La stagione agrumicola italiana 2017-18 ha da poco aperto i battenti e le prospettive  nazionali registrano un calo dei volumi tra il 5 e il 10%. Anche se ogni areale produttivo racconta una storia diversa, tutti sono accomunati dall'anomalo andamento climatico, in particolare caldo torrido e scarsità d'acqua, che ha condizionato lo sviluppo dei frutti e la resa produttiva.
La qualità organolettica invece dovrebbe essere ottima, con grado Brix superiore di qualche punto allo standard medio ed un giusto equilibrio con l'acidità.

Da sottolineare anche un altro dato. La produzione agrumicola mediterranea nell'ultimo decennio è cresciuta del 15% circa, mentre nello stesso periodo l'Italia ha perso il 40%. Se guardiamo i dati forniti nel 2016 da Freshfel vediamo che l'Italia è passata dalle 3,5 milioni di tonnellate del 2007-2008, al secondo posto dietro la Spagna, ai 2,3 milioni di tonnellate del 2015, quinto posto e superata da Marocco, Egitto e Turchia.

Questo comporta anche un problema nella bilancia dell'import/export: importiamo più agrumi di quanti ne esportiamo. La Spagna, ad esempio, da nostro maggior competitor oggi è diventato il nostro maggior fornitore. E questo la dice lunga su come possiamo affrontarla competitivamente sui mercati esteri del centro-nord Europa.
 

CLEMENTINO


 
Una delle eccellenze agrumicole italiane sono le clementine. La principale area produttiva è la Calabria, dove si conta il 70% del volume totale (circa 400mila tonnellate): qui questo frutto è un vero motore dell'economia regionale, tanto da coinvolgere 22mila aziende.

Un frutto che il prossimo 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, sarà simbolo per Confagricoltura della lotta contro la violenza sulla donne e verrà offerta nelle piazze delle principali città italiane. 
"Vogliamo dire no ai crimini contro le donne - Spiega Rosanna Scipioni, presidente di Confagricoltura donna dell'Emilia-Romagna -. Scenderemo in piazza Maggiore a Bologna con un'iniziativa nazionale. Qui offriremo dolci e profumate clementine. Perché proprio le clementine? Per due motivi. Per prima cosa per non dimenticare Fabiana Luzzi, la giovane studentessa di Corigliano Calabro massacrata nell'estate del 2013 dall'ex fidanzato in un impianto di clementine della cittadina ionica. Poi perchè l'arancione è il nuovo colore simbolo dell'antiviolenza secondo l'Onu, un passo oltre il rosso sangue".

Andiamo agli aspetti più tecnici e di mercato. "La stagione 2017 è iniziata a metà ottobre, in linea con un andamento normale - spiega Marco Eleuteri, responsabile commerciale e marketing dell’Aop Armonia -. Dovremo avere un calo produttivo del 20-30%. Il calibro medio dei frutti è ridotto. Sotto il profilo gustativo siamo di fronte ad una delle migliori campagne degli ultimi anni, il che sicuramente dovrebbe avere effetti positivi sui consumi".
 
Tra le ultime novità varietali la nuova Sanzo*, a maturazione medio tardiva
(Fonte foto: © Hans - Pixabay)
 
"E' necessario - continua Eleuteri - porre l'attenzione su alcune criticità che stiamo evidenziando da qualche anno. Gli autunni caldi e siccitosi rallentano la presa di colore dei frutti, soprattutto per le varietà medio-precoci come lo Spinoso. In questo modo ne viene ritardata la commercializzazione rendendole meno interessante per il mercato. Inoltre diventa più complicata la gestione agronomica della varietà Comune che, se non gestita correttamente, tende a deteriorarsi molto rapidamente sulle piante all'arrivo delle prime piogge autunnali".

