L'orticoltura italiana è una delle eccellenze del Bel Paese: contribuisce al Pil agricolo per circa il 14%, ed è seconda solo al settore carni (21%). Dal punto di vista economico si tratta, quindi, del più importante settore vegetale italiano. Ma è anche un settore molto complesso che pretende approcci molto diversificati, sia dal punto di vista produttivo che di sviluppo. 

AgroNotizie ha chiesto a Nazzareno Acciarri, direttore del Crea - Unità di ricerca per l'orticoltura (Ora) di Monsampolo del Tronto (Ap), di rispondere ad alcune domande per approfondire il tema e capire meglio queste complessità.

Come si è evoluto il panorama del miglioramento genetico in orticoltura? Quali le nuove linee guida?
"L'orticoltura è il più importante settore vegetale italiano. Tale ricchezza produttiva deriva però dalla coltivazione di soli 400 mila ettari circa. Se pensiamo che la cerealicoltura si attua su oltre 3 milioni di ettari è ben percepibile la ricchezza prodotta dall'orticoltura per unità di superficie. Da sempre, poi, gli ortaggi sono tra i prodotti più caratterizzanti la produzione agricola nazionale in patria ed all'estero.
E' però un settore molto complesso e che vuole approcci molto diversificati, anche dal punto di vista del miglioramento genetico. Su questo fronte gli obiettivi sono stati tanti negli ultimi anni: aumento ed uniformità delle produzioni, valorizzazione delle biodiversità orticole nazionali, ottenimento di produzioni salubri, coltivazioni a basso impatto ambientale, innovazione di prodotto, resistenze a stress biotici ed abiotici, accettazione ed applicazione delle nuove biotecnologi sostenibili.
Oltre alle tematiche accennate si guarderà sempre più con interesse agli ortaggi bio-fortificati dal punto di vista nutrizionale con il lancio di nuove tipologie e di nuove forme e colorazioni all'interno della singola specie".

 
Tanti sono i programmi di miglioramento e valorizzazione delle orticole nazionali (Fonte immagine - ©IstockPhoto)

Come questo miglioramento genetico viene trasmesso dal punto di vista pratico e produttivo? In quali tempi?
"Il miglioramento genetico non ha mai tempi rapidissimi nel raggiungimento dei risultati. In certi casi devi risolvere problematiche impreviste come l'avvento di nuovi parassiti, altre volte devi prevedere l'instaurarsi di nuove esigenze sia del consumatore sia delle industrie di trasformazione o ancora deve proporre nuovi modelli di pianta o di prodotto al fine di stimolare nuove fasce di consumatori. Con il crescere del numero dei nuovi cittadini provenienti da altri paesi, e portatori di nuove abitudini di consumo, ci si dovrà interessare di nuove specie fino ad oggi assenti dal panorama orticolo nazionale. 
Attualmente sono numerosi i programmi che portano al miglioramento ed alla valorizzazione delle biodiversità orticole nazionali.
Per esempio, presso il Crea Orticoltura di Monsampolo del Tronto sono in atto progetti di ricerca per valorizzare tipologie italiane di cavolfiore, pomodoro, cicorie, lattughe, ecc. Sono in atto anche progetti di breeding partecipato con gli agricoltori al fine di garantire il miglioramento di tipologie che non hanno interesse per le grandi multinazionali del seme. Per dare risultati a volte occorrono anche 7-10 anni.

 
Il miglioramento genetico può rispondere a nuove problematiche (Fonte immagine - ©IstockPhoto)

Un esempio importante? Il miglioramento dei cavolfiori tradizionali di colore verde quali 'Romanesco' e 'Verde di Macerata' ha consentito al nostro Centro di ricerca di ottenere risultati in termini d'innovazione varietale tali da rendere il Crea leader mondiale nella costituzione di nuove cultivar di queste due tipologie. Il Crea Orticoltura di Monsampolo è stato anche tra i primi a valorizzare il pomodoro 'Cuor di bue ligure' migliorandone qualità e resistenza a fitopatie oltre che all'adattamento a diversi ambienti di coltivazione. 
I risultati del miglioramento genetico, comunque, non si esplicitano solo con l'ottenimento e la diffusione di nuove varietà vegetali ma anche con la validazione di tecniche di breeding o di tecniche biotecnologiche atte a rendere più efficaci e rapidi i risultati del migloramento".


E per il futuro che cosa ci si aspetta?
"Come detto, il miglioramento genetico può riguardare la necessità di rispondere a nuove problematiche o esigenze. Ma spesso è nella fantasia del breeder individuare con anticipo gli sviluppi futuri di una nuova tecnica, di una nuova specie, di una nuova tipologia.
Certamente l'ampia biodiversità italiana, sfruttata ancora solo in parte, consentirà di ottenere nuovi prodotti oggi ancora non immaginati. In passato è stato così per i pomodori ciliegini, datterini, per i cavolfiori verdi o quelli arancioni di cui il Crea si sta occupando da alcuni anni per inserire questa colorazione nelle tipologie tradizionali italiane".