Circolano le prime stime sul raccolto di castagne 2017 e una cosa sembra certa: il prodotto della Campania è destinato a tornare prepotentemente sul mercato, anche se con esiti ancora tutti da verificare, specie sul fronte dei prezzi. Infatti, la produzione di castagne in Campania secondo stime dell’Associazione castanicoltori campani, sarà tra i 270mila ed i 300mila quintali con una produzione lorda vendibile agricola che potrebbe superare i 45 milioni di euro.

Se tali dati previsionali trovassero conferma, la Campania realizzerebbe una ripresa produttiva compresa tra il 66 ed il 67,5% del potenziale produttivo regionale, attestato tra i 400mila e 450mila quintali dei primi anni 2000. Questo dato contrasta con la stima di Coldiretti, che a livello nazionale prevede una produzione attestata a non più di 300mila quintali e comunque superiore del 25% a quella dello scorso anno, caratterizzata proprio dal tonfo della principale regione produttrice: la Campania.

Nei circa 16.000 ettari di castagneti da frutto presenti in Campania, la produzione prima del cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus) coinvolgeva oltre 5.000 aziende agricole e circa 30 aziende di trasformazione. E secondo l’Associazione castanicoltori campani “Le difficoltà commerciali che incontrerà la filiera nelle prossime settimane sono legate ad aver perso, in questi anni, quote di mercato in favore di altri paesi emergenti, in primis Spagna, Portogallo e Turchia. L’andamento dei prezzi metterà a dura prova gli operatori della filiera”.

Il presidente di Confagricoltura Campania, Rosario Rago, commenta “Prendiamo atto di queste stime sulla ripresa produttiva: sono dati che sicuramente vanno ancora valutati con prudenza e che, al tempo stesso, suggeriscono come sia giunto il momento del rilancio commerciale della castagna della Campania, che deve vedere la Regione Campania schierata in prima fila al fianco dei castanicoltori”.

Il progresso della produzione castanicola della Campania si inquadra in un progresso a livello nazionale del 25% - secondo Coldiretti. Le prime stime fotografano in realtà una situazione molto disomogenea sul territorio nazionale anche in funzione della siccità con aumenti produttivi notevoli dal Veneto alla Lombardia e dal Piemonte alla Campania che è la principale regione produttrice mentre - sottolinea la Coldiretti - cali si rilevano fino 40% in Toscana e in Emilia-Romagna, ma in contrazione risulta anche la produzione in Calabria.
 

La ripresa produttiva nelle cinque province della Campania

L’andamento produttivo nelle diverse aree della Campania – secondo l’Associazione castanicoltori campani - è positivo, nonostante il clima torrido e la forte siccità dei mesi estivi, fattori che però accompagnano l'elevato livello qualitativo.

Nella provincia di Caserta, l’areale di Roccamonfina, famosa per la varietà Tempestiva, ha avuto una produzione tra il 55 ed il 60% del potenziale. Le altre varietà sono in fase di raccolta e l’andamento è simile. Le pezzature registrate sono medio/piccole (85/100). Secondo altre fonti, la zona di produzione del casertano potrebbe attestarsi anche sul 70%.

Situazione diversificata in provincia di Salerno. La raccolta nella penisola Amalfitana, soprattutto nei comuni Scala, Tramonti e Ravello è iniziata, e considerata la buona presenza di ricci, dovrebbe essere superato il 70% della produzione media. Nel Cilento, nell’areale del Marrone di Roccadaspide Igp, salvo qualche rara eccezione che riporta una ripresa non superiore al 40%, la produzione si attesta sopra il 65% del valore medio di produzione.
 
Nella provincia di Avellino, sia nella fascia del Partenio che nell’areale dell’Igp di Montella, la raccolta è appena iniziata. In queste zone le pezzature risultano decisamente più elevate rispetto all’attuale media regionale. Qui ci si attende un raccolto intorno al 70% del potenziale.

Infine nella provincia di Benevento, dove la castanicoltura è presente in pochi comuni (Pietraroja, Cusano Mutri, Pannarano, Montesarchio, Vitulano, Arienzo) l’andamento risulta particolarmente positivo con una produzione che in molte zone supera l’80%.
 

Possibili cause della ripresa produttiva del castagno in Campania

Secondo l’Associazione castanicoltori campani: “L’anno 2017 per la filiera castanicola campana può rappresentare l’anno della svolta. Il cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus) inizia a essere domato dal suo insetto antagonista, il Torymus sinensis. Ad aprile 2017 le attività di monitoraggio, effettuato su oltre 100 comuni della Campania davano una buona presenza dell’insetto antagonista. La lotta biologica avviata 5 anni fa inizia a dare i primi importanti risultati. Tale posizione è sostenuta anche da Coldiretti.

Secondo Confagricoltura Campania esistono anche altri e forse più robusti motivi che giustificano tale ripresa: "A cominciare da un inverno molto freddo e nevoso, che in montagna ha messo le piante completamente a riposo, consentendo una ripresa vegetativa molto spinta ed è anche da valutare la capacità delle piante di difendersi da sole dalle avversità – spiega Mario Miano, 220 ettari di castagneto in Roccadaspide, che aggiunge – inoltre il freddo ha sicuramente decimato le muffe e i bachi delle cidie, pertanto il prodotto ottenuto è di relativa buona qualità".

Il freddo può aver anche avuto un altro effetto e proprio sul cinipide del castagno: “Le femmine sfarfallano dalle galle tra giugno e luglio - ricorda Paolo Di Palma, direttore di Confagricoltura Campania - ma le larve sono presenti nelle gemme dall’estate precedente e la formazione di ghiaccio e la neve in abbondanza a gennaio 2017 possono in molti casi aver sterilizzato le gemme, impedendo la formazione delle galle e il successivo sfarfallamento del fitofago”.

In molti areali posti in prossimità di querceti - inoltre - si è anche osservato un notevole miglioramento delle condizioni dei castagneti confinanti, forse raggiunti da altri insetti antagonisti, presenti in natura sulle querce e che parassitizzano i cinipidi che attaccano normalmente il genere Quercus.