Quella del rinnovamento è una strada percorsa ai cento all'ora dai breeder di tutto il mondo. Lo scopo è cambiare il panorama varietale ed il futuro della frutticoltura. Ma guardare solo alla qualità basterà? Forse no.
Perché è vero che il palato del consumatore vuole la sua parte e le esigenze commerciali devono essere appagate, ma senza produttori soddisfatti e cittadini sereni per la propria salute non ci sarebbe futuro per l'agricoltura e per l'umanità in generale. 

AgroNotizie ha chiesto a Michelangelo Leis, direttore dei Vivai Mazzoni, di rispondere ad alcune domande, con particolare riferimento all'innovazione varietale, alla promozione ed alla sostenibilità.

In che direzione sta andando l’innovazione varietale frutticola?
"Negli ultimi vent'anni c'è stato grande fermento. Le nuove varietà hanno soddisfatto le nuove esigenze dei consumatori e del mercato. Ma l'attenzione si è concentrata tuttavia sugli aspetti di carattere commerciale. Ben poco si è fatto per andare incontro alla produzione ed alla sostenibilità.
Nel recente incontro di Parigi sul riscaldamento globale sono emersi dati sconcertanti: l'agricoltura incide per ben il 23% sulla produzione di gas serra, appena al di sotto dell'industria, mentre il più grande accusato, cioè il trasporto, incide per poco più dell'8%".
Michelangelo Leis, direttore dei Vivai Mazzoni di Ferrara (Fonte immagine - ©Vivai Mazzoni)

Può farci qualche esempio?
"Rimaniamo sul melo. Le sue principali varietà, Golden e Red Delicious, risalgono alla metà del 1800, epoca in cui apparivano le prime locomotive a vapore; se pensiamo con queste varietà di poter ridurre l'impatto sull'ambiente e sulla salute sbagliamo. E' come chiedere ad una locomotiva a carbone di emettere la stessa CO2 di un auto ibrida. Dobbiamo innovare il nostro panorama varietale. Le opportunità non mancano. Ci sono infatti oggi cultivar con caratteristiche qualitative pari o superiori alle varietà tradizionali ma tolleranti o resistenti alle principali malattie. In questo modo possiamo ridurre i trattamenti pre e post-raccolta.

Basti ricordare che nel 2014, annata molto piovosa, le varietà tradizionali hanno richiesto 40/45 trattamenti contro i 5 (cinque!) di quelle resistenti. Nonostante ciò vi è uno scarso interesse. Ho la netta sensazione che tutta la filiera, compreso il retail, stia sottovalutando il fatto che siamo seduti su una bomba ad orologeria".

Quindi l’innovazione varietale può essere l’arma vincente?
"Può fare molto, ma da solo non basta. Serve un cambio culturale senza precedenti. Non esiste alcun settore dove l'innovazione non svolga un ruolo determinante. Quindi anche nella frutticoltura. Ma qui i tempi d'ammortamento sono lunghi e questo può frenare. Non dobbiamo semplicemente seguire mode effimere che alla fine scontentano i consumatori e, di conseguenza, disattendono le aspettative economiche dei produttori. Un esempio per tutti: la corsa verso pesche e nettarine sempre più colorate, quando tutti sapevano che avrebbe provocato un crollo della qualità, per la difficoltà di riconoscere il livello di maturazione. Ribadisco il concetto: bisogna porre più attenzione alle innovazioni che, oltre agli aspetti qualitativi, portino ad aumentare la sostenibilità ambientale".
 
Flaminia*, nuova varietà di fragola proposta dai Vivai Mazzoni e costituita dal Civ di Ferrara
(Fonte immagine: © Vivai Mazzoni)

Che novità state portando per sostenere questo rinnovamento?
"Tante sono le novità, visto che dal 1983 assieme al Civ di Ferrara stiamo lavorando intensamente sul miglioramento genetico. E qui l'attenzione alla sostenibilità c'è. Oggi oltre il 70% delle piante prodotte dalla Soc. Agr. Vivai Mazzoni provengono da queste ricerche.
La specie più dinamica è la fragola dove, se tutto va bene, in soli sei anni si può arrivare dall'idea al progetto commerciale. Nel 2015 abbiamo introdotto due novità adatte alle aree mediterranee, Flavia* e Flaminia*: sono precoci, di ottima consistenza, prolungata shelf-life, di ottime caratteristiche organolettiche, con tenori zuccherini che spesso superano i 12 Brix. Inoltre sono rustiche e non necessitano di fumigazione del terreno prima della messa a dimora.
Sempre nel settore fragola le rifiorenti Murano* e Majestic*, vere e proprie rivoluzioni: si propongono come alternativa, a minor costo e più alta qualità, alle produzioni estive programmate ottenute soprattutto con l'ormai obsoleta Elsanta.

Passiamo alle mele. Nel 2010 abbiamo proposto le 'Sweet Resistants', un gruppo di mele (di diversa tipologia) tolleranti o resistenti a malattie importanti quali ticchiolatura e funghi post-raccolta. Ancora più recenti sono i nuovi cloni di Fuji: KO-civ® e SAN-civ®. La Fuji KO-civ® viene proposta in sostituzione di Fujiko presentando una maggior stabilità ed una migliore colorazione slavata-striata; mentre il clone di Fuji SAN-civ® presenta una colorazione molto intensa e brillante su quasi il 100% della superficie ed è particolarmente adatta ad essere coltivata in pianura dove il colore è uno dei problemi principali.
Molto interessante è anche il nuovo portainnesto di melo Civ P21, dotato di apparato capillare molto espanso, capace di fornire produzioni simili ad M9 in zone con scarsa disponibilità idrica".
Fujion*, cultivar di melo resistente alla ticchiolatura prodotta dal Civ di Ferrarra (Fonte immagine - ©AgroNotizie)

Promozione, qualità e valorizzazione. Come questi elementi possono aiutare a fare reddito e competitività?
"La promozione è sempre più necessaria, ma dev'essere intesa anche come 'comunicazione'. Solo così si possono far conoscere al consumatore le caratteristiche del prodotto. Qualità e valorizzazione meritano un discorso a parte essendo strettamente connesse. Nell'ultima edizione di Mark-Up, tenutasi a Milano lo scorso 3 dicembre, è emerso da un sondaggio che ben il 70% degli intervistati era scontento della qualità offerta dai supermercati e che sarebbe disponibile a pagare di più pur di avere prodotti migliori.

Tutto ciò si scontra con le politiche commerciali della Gdo italiana, e sottolineo italiana: siamo in un regime di monopolio dove i prezzi dati agli agricoltori non coprono i costi di produzione. Se non si cambia questo atteggiamento, sarà non solo difficile offrire più qualità, ma sarà addirittura impossibile continuare a produrre. Oltre a ciò dobbiamo aggiungere la scarsissima cura con cui vengono trattati, o meglio maltrattati, i prodotti sul punto vendita dei supermercati; se non si rompe questo circuito perverso non sarà possibile avere nè più qualità, nè più valorizzazione".