Mai smettere di guardare avanti, si può dire che sia questo il motto della cooperativa agricola Corilu: 50 ettari di corileti in proprietà e 30 da gestire in conto terzi.
Situata in un paesino in provincia di Alessandria, Lu, la cooperativa è stata fondata nel 2005 da un gruppo di amici con in mente l'idea di meccanizzare la coltivazione di una coltura che, in Piemonte, vanta una lunga tradizione.

Seguiti fin dall'inizio da Alberto Pansecchi, agronomo Coldiretti, la cooperativa Corilu ha lavorato a stretto contatto con le università di Torino e di Piacenza riuscendo, grazie agli accorgimenti adottati, a stabilizzare la produzione di nocciole.
Si sono dotati di spandiconcime a rateo variabile, hanno scelto di trattare il nocciolo non come un cespuglio ma come un albero da frutto, potandolo quindi regolarmente e inerbendo le interfila.
I nuovi corileti vengono inoltre disegnati a computer con il supporto dei satelliti.

La sperimentazione, in collaborazione con le università, è continua. "Da sette anni ci siamo dotati dello spandiconcime a rateo variabile" racconta Ferdinando Trisoglio, presidente della cooperativa.
"Grazie alle mappe di vigore, dalle quali con l'aiuto di Pansecchi ricaviamo le mappe di prescrizione, abbiamo dimezzato l'utilizzo di concime. Fra potature e gestione razionale della concimazione siamo riusciti a stabilizzare il raccolto. Prima avevamo punte di 20 quintali per ettaro in alcune annate, seguite da annate di scarica durante le quali si arrivava a produrre anche 10 quintali per ettaro. Ora ci manteniamo intorno ai 15 quintali per ettaro".

E anche la qualità della nocciola è migliorata: "Sono tutte piene alla stessa maniera e simili per grandezza. La produzione si è uniformata e i corileti sono meno attaccati dai parassiti", conclude Trifoglio.