L'Italia è il secondo produttore mondiale al mondo di pomodoro destinato all'industria di trasformazione, con circa 5.2 milioni di tonnellate di produzione su circa 68mila ettari. Il fatturato stimato è pari a 3,1 miliardi di euro. Numeri importanti per un settore importante, che però non naviga in buone acque. Le ultime stagioni sono state difficile ed anche quella 2017 non sembra essere da meno.

Per prima cosa non è stato ancora trovato l'accordo sul prezzo. Inoltre non è stato trovato l'accordo sulla quantità totale che potrà essere trasformata, senza incappare in penali da parte dei produttori. E come se non bastasse, due importanti aziende di trasformazione, la Ferrara Food e la Copador, non hanno ancora pagato le spettanze del 2016 creando grande incertezza sul loro futuro.

Cosa bisogna aspettarsi quindi dal futuro? AgroNotizie ha chiesto ad alcuni protagonisti del settore il loro punto di vista.

Gli industriali: "Serve dialogo tra le parti"
"E' importante pianificare gli ettari ed avere una programmazione delle quantità per il 2017 - dichiara Antonio Ferraioli, presidente di Anicav, l'Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali -. Siamo disponibili ad impegnarci per trovare le migliori intese possibili. Il dialogo con la parte agricola è necessario”.

Nel bacino del Nord il confronto con la parte agricola si è già avviato, anche se condizionato da alcune criticità derivanti dalla gestione della scorsa campagna di trasformazione che si riflettono su tutta la filiera. Al Sud il ritardo è sicuramente dovuto all’esigenza di rilancio dello strumento distrettuale, che continua a rappresentare una priorità per l’Industria.

"Nel bacino del Centro Sud, in particolare - afferma Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav - bisognerà, tutti insieme, lavorare per andare verso l’evoluzione del Distretto in un Organismo interprofessionale che sia in grado di garantire il rispetto delle regole e degli accordi raggiunti tra le parti".
 
Pomodoro da industria
(Fonte foto: © Illustrez Vous Fotolia)

Produttori: "Il prezzo del 2016 non basta"
"Il prezzo per il 2017 non è ancora stato definito - spiega Alessandro Cenzuales, Direttore ortofrutta di Terremerse -. Questo è un problema che crea grande incertezza, per l'agricoltore e per l'intera filiera. Il prezzo del 2016 di 85,20 euro al quintale non è stato soddisfacente per la produzione. Se vogliamo continuare a produrre pomodoro è necessario ottenere di più. La trattativa non è certo facile. Gli industriali chiedono di poter trattare su 25 milioni quintali per l'area Nord, che è la quantità che pensano di poter 'lavorare' per mantenere equilibrio".

Per il 2016 la produzione era compresa tra 2.350.000 e 2.550.000 tonnellate: al di sotto dei 2.350.000 si aggiungeva 0,05 euro a tonnellata sino ad un massimo di 3 euro ogni 5mila tonnellate, mentre al di sopra dei 2.550.000 si toglieva 0,05 euro a tonnellata sino ad un massimo di 3 euro ogni 5mila tonnellate in eccesso.
"Oltre questa cifra - continua Cenzuales - le industrie chiedono delle penali nel prezzo. Nel 2016 diverse Op hanno ecceduto la quantità prevista da contratto ma poi la penale è stata distribuita su tutti. Credo che se penali devono essere che siano però riversate sulla singola Op che sfora".

Confagricoltura, serve di più
“La campagna del pomodoro da industria, anche quest’anno, non sembra partire sotto buoni auspici - spiega Marco Nicastro, presidente Fnp - Pomodoro industria di Confagricoltura -. Siamo già a fine febbraio ed ancora non si è aperto un confronto tra mondo della produzione e quello dell’industria. Neppure per questa campagna gli imprenditori agricoli potranno pianificare in maniera corretta la produzione, sebbene qualche mese fa, al Mipaaf, tutti si fossero dichiarati disposti a collaborare per iniziare presto la contrattazione. E’ una situazione molto preoccupante che sta mettendo in difficoltà numerose imprese agricole e che peserà ulteriormente in maniera negativa in termini di programmazione. Senza contare la preoccupazione per possibili azioni speculative al ribasso”.
Fonte foto: © Stefano Neri - Fotolia

Coldiretti: "Per programmare è tardi"
"È scandaloso che si arrivi ancora così avanti - spiega Mauro Tonello, presidente di Coldiretti Emilia-Romagna - nella definizione dell’accordo del pomodoro. È già tardi per ordinare le piante e quindi anche quest’anno diventa impossibile qualsiasi programmazione. È vero che ci sono questioni serie a causa dei problemi di alcune industrie, ma questo non giustifica tutti i ritardi nella contrattualistica: diventa un paravento dietro cui nascondersi, ed è deleterio per tutto il settore.

