Si sente molto parlare in questi ultimi tempi di bambù (o bamboo, come scrivono alcuni). Questa pianta, originaria dell'Asia, è diventata la speranza di molti agricoltori che con le colture tradizionali spesso non riescono a fare quadrare i conti. AgroNotizie ha visitato il bambuseto di Roberto Truzzi, che ha firmato un contratto di fornitura-acquisto con il Consorzio Bambù Italia, una società in provincia di Rimini.

Ma andiamo con ordine. Roberto Truzzi ha un'azienda agricola a Villa Poma, provincia di Mantova, e si è sempre occupato di angurie. “Poi un giorno ho sentito di questa opportunità e ho deciso di coglierla”, spiega Truzzi. “Le motivazioni sono due. Primo, perché è una coltura nuova che mi affascina. Secondo, perché la redditività è molto elevata”.

Truzzi ha piantato un ettaro con un sesto di impianto rado, che prevede 480 piantine fornite direttamente dalla OnlyMoso (i vivai collegati al Consorzio). Ogni pianta ha una garanzia di attecchimento: se non prende viene sostituita gratuitamente. Il bambuseto dovrebbe entrare in produzione in tre anni e il Consorzio bambù Italia si impegna ad acquistare sia i germogli, usati per scopi alimentari, sia le canne, i cui usi sono molteplici.

Le piante fornite sono della specie Phyllostachye edulis, una varietà di bambù gigante selezionata in Cina e con grandi potenzialità. Le piantine vengono piantate in autunno e protette con pacciamatura di fieno. La prima primavera crescono di 1-2 metri circa e producono i primi germogli che spuntano dal terreno grazie ai rizomi che si espandono. Dopo i primi 3 anni si possono iniziare a tagliare i germogli (circa il 70% di quelli nuovi), mentre per le canne si deve aspettare 5 anni. E ogni anno se ne può tagliare il 30%.

I vantaggi del bambù sono molteplici. Prima di tutto cresce molto velocemente, con il record raggiunto in Giappone di un metro in un giorno. E' una pianta rustica, che non ha bisogno di cure particolari. Il momento più delicato riguarda i primi tre-quattro anni dopo l'impianto, in cui le piante devono essere idratate (con impianti a goccia o a spruzzo) e concimate. Un bambuseto adulto provvede ad un'autopacciamatura con le foglie secche e riesce a mantenere l'umidità nel terreno. L'irrigazione è comunque necessaria e anche la concimazione, se si vogliono ottenere le migliori rese.

E a livello economico, qual è la redditività? Truzzi ha optato per un sesto di impianto da 480 piante (4,56x4,56 mt) per una spesa totale di 14.000 euro. Questo vuol dire che, con le debite cure, la massima produttività arriverà intorno all'ottavo anno. Quasi tre anni dopo di chi ha scelto un sesto di impianto più fitto, da 1.200 piante.

Secondo le stime del Consorzio, a regime, il campo dovrebbe produrre dieci tonnellate di germogli che, a due euro al chilo, fanno 20.000 euro. Inoltre potranno essere tagliate cinquemila canne, che a 12 euro l'una fanno 60.000 euro. Totale 80.000 euro.

Redditi di tutto rispetto che fanno gola a molti agricoltori. Ma quali sono i difetti di questa coltura? Se si esclude l'improduttività dei primi tre anni, condizione ampiamente accettata tra chi fa arboricoltura, rimane il fatto che tutte le lavorazioni devono essere fatte a mano. Non esistono infatti macchinari per la piantumazione o la raccolta. I germogli devono essere tagliati a mano, così come le canne. Nella pianificazione del campo bisogna prevedere sentieri e passaggi per uomini e mezzi, in modo da agevolare la raccolta.

Il bambù gigante è poi una pianta "dura a morire". Un plus visto che non ha parassiti naturali e non ha bisogno di agrofarmaci, ma la sua resistenza la rende difficile da estirpare. I rizomi continuano a gettare polloni e tendono ad espandersi nei terreni vicini. Per contenere la crescita è bene scavare un fosso intorno al campo, bastano 60-80 centimetri. Ma se dopo qualche anno si decidesse di cambiare coltura bisognerà ingaggiare una dura lotta col bambù. I metodi per disfarsene sono tre. Primo, tagliare tutte le canne e i germogli ad ogni primavera finché i rizomi non muoiano. Due, tagliare le canne e distruggere i rizomi meccanicamente. Tre, utilizzare massicce quantità di disseccante.

C'è poi una incognita. Il bambù, come detto, ha molteplici usi. Dall'alimentazione all'arredamento, passando per il tessile e la cosmesi. Le richieste di germogli e canne sono alti, e il Consorzio si impegna ad acquistare il prodotto, ma al miglior prezzo di mercato. E nulla impedisce in futuro che i prezzi scendano.  

Il punto cruciale è proprio questo, spiegano dalla Facoltà di Agraria dell'Università Cattolica di Piacenza. Il paragone che fanno è con la coltivazione della quinoa. Intorno al 2010 molti agricoltori, alla ricerca di margini più ampi rispetto a quelli irrisori realizzabili con frumento e mais, sono passati alla quinoa il cui prezzo al quintale era intorno ai 400 euro. Il problema è che nel giro di pochi anni il costo delle sementi è raddoppiato, mentre le quotazioni all'ingrosso si sono dimezzate. Questo perché la domanda è rimasta stabile, mentre è aumentata l'offerta. Il rischio è che si verifichi lo stesso con il bambù, anche se non ci sono studi che possano confermarlo o smentirlo.
 

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