l'irrigazione, la potatura, la trinciatura, le azioni di controllo delle infestanti con il fuoco prescritto.

Il decreto contiene anche norme sul recupero dei castagneti stressati, purché costituiti da almeno 40 piante ad ettaro. Si autorizza infine la possibilità di utilizzare materiale di propagazione aziendale per gli innesti.
 

Cia Campania, bene così, ma servono norme sulla lotta integrata

"Abbiamo finalmente ottenuto il regolamento sulla castanicoltura. Cia Campania è stata sola all'inizio a denunciare i problemi e le emergenze su cui ora la Regione Campania risponde con adempimenti concreti. Ne siamo orgogliosi a nome di tutti i castanicoltori inascoltati da troppi anni". Così Alessandro Mastrocinque, presidente di Cia Campania, all'indomani dell'approvazione delle norme tecniche in materia di castanicoltura da frutto, che contengono le raccomandazioni sulle tecniche integrative.

Mastrocinque ha partecipato all'ultimo Tavolo tecnico tenutosi a Roccamonfina (Caserta) coordinato dalla dirigente Mariella Passari e sostenuto dal consigliere del presidente per l'Agricoltura Franco Alfieri e dal presidente della Commissione agricoltura Maurizio Petracca.
Per Cia Campania erano presenti anche il direttore regionale Mario Grasso e il coordinatore del Gruppo di interesse economico castanicolo Salvatore Malerba.

Cia Campania denuncia tuttavia dei vuoti da colmare, a cominciare dalle misura in campo fitosanitario.
"Abbiamo chiesto di adeguare il Disciplinare regionale per la Produzione integrata ai parassiti ad altri prodotti già autorizzati dal ministero delle Politiche agricole" precisa Mastrocinque. La Regione ha preso impegno di affrontare la questione in un prossimo incontro.

In Campania la produttività dei castagneti si attesta in media a circa il 20-30 per cento di quella potenziale, e di quella ottenuta circa il 40 per cento risulta colpita da marciume.
Ciò anche a causa dell'assoluta inefficacia del solo utilizzo del Torymus sinensis, antagonista del Cinipide galligeno del castagno. "Abbiamo proposto un nuovo incontro del tavolo castanicolo - conclude Mario Grasso, direttore regionale di Cia Campania - e abbiamo consegnato anche l'elenco dei prodotti autorizzati dal Mipaaft da aggiungere alla lotta integrata e alla lotta biologica".


Coldiretti, ora attivare il Piano di sviluppo rurale

Anche Coldiretti sta lavorando per ampliare l'elenco dei prodotti utili per la lotta al marciume interno, che a breve sarà discusso nel nuovo tavolo tecnico. L'organizzazione insiste anche perché la conversione da ceduo castanicolo a frutteto in attualità di coltura sia completamente sgravata dagli oneri compensativi, anche quelli di pertinenza statale.
Infatti, Regione Campania ha già approvato in giunta regionale la modifica al "Regolamento di tutela e gestione sostenibile del patrimoni forestale regionale" n. 3/2017, prevedendo lo sgravio dell'intera quota regionale dovuta per la conversione dei cedui castanili in frutteti.
In pratica, al momento, la regione non richiede più la sua parte di compensazione ambientale, calata così da 15mila euro ad ettaro a circa duemila-tremila euro ad ettaro e di sola competenza statale.

"Il lavoro realizzato – conclude Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania – va rafforzato con l'attivazione di risorse utili. Coldiretti pertanto chiede alla Regione di emanare al più presto il bando della misura 5.2.1 del Piano di sviluppo rurale 2014/2020, dedicata al ripristino del potenziale produttivo danneggiato da calamità naturali, avversità atmosferiche ed eventi catastrofici. Ciò consentirebbe alla filiera del castagno di usufruire di un premio del 100% a fondo perduto per il ripristino di tutto il potenziale produttivo danneggiato dalle ultime avversità di tipo fitosanitario e climatico, che hanno quasi distrutto la castanicoltura della nostra regione".