L'Italia è il primo produttore biologico in Europa, con grandi potenzialità di crescita soprattutto nel settore ortofrutticolo. Secondo le statistiche fornite dal Sinab, Sistema d'informazione nazionale sull'agricoltura biologica presso il Mipaaf, il trend nel nostro Paese è più che positivo: 1,3 milioni di ettari coltivati a bio, 46 mila produttori, oltre 52 mila operatori ed un fatturato che ha superato i 3 miliardi di euro. A ciò si aggiunge un boom dei consumi. Il 60% degli italiani dichiara di preferire biologico e ad oggi rappresenta circa il 2% del mercato alimentare del Bel Paese.

Ma crescere non vuol dire produrre di più, ma produrre meglio. Ogni specie ortofrutticola si deve specializzare e deve adattare il settore alle nuove necessità. Anche per la fragola nasce quindi la necessità di caratterizzarsi

La Regione Marche ha dunque deciso di intraprendere un percorso di ricerca e di sperimentazione: una prima importante prova nasce dalla collaborazione tra l'Università politecnica delle Marche e l’Assam - Agenzia servizi settore agroalimetare delle Marche ed ha avuto come scopo quello d'identificare le varietà di fragola più adatte alla coltivazione in biologico nell’ambiente del medio-Adriatico.

"La scelta della varietà è importante - spiega l'Assam in un comunicato - e capire quali, tra quelle oggi in commercio, si adattano meglio al biologico è fondamentale. In attesa che non venga licenziato qualche cosa di specifico: pensato e creato per fare bio. Abbiamo così individuato 16 varietà interessanti, di cui 13 unifere e 3 rifiorenti. Le unifere sono: Alba NF311*, Aprica*, Asia NF421*, Brilla*, Clery*, Cristina*, Garda*, Joly*, Madeleine® Civmad*, Premy*, Romina*, Sibilla*, Syria*. Le rifiorenti sono: Albion*, Malga® SG134* e Monterey*".

Un fragoleto coltivato in biologico presso l'azienda Assam di Petrioli (Fm)
(Fonte immagine: © Assam)
 

Sono state coltivate sia in pieno campo che in coltura protetta (utilizzando la tecnica del tunnel 'veronese'). Per ogni condizione di coltivazione è stato predisposto uno schema sperimentale a blocchi randomizzati con parcelle di 20 piante ripetute 3 volte.
"L'impianto è stato realizzato nella prima decade di agosto 2014 - continua il comunicato - presso l'azienda Assam di Petritoli (Fm), utilizzando piante frigoconservate di categoria A. Le piante sono state poste in file binate alla distanza di 35 centimetri lungo la fila e di 30 centimetri tra le file, su prode pacciamate con film plastico nero, con una densità d'impianto di circa 55 mila piante/ettaro ed irrigate con due manichette forate per ogni proda. La gestione delle concimazioni e dei trattamenti fitosanitari si è attenuta scrupolosamente al disciplinare di produzione biologico della Regione Marche".

Per gestire al meglio la coltivazione, ottemperare agli obblighi normativi ed ottenere dati valutativi importanti è stato utilizzato QdC® - Quaderno di Campagna, il software per l'agricoltura sostenibile, versione 'agricoltura biologica + costi colturali'. E' realizzato da Image Line e permette di registrare tutte le attività svolte in campagna e controllare che quanto fatto sia in linea con le direttive volontarie ed obbligatorie della legge, dei disciplinari e delle etichette dei prodotti e per tenere sotto controllo il costo di ogni produzione.

Per ogni varietà e per ogni sistema di coltivazione sono stati rilevati diversi dati allo scopo di valutarne le performance: la suscettibilità a malattie fungine e a parassiti, i parametri vegetativi (vigoria della pianta, numero di germogli), la produttività (produzione totale, scarto per pianta e peso medio frutto) e la qualità (consistenza, colore, contenuto in zuccheri e acidità titolabile).

"I risultati hanno espresso una notevole differenza di adattabilità, produzione e qualità. In linea generale le migliori varietà hanno evidenziato un'elevata rusticità e adattabilità alle particolari condizioni pedoclimatiche delle Marche (terreni argillosi, pesanti e con elevato calcare attivo) abbinata alla coltivazione biologica".

Prove randomizzate per la coltivazione biologica di fragola presso l'azienda Assam di Petrioli (Fm)
(Fonte immagine: © Assam)

"Tra le unifere ottimi risultati per Romina* (nel periodo precoce), Sibilla* (nel periodo intermedio) e Cristina* (nel periodo tradivo). Mentre tra le rifiorenti non abbiamo riscontrato grandi risultati, poichè è stata usata una tecnica di coltivazione più affine alle unifere e quindi non in grado di esprimere al meglio le reali potenzialità delle rifiorenti. Possiamo però dire che buoni risultati sono stati ottenuti dalla cultivar Monterey*.
Tra le tecniche da preferire la coltura protetta, in grado di proteggere i fiori e i frutti dalle piogge e dalle precipitazioni atmosferiche riducendo di fatto l'insorgenza di muffe, marciumi e deformazioni. Di contro il contenuto in zuccheri e la consistenza dei frutti sono stati tendenzialmente più bassi rispetto alla coltura di pieno campo (dovuto soprattutto alle eccessive temperature massime registrate sotto la copertura). Inoltre la coltura protetta ha agevolato notevolmente le diverse operazioni di raccolta e di distribuzione degli insetti antagonisti".