La coltura dell'asparago negli ultimi anni sta godendo di un andamento positivo, sia per superfici coltivate che per consumi. E' oggi per i produttori agricoli una valida e redditizia alternativa alle colture più tradizionali. In base ai dati Istat nel 2017 sono stati coltivati 5.564 ettari di asparago in Italia (3.081 nel nord Italia, 639 al centro Italia e 1.844 al sud Italia) per una produzione di 356.406 quintali di turioni (171.994 nel nord Italia, 38.332 al centro Italia e 146.080 al sud Italia). Nel 2007 gli ettari coltivati erano 5.419 ed i quintali prodotti erano 351.907. Da segnalare però che c'è una netta prevalenza alla produzione di asparago verde, rispetto ai nostri principali competitor che producono principalmente asparago bianco. 

L'Italia è oggi al terzo posto come produttore in Europa con le sue circa 35mila tonnellate, preceduta da Germania con oltre 120mila tonnellate e dalla Spagna con circa 60mila tonnellate all'anno (Fonti dati Cso - Centro servizi ortofrutticoli). In questi Paesi però avviene una coltivazione diversa rispetto all'Italia: nel primo il 95% della produzione è asparago bianco mentre nel secondo l'80% è asparago bianco e il 20% è verde. Anche negli altri Paesi produttori come Francia, Olanda, Polonia e Grecia (in ordine decrescente d'importanza) la produzione è nettamente sbilanciata verso l'asparago bianco. 
 

L'ASPARAGO

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Cosa succede in Italia?

Diamo uno sguardo alla situazione interna. In Italia la principale regione produttrice è la Puglia che copre il 50% delle superfici complessive. Il suo prodotto è solo verde. Seguono poi il Veneto che rappresenta il 18% delle superfici (80% bianco e 20% verde), la Campania il 10%, la Toscana l'8% e l'Emilia Romagna il 6%.
Al momento sono cinque i principali elementi che permettono a questa Liliacea di avere un trend crescente: una elevata Plv ad ettaro, alte rese unitarie, prezzi abbastanza remunerativi, consumi in crescita soprattutto sul prodotto verde (e l'Italia è leader), forte legame con il territorio che ne accresce il valore aggiunto.

Gli acquisti al dettaglio sono mediamente costanti, anche se è da segnalare un certo incremento nel 2016 (+13% rispetto al 2015) e nel 2017 (+2% rispetto al 2016). L'asparago ha quindi superato la crisi dei consumi meglio rispetto ad altri prodotti orticoli che avevano riportato significative variazioni negative nel corso degli anni passati. I prodotti indirizzati al mercato interno del fresco rappresentano la stragrande maggioranza dei volumi. Solo una piccola parte viene destinata alla trasformazione. 
 

Tra export ed import

L'Italia sta crescendo nell'export. Il volume è passato dalle mille tonnellate del 2006 alle 5-6mila tonnellate del 2012-1025 alle 8mila tonnellate del 2016. I principali mercati di destinazione sono Germania ed Austria in primis (da sole rappresentano il 5% del volume) seguite poi da Svizzera, Svezia, Francia e Danimarca. Se guardiamo l'import, il principale fornitore rimane la Spagna con circa il 40% dei volumi. Seguono poi Francia, Olanda, Germania e Grecia. Più limitatamente Perù e Messico ma in contro stagione.
 
Turioni di asparago della tipologia verde e bianco

L'Italia sta crescendo anche nell'export dell'asparago: nel 2016 sono state 8mila le tonnellate
 (Fonte foto: © Moritz320 - Pixabay)
 

Cosa succede nel mondo

In base a dati Fao, nel 2016 sono stati coltivati 1.530.567 ettari per una produzione di 8.726.726 tonnellate di prodotto. La Cina è il maggiore produttore: 1.390.276 di ettari coltivati ed una produzione di 7.679.773 tonnellate. Con questi numeri rappresenta quasi il 90% della produzione mondiale. Seguono poi Perù con 31.967 ettari e 378.306 tonnellate e Messico con 24791 ettari e 216.871 tonnellate. Il primo Paese europeo è la Germania che si posiziona al quarto posto. Nei restanti tre continenti le coltivazioni sono relativamente minori: Africa con circa 4mila ettari, Asia con circa 12mila (Cina naturalmente esclusa) e Oceania con oltre 3mila ettari.

La stagione commerciale 2018 al momento non appare tra quelle più esaltanti. I prezzi di mercato, elemento essenziale per fare reddito, sono stati non particolarmente alti. A questo trend ha contribuito un andamento climatico che ha tendenzialmente concentrato le produzioni, sia a livello nazionale ma soprattutto a livello europeo. Questa contemporaneità ha portato ad un'offerta troppo elevata e ad una generalizzata caduta dei prezzi.
 
 L'Internationa asparagus day è a Cesena dal 16 al 18 ottobre 2018
 

Zampe o piantine?

Gli asparagi si possono coltivare a partire dalle cosiddette 'zampe' oppure partendo dal seme. 
Se si parte dal seme si pianta a inizio primavera in alveolo per trapiantare successivamente la piantina formata nel terreno. Se invece si parte dalle zampe queste vengono acquistate ed interrate nel terreno ad inizio primavera.
"La nostra azienda - spiega Marcello Sbrighi, direttore commerciale di Coviro - da oltre 20 anni è un vivaio specializzato nella produzione di zampe di asparago. Il nostro mercato è per il 95% quello italiano.
Per i territori del sud Italia le nostre principali proposte sono Grande, Atlas, De Paoli UC115 , Vegalim, Starlim e Atticus. Per il centro nord Italia, a clima continentale, oltre ad Eros (la più diffusa) suggeriamo varietà come Giove, Franco, Ercole e Magnus. Caso a parte è l'area del Triveneto dove è sviluppata la coltivazione dell'asparago bianco: qui le principali varietà che noi proponiamo sono Grolim e Cumulus. Attualmente il nostro vivaio per produzione di zampe è di circa 10 ettari"

 

L'Asparagus Day 2018 a Cesena

Cesena Fiera, con la collaborazione di Luciano Trentini, organizzerà dal 16 al 18 ottobre 2018 l'International asparagus day presso il rinnovato centro fieristico di Cesena. L'evento iperspecializzato intende raccogliere il testimone di una fiera promossa da Christian Befve cinque anni fa a Bordeaux. Durante l'evento verrà implementato un ricco programma convegnistico: dagli aspetti agronomici a quelli commerciali, dagli elementi strategici a quelli tecnici.
 
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