Pochi sanno che l'Italia è uno dei paesi più avanzati nello studio e nella formazione per una risicoltura sostenibile.
Grazie al progetto Sairisi, sostenuto dall'Ente nazionale risi, che è ripartito in questi giorni per il terzo anno consecutivo. Un programma di promozione della sostenibilità agricola nella produzione del riso al quale, il 21 e 22 febbraio 2018, più di 200 risicoltori hanno partecipato.

Si tratta degli iscritti che si sono ritrovati presso il Centro ricerche sul riso di Castello d'Agogna (Pv) dove, nel 2016 il progetto è nato, si è sviluppato e nel corso degli anni ha raccolto un numero di risicoltori, sempre crescente. 
Queste due giornate - definite masterclass - hanno visto come obiettivi principali la sensibilizzazione riguardo il tema della sostenibilità, il trasferimento di competenze tra risicoltori ed esperti del settore riguardo tale argomento e la "coopetizione" tra i vari attori coinvolti all'interno della filiera del riso con la prospettiva futura di una filiera del riso sostenibile.
 

La prima giornata si è aperta con l'introduzione del coordinatore del progetto, Richard Burkinshaw, il quale ha spiegato l'importanza della sostenibilità in campo agricolo e la scommessa di Sai platform riguardo il suo raggiungimento. La Sustainable agriculture initiative (Sai) Platform è la più importante piattaforma globale della filiera agroalimentare, un'organizzazione internazionale senza fini di lucro, composta da circa 90 associati che rappresentano l'intera filiera, dalle associazioni di agricoltori alla grande distribuzione. Lo scopo della Sai Platform è quello di introdurre pratiche agricole sostenibili attraverso lo sviluppo di progetti pilota a livello internazionale in modo da validarle e diffonderle sul territorio.

Successivamente i professori e i ricercatori dell'Università degli studi di Milano hanno partecipato con i loro interventi. Partendo dalla sostenibilità economica dell'azienda agricola descritta da Giovanni Ferrazzi, si è passati al tema dell'efficienza d'uso dell'acqua in risicoltura. Questo argomento è stato trattato prima da Arianna Facchi attraverso casi basati su diverse scale di precisione (singolo campo, azienda e distretto irriguo).
Il tema dell'acqua è stato poi ripreso da Daniele Masseroni, il quale ha portato un esempio di agricoltura di precisione applicata alla risaia attraverso un sistema automatico e telecontrollato della gestione dell'acqua in campo.

A seguito Marco Romani dell'Ente nazionale risi ha trattato gli aspetti produttivi e gestionali della pratica della sommersione invernale.

Il giorno successivo si è partiti dalle emissioni di gas serra dalla risaia e dalle tecniche agronomiche per la loro mitigazione, discusse da Chiara Bertora dell'Università degli studi di Torino. Quindi, si è parlato di concimazione a dose variabile in risicoltura grazie all'intervento del dott. Rognoni. Sono state portate infine le esperienze di agricoltura conservativa condotte in Piemonte e Lombardia, rispettivamente da Dario Sacco dell'Unito e da Romani.

Dopo queste due masterclass è prevista una fase di divulgazione dei risultati ottenuti dal progetto, attraverso delle giornate di visita in campo alle aziende che hanno messo in atto le pratiche agronomiche di sostenibilità.