"In questa prima fase della campagna - conclude Eleuteri - il mercato ha registrato consumi inferiori all'anno scorso. Il livello medio dei prezzi è stato però più alto rispetto al 2016, grazie essenzialmente alla maggiore incidenza della nostra linea Premium DolceClementina sul totale delle vendite".
 
Anche nelle clementine siamo di fronte ad una frammentazione produttiva
(Fonte foto: © StockSnap - Pixabay)
 

Nuove varietà = nuove opportunità

Come oramai avviene in tutto il settore ortofrutticolo il prolungamento del calendario di maturazione rappresenta uno degli interventi necessari per rilancio del settore. Senza dimenticare il miglioramento di varietà oramai obsolete per le esigenze del mercato e della produzione di oggi.

Nel clementino questo è stato fatto grazie ad una collaborazione pubblico-privata: da una parte il Crea di Acireale e dall'altra l'Aop Armonia. Un programma di breeding tutto italiano, e per ora unico nel suo genere.
"Il primo risultato ottenuto è la Clementina Sanzo* - spiega Francesco Perri, agronomo e citrus scientist specialist di Aop Armonia -, una nuova selezione medio-tardiva: si raccoglie tra gennaio e febbraio. Il clone è stato individuato nel territorio di Corigliano Calabro nell'inverno del 1994, su una pianta di Clementine Comune che, alla raccolta, presentava un ramo mutato con frutti ancora verdi. Siamo in presenza di un cantiere ricco di cose che piano piano dà i suoi frutti".

Sanzo* presenta una pianta vigorosa con portamento globoso e foglie decisamente più larghe rispetto al Clementine Comune. La produzione media di una pianta adulta si aggira intorno a 80-100 chili. Al contrario di Hernandina*, attualmente la varietà tardiva più diffusa nel Mediterraneo, questa cultivar non presenta alternanza di produzione. Inoltre, sempre rispetto a Hernandina*, non mostra sintomi di marciume della corteccia delle branche dovuti ad attacchi di Phytophthora citrophthora (malattia non curabile che nel giro di qualche anno porta la pianta alla morte).
 
La clementina è un frutto dalla forte identità territoriale
(Fonte foto: © Lukas16 - Pixabay)
 

Più valore e identità territoriale

Un altro aspetto, ma non il meno importante, è alzare il valore del frutto, attraverso appropriate azioni di marketing che rafforzino l'identità certificata della clementina, calabrese in primis. La clementina è infatti un frutto capace d'intercettare le nuove tendenze dei consumi verso prodotti naturali, facili da mangiare e con una forte identità territoriale.
"Dobbiamo mettere in moto tutte le azioni possibili - spiega Giorgio Salimbeni, presidente del Consorzio delle clementine di Calabria Igp in una nota stampa successiva a un convegno tenutosi il 17 novembre 2017 a Corigliano Calabro - per valorizzare veramente la clementina di Calabria puntando sull'Igp, perché questo vuole il consumatore e questo è il nostro interesse di produttori".
Sulla stessa lunghezza d'onda è anche Eugenio Govoni, direttore di Check Fruit. "Le Igp e le Dop costituiscono un tesoro del settore agroalimentare che va sfruttato. Purtroppo molte denominazioni sono poco utilizzate dalle imprese e stentano ad arrivare al consumatore: la percentuale di utilizzo è sotto il 20%. Inoltre il disciplinare delle clementine è del 1997, avrebbe bisogno di un aggiornamento".

Inoltre i produttori di clementine possono e devono giocare le loro carte in modo più consapevole con la grande distribuzione organizzata.
"Per mettere a frutto questa posizione di vantaggio - conclude Salimbeni - i produttori si devono organizzare perché 'è la distribuzione che ha bisogno di voi' e non il contrario. Come? Facendo cartello, uniformando le confezioni, rendendo il prodotto più riconoscibile". Perchè oggi ad una concentrazione territoriale corrisponde ancora una frammentazione produttiva che rende difficile l'applicazione di ogni politica efficace di valorizzazione.