70 milioni di tonnellate: è questa la quantità di derivati di pomodoro che si consumeranno nel mondo nel 2050, secondo le stime di Tomatonews.
C'è spazio di crescita all'estero”, ha garantito Guido Conforti, responsabile Aiipa per i Prodotti vegetali durante il convegno "Responsabilità e trasparenza di filiera: il sistema del pomodoro da industria nel Nord Italia" che si è tenuto a Cibus 2016, organizzato proprio dall'Oi Pomodoro da industria Nord Italia. 

Secondo i dati resi noti durante il convegno, l'Italia è già un Paese fortemente esportatore di pomodoro da industria ed è autosufficiente nei consumi già da diversi anni: sui circa 5,3 milioni di tonnellate prodotte nel 2015 (con un +9.9% sul 2014), solo 2,1 milioni sono state destinate all'Italia, mentre il resto è andato all'estero. In valore il nostro Paese è già il primo produttore al mondo: nel 2014 il pomodoro da industria ha generato valore per 6.4 miliardi di dollari, il 34% dei quali spetta all'Italia, davanti a Cina e Stati Uniti.


L'export italiano è in costante crescita, mentre i consumi interni non possono aumentare ancora. Secondo gli ultimi dati, in Italia, si consumano in media 35 chili all'anno pro-capite. Ciò che bisogna fare, secondo Conforti, è aumentare la produttività e l'efficienza da un lato e difendere il made in Italy dall'altro.
I principali competitor dell'Italia sono Portogallo e Spagna: “Per motivi storici, i Paesi iberici hanno costi molto più bassi per il lavoro, l'acqua, il terreno e hanno anche una produttività media per ha più elevata”, ha detto Conforti.
 

Il convegno è servito anche a rendere nota l'impronta ambientale della filiera del pomodoro da industria del Nord Italia.
Nel 2015, i 2136 produttori facenti parte dell'Oi hanno prodotto 2 milioni 600mila tonnellate, fra Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. La produzione è per il 96% integrata e per il 4% biologica.
L'organizzazione ha calcolato esattamente, tramite 14 parametri ambientali codificati (consumi idrici ed energetici, emissioni di CO2, packaging riciclabile, ecc) quale sia l'impronta ambientale di tutta la filiera. E' risultato che, per produrre 400 grammi di passata, in media si consuma l'equivalente idrico di una doccia, si assorbe energia pari a un ciclo di lavatrice classe A e si emette CO2 pari a un viaggio in auto di media cilindrata per 1,5 km.
Si può ancora migliorare - ha ammesso Maria Chiara Cavallo, segretario dell'Oi Nord Italia - Possiamo ancora lavorare sull'efficientamento dell'irrigazione e possiamo investire in energie rinnovabili e sul riciclo delle acque nei cicli di lavaggio nei nostri stabilimenti”.