Pezzatura piccola e media e pigmentazione non troppo accentuata quest'anno per Rosaria. L'arancia rossa di Sicilia compie 10 anni e con l'occasione, oltre a festeggiare, si è fatto il punto sull'agrumicoltura durante un evento che si è tenuto a Milano e che ha visto lo chef Filippo La Mantia ai fornelli, preparare leccornie a base di arancia Rosaria.

Aurelio Pannitteri, che con il fratello Salvatore è titolare dell'Op Rosaria, è molto soddisfatto della strada fatta in 10 anni: “Il consumatore riconosce che dietro il marchio c'è qualità. La nostra filiera è controllata, lavoriamo applicando la lotta integrata e ora, con diverse varietà, siamo in grado di soddisfare le richieste di mercato dall'inizio alla fine della stagione”.
 

In collegamento da Bruxelles, anche Paolo De Castro della commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Ue ha voluto essere presente all'evento: “Il successo degli spagnoli dimostra che le potenzialità ci sono – ha detto – ciò su cui l'Italia deve insistere è la capacità logistica e organizzativa”.
Poi ha continuato puntualizzando: “La Germania esporta più del doppio dell'Italia nel settore agroalimentare e non si può dire che il 'made in Germany' sia famoso”.

E in effetti i dati non sono incoraggianti: le esportazioni italiane di agrumi sono in calo (-4,8% in quantità nei primi 10 mesi del 2015, dati FruitImprese).
Fuori stagione importiamo dall'altro emisfero – ha detto Giovanni La Via, presidente della commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo – inoltre la concorrenza della Spagna è spietata, basata sulla leva dei prezzi”.
 

Ma Aurelio Pannitteri non si dà per vinto e sta cercando di penetrare altri mercati puntando proprio sulla qualità e su quella particolare caratteristica delle arance Rosaria non replicabile altrove: la pigmentazione rossa dovuta al fatto che la zona di produzione è situata in zona Etna. “Stiamo lavorando sui Paesi scandinavi – ha raccontato in intervista – Lì sono sensibili al discorso qualità. Difficile invece entrare nei mercati dell'Est Europa. Paesi come la Romania e Polonia sono sensibili solo al discorso dei prezzi competitivi”.