"Un’azienda vitivinicola moderna si può definire sostenibile quando realizza un equilibrio tra fattibilità economica, equità sociale e buono stato ambientale".

A parlare è Andrea Versari, professore di Scienze e tecnologie alimentari dell'Università di Bologna e coordinatore del corso di laurea in Viticoltura ed enologia di Tebano (Ra), che fa il punto sulla sostenibilità in viticoltura in vista della 41° edizione del Momevi di Faenza (24-26 marzo 2017). In contemporanea si terrà l'80° edizione della Fiera dell'agricoltura.

Quando un’azienda vitivinicola moderna può definirsi sostenibile? 
"La vitivinicoltura sostenibile è definita dall’Oiv, l'Organizzazione internazionale della vigna e del vino, nella risoluzione OIV CST 1/2004 come 'l’approccio globale alla scala dei sistemi di produzione e di lavorazione delle uve, associando contemporaneamente la sostenibilità economica delle strutture e dei territori, la produzione di prodotti di qualità, considerando i requisiti specifici della viticoltura sostenibile, dei rischi legati all’ambiente, la sicurezza dei prodotti e la salute dei consumatori e la valorizzazione degli aspetti patrimoniali, storici, culturali, ecologici e paesaggistici'”.
 
Piante di vite a bacca bianca
(Fonte foto: © Malgorzata Kistryn - Depositphoto)

Come cambia la tecnica colturale con l'ingresso del concetto di sostenibilità?
"In generale, occorre prestare attenzione alla gestione sia degli input (energia, acqua, coadiuvanti tecnici di produzione e di trasformazione, materiali di imballaggio) con l’obiettivo di ottimizzare il loro utilizzo, che degli output (rifiuti, reflui, sottoprodotti) per ridurre l’impatto sull'ambiente, favorendo il loro riciclo. A parte la gestione dei fitofarmaci già dotata di una sua normativa, le azioni sviluppate da ogni singola azienda - su base volontaria e proattiva, e con criteri di trasparenza e continuità - devono essere misurabili (criteri, indicatori, requisiti, autovalutazioni) e coerenti con un approccio integrato (fattori sociali, economici e ambientali). Ad esempio in vigneto per ridurre l’impatto ambientale si può razionalizzare l’uso di diserbanti e antiparassitari chimici, adottare tecniche di inerbimento totale o parziale, ottimizzare le concimazioni (prevalentemente organiche, meglio se con l’uso di compost e/o sovesci), fare lavorazioni poco profonde cercando di limitare il numero di interventi e la compattazione del terreno".

Come sostenibilità, innovazione e territorialità possono andare d’accordo?
"L’innovazione è fondamentale e a mio avviso la sostenibilità rappresenta un ponte tra l’agricoltura del passato e quella del futuro. È noto che il legame tra l’impresa vitivinicola e il territorio di origine è indissolubile e rappresenta un elemento distintivo del binomio terroir-vino. In tale contesto, per mettere in pratica la sostenibilità, occorre ripensare al rapporto tra l’uomo e la terra".
 
Grappolo di uva bianca
(Fonte foto: © Malgorzata Kistryn - Depositphoto)

Come questi nuovi concetti di sostenibilità si trasferiscono al vino?
"Un primo passo nella direzione della sostenibilità è rappresentato dal vino biologico, dicitura che dal 2012 è possibile usare in etichetta (Reg UE 203/2012), che oltre mettere in pratica una maggiore attenzione per la sostenibilità rappresenta uno strumento efficace di comunicazione al consumatore. Ad oggi c’è fermento su questa tematica e molti piccoli produttori - per svariate ragioni - talvolta si riconoscono in altri movimenti (es. biodinamico, vini naturali, vini liberi) che, a mio avviso, non possono prescindere da una regolamentazione chiara ed un adeguato sistema di verifiche. Ovviamente, dal punto di vista commerciale, l’ultima parola spetta al consumatore".

E per il futuro che cosa ci si aspetta?

"In generale occorre armonizzare il concetto di vini sostenibili per soddisfare le aspettative dei consumatori in termini di valore e prodotto. Come Università possiamo agire su diversi fronti, iniziando ad approfondire la sperimentazione scientifica di metodi sostenibili per offrire risultati consolidati. In questo senso una delle principali ricerche a livello mondiale è stata svolta negli ultimi cinque anni proprio dall’Università di Bologna presso il Polo di Tebano. Possiamo inoltre formare i nuovi enologi per stimolare un cambio di mentalità con l’obiettivo di un miglioramento continuo, e nella consapevolezza che solo ciò che si può misurare si può migliorare. La sostenibilità è una sfida globale e per vincerla occorre fare sistema".