Creare valore avviando una nuova filiera: è questa l'idea alla base del nuovo progetto di Terremerse chiamata "Melograno per Terremerse" per offrire nuove opportunità di remunerazione e nuovi spazi di mercato ai propri soci.
Attualmente il melograno in Italia è un prodotto prevalentemente importato ma l'interesse in termini di consumo è alto. Un'occasione da cogliere al volo, creando una filiera certificata italiana del melograno.

AgroNotizie ha chiesto a Alessandro Cenzuales, responsabile Ortofrutta di Terremerse, di spiegarci meglio il progetto e di accompagnarci nel mondo del melograno. 

In cosa consiste il progetto 'Melograno per Terremerse'?
"Questa iniziativa ci permette di creare valore alla produzione agricola, offrendo marginalità economica e apertura a nuovi mercati. Il melograno infatti si presta molto bene ad una molteplicità di consumi ed utilizzi, sia in Italia che all'estero. Senza dimenticare che attualmente questa specie in Italia è prevalentemente un prodotto importato, e le possibilità di crescita sono elevate. Con questo progetto possiamo sviluppare, nelle aree vocate, una filiera certificata italiana. Grazie anche all’accordo tra Terremerse e Apofruit, il prodotto dei nostri soci potrà essere collocato sia sui mercati qualificati della Gdo sia sui canali tradizionali. Pensiamo che il segmento del biologico possa essere percorso, sia come fresco che come trasformato".
 
Alessandro Cenzuales, responsabile ortofrutta di Terremerse
(Fonte immagine: Terremerse)

Può il melograno essere una valida alternativa alle colture più tradizionali?
"Assolutamente sì. Il melograno fa parte di un progetto più ampio dove si sperimentano e si ricercano colture alternative a quelle più tradizionali, che oggi in alcune aree sono state decimate dalle malattie o non producono più reddito per gli agricoltori. Un'altra ad esempio potrebbe essere il noce. Crediamo che il melograno sia interessante soprattutto per le aree del centro e sud Italia, particolarmente vocate per questioni pedoclimatiche. Il nostro progetto è iniziato nel 2013 con l'obiettivo di introdurre questa coltura in Basilicata, Lazio e Sicilia. Attualmente abbiamo 95 ettari impiantati in queste regioni, 85 in regime convenzionale e 10 in biologico".
 
Cosa serve per coltivarlo?
"Innanzi tutto noi proponiamo la coltivazione solo in aree vocate, questo è importante sottolineralo. L'aspetto pedoclimatico è un fattore determinante per la buona resa produttiva. Poi occorrono cultivar selezionate: noi abbiamo scelto Akko e Wonderful, in quanto forniscono le migliori performance qualitative e di reddito. Inoltre bisogna usare adeguate tecniche agronomiche.
Attraverso l'uso del capitolato di Terremerse il costo medio di un impianto di melograno è di circa 15 mila/20 mila euro all'ettaro (stima ottenuta considerando i costi medi di manodopera e di lavorazione). Per incentivare il progetto tra i soci, ed aiutarli nella creazione dell'impianto, abbiamo creato partnership con istituti di credito che possono finanziarlo".
 
Alcune cassette piene di melograno al termine della fase di raccolta
(Fonte immagine: Terremerse)

Quali sono le principali difficoltà che presenta?
"L'aspetto più critico è la cura degli impianti. Il melograno è infatti una coltura che richiede tempo e tante piccole attenzioni: potatura accurata, un attento diradamento, elevata gestione delle erbe infestanti. Un’altra grossa difficoltà è la difesa fitoiatrica: essendo una specie non ancora inserita ad oggi nei disciplinari di produzione, non abbiamo prodotti registrati. Per coprire questa mancanza ci siamo già mossi verso le istituzioni nazionali per far sì che il melograno entri a far parte delle colture frutticole, già presenti nelle normative italiane".
 
Che tipo di opportunità può aprirsi un frutticoltore che sceglie il melograno?
"Al momento la nostra scelta è quella di privilegiare il consumo fresco, sia convenzionale sia biologico, garantendo un'altissima qualità organolettica. Un ulteriore canale commerciale è quello legato al prodotto 100% italiano.
La scelta delle varietà è stata determinante per ampliare il più possibile il calendario di vendita dei frutti: circa 8 mesi. Akka, infatti, essendo più precoce può essere commercializzata da fine settembre a novembre, mentre Wonderful può essere commercializzata da fine ottobre a marzo (conservando il prodotto in appositi sacchi osmotici).

Molte organizzazioni stanno investendo su questa specie frutticola. Per questo motivo nei prossimi anni avremo un aumento dell'offerta. Aderendo però a Terremerse un frutticoltore ha la garanzia che il suo prodotto sarà sempre ritirato dalla Cooperativa. Inoltre grazie all’accordo con Apofruit ci sarà la certezza di confrontarsi coi migliori canali/mercati, massimizzando il valore dei frutti e di conseguenza il proprio reddito".