Un deciso e forte invito congiunto giunge dal Distretto Agrumi di Sicilia e dalla Cia di Catania ai vertici della Regione Sicilia e del ministero delle Politiche agricole: l’agrumicoltura siciliana ha bisogno di decisioni rapide che ne consentano il decollo.

“L'agrumicoltura siciliana non può più aspettare. E' necessario che la politica regionale e nazionale si attivi immediatamente per il sostegno all'Accordo di filiera prodotto trasformato e per dare vita a tutte le azioni, compreso un Piano specifico di settore, necessarie ad affrontare il problema del virus Tristeza e valorizzare la produzione e la trasformazione degli agrumi siciliani, mantenendo fede agli impegni presi in sede regionale e nazionale" è scritto nella nota congiunta di Distretto Agrumi Sicilia e Cia.
 
“E' necessario farlo oggi, affinché vengano poste le basi per la nuova campagna agrumicola 2016-2017 dando corso ad azioni specifiche che possano incidere sui consumi e sull'organizzazione della stessa campagna e su tutta l'economia del comparto" sottolinea ancora la nota.
 
 “La politica non può dimenticarsi del comparto agrumicolo -  spiega Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia - sollecitiamo gli organi di governo regionale a dare seguito agli accordi presi con le rappresentanze della produzione e del commercio al tavolo coordinato dal Distretto Agrumi di Sicilia e dall'assessorato regionale all'Agricoltura, rispetto all'annoso problema della trasformazione industriale e alla necessità di valorizzare le produzioni trasformate attraverso provvedimenti specifici”.
 

“La parte produttiva in questi mesi ha seriamente lavorato per siglare l'accordo di filiera prodotto trasformato col sistema industriale, accordo che ritengo importantissimo per una agricoltura moderna che vuole affermarsi sul mercato –  afferma Giuseppe Di Silvestro, presidente della Cia Catania e della Op Rossa di Sicilia - Sino ad oggi la parte industriale non ha espresso il suo parere né tantomeno ha firmato l'accordo e riteniamo che la politica adesso debba attivarsi perché questo avvenga, altrimenti la filiera non avrà sviluppo e l'agrumicoltura siciliana ne risentirà pesantemente. Bisogna giungere a un accordo prima dell'estate. Dopo sarebbe tardi. La politica e l'assessore all'Agricoltura con il suo entourage si attivino per quanto nelle loro competenze per sostenere l'agricoltura siciliana e tutte le sue eccellenze”. 

L'Accordo di filiera sugli agrumi, in attesa della firma dell'industria
L'Accordo di filiera prodotto trasformato, già siglato da Assessorato agricolturaDistretto Agrumi, emendato dalla parte agricola e commerciale, è ancora in attesa della parte industriale che si era impegnata a produrre un documento condiviso entro maggio 2016. Così non è stato, così come soltanto due industrie hanno dato seguito alla richiesta di prolungare la campagna di trasformazione del prodotto a polpa rossa.
 
"Tutt'oggi stiamo ancora trasformando arance rosse - spiega Salvatore Imbesi della Agrumigel - e continueremo la prossima settimana a dimostrazione che quello che avevamo rappresentato all'assessorato all'Agricoltura era realtà: non bastava soltanto l'appello di richiesta avanzato dall'assessorato, di 15 giorni di prolungamento della campagna, e nemmeno l'adesione da parte delle pochissime aziende che ancora trasformano tarocco, affinché si potesse riuscire a ritirare tutta la merce disponibile sul mercato".

Le industrie che stanno trasformando chiedono che l'accordo di filiera sia sottoscritto ed attuato anche da parte industriale, perchè i produttori agricoli possano assicurarsi quantitativi e prezzi minimi di vendita del prodotto, e una maggiore attenzione alla tracciabilità del prodotto.

Iambesi sottolinea la necessità di "una modifica alla direttiva europea che introduca l'obbligo di verificare e tracciare la quantità di succo dichiarato in etichetta: è un raggiro ai consumatori che una bevanda con succo di arancia rossa di Sicilia ne contenga in realtà soltanto una percentuale minima".

Sul piatto delle richieste concordate con l'assessorato regionale all'Agricoltura e che attendono di essere avviate ci sono, infatti, la realizzazione di un portale/database finalizzato a tracciare le quantità di prodotto avviate alla commercializzazione e alla trasformazione con relativa produzione in succhi di certa provenienza siciliana; l'intervento sui fascicoli aziendali al fine di favorire il monitoraggio dell'intera produzione, prevedendo l'inserimento obbligatorio da parte dei Caa delle specifiche varietà e stime di produzione.

Nell'accordo con la Regione Siciliana c'è anche l'intesa sulla necessità di integrare la direttiva UE 2012/12 del 19/04/2012 "denominazioni specifiche di taluni prodotti ed applicazione della Direttiva UE 852/2004" e di attivare una azione politica in tal senso, la predisposizione di una campagna di comunicazione a regia regionale almeno triennale sulle produzioni agrumicole siciliane in grado di affermare il valore organolettico, salutistico e di origine al consumo nazionale ed internazionale. 

Le richieste al Mipaaf
Sul fronte nazionale “chiediamo, e l'abbiamo fatto con forza in parecchie occasioni, che ci sia un intervento specifico sull'agrumicoltura siciliana – aggiunge la presidente Argentati - e invitiamo i ministri competenti a dare corso a un Piano specifico di settore, già elaborato per obiettivi dalle rappresentanze della filiera, in cui innanzitutto venga affrontato con maggiore determinazione il problema del virus Tristeza che ha distrutto parecchi agrumeti e quindi una parte significativa dell'economia siciliana".

"In più
– aggiunge - occorre incentivare e promuovere il consumo di frutta e succhi freschi con  interventi normativi rivolti ad Asl, scuole ed enti pubblici per fare inserire nei nuovi bandi di gara anche la presenza di distributori automatici di succhi di frutta freschi; è necessario promuovere l'utilizzo delle spremiagrumi e dei succhi di agrumi in tutte le attività ricettive; avviare un percorso virtuoso di proposizione di bevande al 100 percento a base di agrumi e avviare un'azione di sensibilizzazione dei consumatori che spinga ad una più sana alimentazione dando, al contempo, un concreto contributo al comparto agrumicolo ancor oggi settore portante per l'economia della Sicilia e non solo”.