L’attuale sistema di contrattazione sta dimostrando tutte le sue debolezze. Infatti fin dalla nascita dello strumento dell’organismo interprofessionale non si è riusciti più a stringere contratti in tempi corretti. Così saltano tutti i meccanismi che dovrebbero consentire l’equilibrio tra domanda e offerta e quindi diventa incontrollabile la possibilità di un accordo efficace. Con l’allungamento dei tempi si finisce per arrivare a chiudere all’ultimo momento, in poche ore con accordi inadeguati.

Per il 2017, l’unico fatto positivo è che si sia sancito, mi auguro definitivamente, che ogni Op pagherà i propri splafonamenti e che quindi non dovranno pagare tutti anche se a splafonare sarà un solo soggetto. Il mio auspicio è che l’organismo interprofessionale si interroghi seriamente se non è il caso di trasformarsi in un vero distretto".
Pomodori raccolti (Fonte foto: © Pixels)

La parola dell'Oi Pomodoro industria Nord Italia
"La produzione del pomodoro al Nord è aumentata del 6% rispetto al 2016 - spiega Tiberio Rabboni, presidente dell'Oi Pomodoro industria Nord Italia -, mentre nel Centro-Sud è diminuita del 13%. L'incremento è stato favorito da un andamento climatico particolarmente positivo che ha determinato una resa elevata, la maggiore degli ultimi sei anni, e un grado brix in linea con la media quinquennale.

Complessivamente sono state prodotte 2.773.146 tonnellate, quantitativo superiore a quello fissato nel range dell'Accordo quadro d'area Nord-2016. Il plus di materia prima ha fatto scattare la penale a carico di tutti i produttori, come previsto dall'accordo quadro vigente lo scorso anno. Per il 2017 si sta lavorando ad un nuovo meccanismo di responsabilizzazione delle Op che penalizzi solo quelle che eventualmente splafonano e non tutte le altre. Da segnalare l'aumento del biologico e l'alta percentuale di trasformato destinato all'esportazione.

Per il 2017 c'è molta preoccupazione ed incertezza. Le associazioni agricole e le istituzioni stanno sollecitando le banche e i commissari nominati dal Tribunale affinché determinino le condizioni perché Copador e Ferrara Food possano svolgere la campagna 2017, che significa, necessariamente, il pagamento del prodotto consegnato dagli agricoltori a questi stabilimenti nel 2016 e garanzie di pagamento per il 2017. Queste decisioni vanno prese però nelle prossime ore, perché il tempo, in questo caso, è dirimente.
Si è infatti già in ritardo con le semine, e senza semine non ci sarà pomodoro da consegnare. Inoltre ai primi di marzo, non oltre, devono essere concordate tra Op e trasformatori del Nord Italia le superfici e le quantità per il 2017, da cui far derivare il prezzo di riferimento, elemento come noto assolutamente determinante per la effettiva programmazione colturale. Quindi lo spartiacque dei primi di marzo chiarirà, credo, definitivamente la situazione
".

Attualmente esistono due realtà: una del Nord e una del Sud. C'è in un futuro la possibilità di avere un'unica Oi nazionale?
"Il futuro dobbiamo costruirlo insieme - conclude Rabboni - condividendo regole, obiettivi e traguardi. La dimensione nazionale di una politica per la valorizzazione della filiera del pomodoro da industria, comparto chiave del made in Italy esportato nel mondo (per oltre il 60%) è una necessità assolutamente strategica. Anche per questo abbiamo salutato con convinzione, dopo la pubblicazione del rapporto 'Gli spolpati', la nascita presso il ministero di un tavolo sul pomodoro da industria, e consideriamo l'imminente riconoscimento della nostra Oi da parte del Mipaaf un viatico ed uno stimolo anche alla evoluzione dell'esperienza del Distretto del pomodoro del Centro-Sud Italia, con cui peraltro collaboriamo da tempo su vari fronti.

Per noi comunque l'Oi ha un senso solo se riesce a disciplinare, su regole condivise e su chiaro mandato delle parti, l'autogoverno della filiera e cioè l'allineamento della domanda con l'offerta di materia prima agricola, la lealtà dei comportamenti competitivi all'interno della filiera, la regolarità dei pagamenti, il miglioramento della sostenibilità ambientale e delle rese produttive per ettaro, nonché la valorizzazione commerciale della qualità e dell'origine del prodotto".