Una cooperativa che oggi supera le 4 mila aziende agricole socie, con oltre 440 mila tonnellate di prodotto conferito ed un giro d'affari di 250 milioni di euro. Questa è Agrintesa, leader italiano dell’ortofrutta e del vino e che ha ormai acquisito un posto di primo piano nello scenario del mercato agroalimentare mondiale. 

AgroNotizie ha intervistato Cristian Moretti, direttore di Agrintesa, per rispondere ad alcune domande relativamente al presente ed al futuro della cooperativa di Faenza (Ra).

Come è stata la stagione 2015 per le principali produzioni frutticole?  
"Il 2015 è stato un anno di non piena produzione per le principali specie estive, mentre per le cultivar autunno-invernali i quantitativi sono stati nella norma. Da segnalare il recupero qualitativo un po' su tutti i prodotti generato dalla lunga estate calda e siccitosa, che ha permesso alla frutta romagnola di ritornare su buoni livelli dopo un 2014 deludente per via delle abbondanti piogge.
Per quel che riguarda il mercato siamo soddisfatti dell’andamento di albicocche e susine. Purtroppo il comparto pesche e nettarine ha sofferto: un'ennesima annata di difficoltà sino a tutto il mese di luglio; solo nella parte finale della campagna, quando l'offerta si è ridotta, si è riusciti a recuperare parte del valore. Buono l’andamento delle pere che pur con quantitativi molto vicini a quelli del 2014 stanno riscontrando quotazioni soddisfacenti. Più difficile la situazione delle mele, con quantità e prezzi bassi, ad esclusione di Pink Lady® e Fuji che grazie alle proprie caratteristiche ed al riconoscimento del mercato si collocano su fasce di prezzo buono.
Sempre fra i prodotti autunnali da segnalare il record produttivo del kaki, sia nella varietà Tipo che nella Rojo brillante. Proprio per via delle importanti quantità pensiamo di commercializzare kaki sino alle prime settimane del 2016. Ormai al termine anche i conferimenti di kiwi, soddisfacenti per produzione e qualità: nei prossimi 7 mesi gestiremo circa 50 mila tonnellate di prodotto sui vari mercati internazionali in cui da anni siamo presenti".

 
La mission di Agrintesa: dare un futuro stabile ai soci, produttori di ortofrutta e di vino 
(Fonte immagine: © AgroNotizie)
 
Cresce sempre più l’interesse per l’innovazione varietale. Può essere questa l’arma vincente del settore ortofrutticolo?
"L’innovazione varietale è sicuramente una della armi su cui puntare per sostenere il comparto ortofrutticolo. Anche se da sola non è sufficiente a riportare e garantire reddito ai produttori.
Bisogna quindi creare delle sinergie con altri settori e con altri aspetti. In primis bisogna scegliere e sviluppare le varietà che i consumatori si aspettano e prediligono, tenendo ben presente quali sono le nuove tendenze del mercato. 

Come secondo aspetto direi che l‘innovazione deve tenere in considerazione anche l'adattabilità e le conseguenze produttività nei vari territori: non sempre buone varietà esprimono il proprio potenziale su tutti i territori. Il terzo aspetto che vorrei rimarcare è quello di perseguire l’innovazione con razionalità e "ordine": troppo spesso si sono infatti sviluppate varietà senza conoscerne il potenziale effettivo, seguendo logiche vivaistiche o commerciali non approfondite e certe".
Agrintesa presenta una professionalità tesa al raggiungimento si sempre maggiori standard qualitativi 
(Fonte immagine - © AgroNotizie)

Il progetto Opera può rappresentare l’inizio di un nuovo percorso aggregativo? 
"La storia di Agrintesa è fatta di aggregazione. Lo stare insieme per crescere, svilupparsi e competere nel mercato globale fanno parte del nostro dna. 
Opera è un esempio importante di aggregazione di prodotto che ci ha visto protagonisti, sin dalla sua genesi, proprio perché siamo fortemente convinti che sia il modello più efficiente per generare valore alle pere. Opera è riuscita ad aggregare e gestire in un'unica mano volumi importanti di pere, circa 200 mila tonnellate, a creare sinergie fra grandi e medie cooperative, gruppi privati, produttori singoli ed aggregati. E' chiaro che lo sforzo è stato grande. Come è altrettanto chiaro che, essendo un modello aperto, l’obbiettivo è sempre stato quello di aggregare i maggiori volumi possibili, confidando sulla volontà del mondo produttivo di unire le forze per dare stabilità e futuro al comparto pere. 
Il modello Opera potrà essere replicato anche su altri prodotti: il più fattibile e concreto è il kiwi. Voglio sottolineare però che il modello da solo non è sufficiente a creare aggregazione e generare valore, servono tanti alti ingredienti fra cui volontà delle aziende e della produzione di aggregarsi e condividere, percentuali di rappresentatività importanti, regole ed impegni concreti che consentano di dare stabilità e sviluppo al progetto stesso".