Partiamo dai dati: la celiachia, malattia autoimmune, colpisce circa l'1% della popolazione mondiale. In Italia, secondo gli ultimi dati del ministero della Salute, sono circa 198mila i celiaci e si stima che altri 400mila celiaci non sappiano di esserlo. E' questa la platea di potenziali acquirenti di prodotti garantiti gluten free, solo in Italia.
Sono diverse le colture i cui trasformati non contengono glutine, fra queste ci sono grano saraceno, avena e miglio.

Dr. Schär, multinazionale con sede in Alto Adige, specializzata proprio nella produzione di alimenti senza glutine, sta lavorando a un progetto di recupero e valorizzazione dei cereali minori, chiamato Re-Cereal, che punta proprio su grano saraceno, avena e miglio, tre colture che potrebbero, in futuro, diventare una buona occasione di diversificazione per le aziende agricole.
Si tratta di colture senza troppe esigenze ma per le quali bisogna organizzarsi in anticipo: non essendoci una filiera consolidata occorre, al momento della semina, conoscere già chi sarà il proprio acquirente.

La domanda di materia prima c'è: guardando alla bilancia commerciale, per tutte e tre le colture, l'Italia è deficitaria, ovvero consuma molto di più di quanto produca. Il progetto Re-Cereal, partito nel 2016 e della durata di trenta mesi, coinvolge diversi centri di ricerca, fra questi anche l'Università di Udine e il Centro di sperimentazione Laimburg.

Il progetto è ideato per valorizzare la tradizione agricola delle regioni alpine, allo stesso tempo però, si punta a rese maggiori, attraverso un programma di miglioramento genetico e all'ottimizzazione dei metodi di coltivazione.

"Abbiamo recuperato varietà di miglio e grano saraceno - ci ha raccontato Silvano Ciani, lead corporate Research and innovation di Dr. Schär - un po' da tutte le parti del mondo, dall'Est Europa, dagli Usa, dalla Francia. Stiamo lavorando ora su dodici varietà di miglio e dodici di grano saraceno. Su queste facciamo prove agronomiche e abbiamo iniziato l'attività di breeding che andrà molto oltre il progetto Re-Cereal. Vengono fatte anche prove tecnologiche di lavorazione del prodotto. Per l'avena esiste già una buona piattaforma, non c'è quindi bisogno di miglioramento genetico. Abbiamo individuato le caratteristiche che grano saraceno e miglio dovrebbero avere: nel caso del miglio la pianta deve produrre semi grandi, semi con epicarpo bianco, deve avere una buona capacità di resa e una buona resistenza all'allettamento, con ridotta cascola dei semi. Di fatto le due piante sono abbastanza simili, nel grano saraceno però stiamo lavorando di più sulla contemporaneità di fioritura. Il grano saraceno è un pianta con ancora caratteristiche selvatiche, il periodo di fioritura è molto lungo, vogliamo quindi una fioritura più compatta, anche per dare contemporaneità di maturazione".

Per quanto riguarda gli investimenti da affrontare da parte di un agricoltore che voglia passare dalla coltivazione di mais e frumento a miglio, avena e grano saraceno, c'è da tener presente che le macchine andranno adattate, ma non devono essere sostituite.
"L'importante - ha specificato ancora Ciani - nel caso si voglia lavorare sulla filiera gluten free, è che i macchinari vengano molto ben puliti, se prima si è lavorato su una coltura con glutine. Accorgimento che vale anche per i contoterzisti".

Le tre colture sono rustiche e non particolarmente esigenti: "Hanno un basso impatto e crescono bene anche su terreni poveri" ha chiarito Manuel Pramsohler, responsabile colture arative del Centro sperimentale Laimburg. "Il grano saraceno è più adatto a zone montane, meglio però non superare i 1.200 metri perché non tollera temperature rigide. Non occorre concimare troppo, con terreni troppo ricchi di nutrienti c'è il rischio allettamento. Il miglio reagisce bene in pianura, a temperature alte, non richiede grandi interventi di difesa da patogeni ma bisogna fare attenzione alle malerbe, in particolare l'amaranto, bisogna quindi preparare bene il letto di semina e non avere nel terreno una banca semi ricca. Per l'avena invece bisogna tenere conto che avrà bisogno di acqua quindi necessita di un impianto irriguo, se si è in zone dove non piove".

Dr. Schär è solita lavorare, con singoli agricoltori selezionati, in contratto di coltivazione: "Necessitiamo di circa un centinaio di ettari per grano saraceno e avena - ha continuato ancora Silvano Ciani - per il miglio invece qualche cosa di più, stiamo parlando di 200-300 ettari, al massimo. Ma il senza glutine è in grande fermento, per esempio c'è tutto il mondo della birra gluten free che avrebbe bisogno di prodotto. Per quanto ci riguarda, chiediamo agli agricoltori molta attenzione a livello di sicurezza. Indichiamo loro le varietà da seminare e le superfici minime, nelle immediate vicinanze non devono esserci colture che contengono glutine e, ovviamente, controlliamo quale coltura insisteva su ogni campo, prima di quella gluten free".
 

Leggi anche: "Contratti di filiera, tranquillità che permette programmazione e sviluppo"